In vista della discussione in Parlamento del disegno di legge sulla ratifica ed esecuzione del protocollo Italia-Albania, prevista il 22 gennaio, Amnesty International Italia ha reso nota una dichiarazione pubblica, che mette in luce le principali criticità dell’accordo e lo contestualizza all’interno di una più ampia tendenza internazionale verso l’esternalizzazione del controllo delle frontiere e dell’esame delle domande di asilo.

Amnesty International Italia si è detta profondamente preoccupata per i potenziali impatti negativi del protocollo sull’effettiva tutela dei diritti umani e invita le istituzioni italiane ad astenersi dalla sua ratifica e attuazione.

“L’attuazione del protocollo avrà innumerevoli conseguenze negative sui diritti umani. In particolare, sul sistema di ricerca e soccorso in mare, sul diritto di asilo e sulle garanzie procedurali a difesa delle persone in condizioni di vulnerabilità, nonché sulla libertà personale delle persone richiedenti asilo e migranti”, ha dichiarato Anneliese Baldaccini, responsabile Relazioni istituzionali di Amnesty International Italia.

Il Ddl di ratifica del protocollo Italia-Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria è al centro di un dibattito che riguarda diversi punti critici.

L’obbligo internazionale di garantire uno sbarco rapido in un luogo sicuro dopo il salvataggio viene palesemente infranto dalla scelta di imporre un lungo tragitto da percorrere dal Mediterraneo centrale verso l’Albania (circa 1.000 km). Questo innecessario prolungamento del viaggio, oltre a costituire una violazione degli standard internazionali di ricerca e soccorso, riversa sofferenze aggiuntive su persone appena salvate dal mare, spesso traumatizzate per aver appena assistito all’annegamento di altre persone o bisognose di assistenza urgente. Inoltre, l’accordo potrebbe avere ulteriori impatti negativi sul sistema di ricerca e soccorso, aggravando la già critica situazione nel Mediterraneo centrale e mettendo a rischio numerose vite umane. Solo nel 2023, almeno 2.498 persone hanno perso la vita in mare nel Mediterraneo centrale, segnando un aumento notevole rispetto all’anno precedente.

“Nel diritto europeo e internazionale, il trattenimento è un’eccezione che necessita di valutazioni individuali e non può costituire la regola. Il protocollo d’intesa Italia-Albania disattende questo principio, prevedendo il trattenimento automatico di tutte le persone portate nei centri in Albania, comprese le persone richiedenti asilo. Così facendo, si mostra come l’applicazione di procedure accelerate ‘di frontiera’ per la valutazione delle domande di asilo favorisca di fatto l’utilizzo massiccio del trattenimento amministrativo”, ha proseguito Anneliese Baldaccini.

“L’applicazione combinata dell’accordo Italia-Albania e delle recenti modifiche introdotte nella legislazione nazionale, consentirebbe la detenzione di una persona sbarcata in Albania per un periodo continuativo di oltre 18 mesi. La detenzione automatica e quella prolungata sono entrambe intrinsecamente arbitrarie e quindi illegali. Non basta un protocollo bilaterale per cancellare un principio basilare del diritto, secondo il quale la libertà personale deve essere la posizione di default e la detenzione l’eccezione. Richiedere asilo non è reato”, ha aggiunto Baldaccini.

Il protocollo prevede il mantenimento della giurisdizione italiana nei centri in Albania, differenziandosi da tentativi di esternalizzazione promossi da altri Paesi europei – quale per esempio l’accordo Regno Unito-Ruanda, attualmente in discussione nel Parlamento britannico. Se l’applicazione della giurisdizione italiana promette l’accesso a garanzie procedurali e diritto d’asilo secondo le leggi italiane ed europee, la distanza fisica potrebbe compromettere l’accesso a tali garanzie. Ci sono serie criticità, ad esempio, in relazione alla possibilità di ricevere un’adeguata assistenza legale da parte di una persona di propria scelta e di partecipare effettivamente ai procedimenti pertinenti, considerando il previsto utilizzo dell’assistenza legale e dei colloqui a distanza.

Il protocollo non chiarisce come saranno tutelati i minori e gli altri soggetti ‘vulnerabili’ che non possono essere trattenuti nei centri in Albania. Il governo ha recentemente affermato che i soggetti ritenuti vulnerabili resteranno a bordo delle navi, mentre le altre persone verranno sbarcate in Albania, per essere poi condotte in Italia, ma non è chiaro come e chi svolgerà la verifica delle situazioni di vulnerabilità, considerando anche che per coloro che hanno subito violenze è necessario il coinvolgimento di personale specializzato.

“Nonostante le promesse del governo, il protocollo rischia di avere un forte impatto negativo anche su minori, donne in stato di gravidanza, persone sopravvissute alla tratta e alla tortura e altri individui vulnerabili. Senz’altro queste persone verranno sottoposte a lunghi e inutili trasferimenti da una parte all’altra dell’Adriatico, ma c’è evidentemente anche il rischio che possano finire in detenzione”, ha concluso Baldaccini.

Secondo Amnesty International Italia, il protocollo non solo presenta notevoli criticità dal punto di vista dei diritti umani, ma ha anche costi elevati, stimati intorno a 500 milioni di euro per i primi cinque anni di attuazione. A fronte di tali costi, appare altamente improbabile che l’accordo raggiunga l’obiettivo dichiarato in termini di gestione della migrazione.

L’organizzazione per i diritti umani chiede al Parlamento italiano di non ratificare l’accordo e invita le istituzioni a investire risorse nell’accoglienza e in percorsi di accesso sicuri e regolari, anziché in progetti dalla dubbia efficacia, che portano con sé concreti rischi di violazione.

Ulteriori informazioni 

Il 6 novembre 2023 il governo italiano ha firmato un protocollo d’intesa con l’Albania per la costruzione di due centri in territorio albanese destinati a trattenere le persone migranti soccorse o intercettate in mare da navi di stato italiane. L’accordo mira al trattamento extraterritoriale delle richieste di asilo, con l’obiettivo dichiarato di dissuadere le traversate in mare.

Nonostante l’Italia affermi di mantenere la giurisdizione nei centri albanesi, applicando le proprie leggi e procedure, l’accordo rientra nella più ampia tendenza verso l’esternalizzazione, sfruttando il sostegno di un Paese più povero e promuovendo misure deterrenti in cambio dell’impegno italiano a sostenere l’ingresso dell’Albania nell’Unione Europea.

In Albania la ratifica del protocollo è stata temporaneamente sospesa, in quanto soggetta a giudizio da parte della Corte Costituzionale.