Il Piano Mattei per l’Africa punta davvero a risollevare l’economia dei Paesi in via di sviluppo o è una “scatola vuota” da riempire di sfruttamento delle risorse a vantaggio dell’Italia?

“Sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche”: è questo uno dei punti del controverso Piano Mattei per l’Africa, convertito il 10 gennaio in legge dopo l’approvazione da parte della Camera. Leggendo questa espressione viene spontaneo domandarsi: possono stare “sfruttamento” e “sostenibilità” nella stessa frase? Evidentemente no.

Come chiarito dal Governo, l’obiettivo del piano è quello di potenziare le iniziative di collaborazione tra il nostro Paese e le nazioni del continente africano, promuovendo “uno sviluppo economico e sociale sostenibile” e prevenendo “le cause profonde delle migrazioni irregolari”. Tra le altre cose nel testo si fa riferimento anche a “promozione delle esportazioni e degli investimenti; istruzione, formazione superiore e formazione professionale; ricerca e innovazione; salute, agricoltura e sicurezza alimentare; e tutela dell’ambiente e adattamento ai cambiamenti climatici”.

Il Piano Mattei – approvato con 169 voti a favore, 119 contrari e 3 astenuti – è una strategia per depredare le risorse naturali dell’Africa a nostro vantaggio ed aprirà una nuova fase all’insegna del neocolonialismo.

“Il piano è una nuova forma di colonialismo predatorio di sfruttamento delle risorse naturali ai danni dell’Africa per prendere gas e petrolio e portarlo in Italia!” – non usa mezzi termini Angelo Bonelli, deputato alla Camera per Alleanza Verdi e Sinistra, facendo notare che ad accogliere con grande slancio la notizia dell’approvazione del testo è stata proprio FederPetroli Italia, la federazione internazionale del settore petrolifero. “Un altro passo avanti è stato fatto, ora attendiamo gli sviluppi e la concretezza operativa di questo tanto acclamato Piano Mattei per l’Africa. Le aziende attendono prima di procedere con gli investimenti. Siamo già in ritardo rispetto ai competitor internazionali” – ha commentato il Michele Marsiglia, Presidente di FederPetroli Italia.

Secondo l’opposizione, il piano darebbe il via libera ad un’era di sfruttamento nei Paesi, le cui ferite del colonialismo europeo e della schiavitù bruciano ancora. Al momento non sono stati definiti gli obiettivi precisi e i Paesi con cui l’Italia intende “collaborare”. Installeremo pannelli solari in Mali per poi usare parte di quell’energia prodotta nelle nostre città? Estrarremo gas e petrolio in Libia? Per ora le azioni da intraprendere restano una grande incognita. Da più parti il piano è stato definito una“scatola vuota”, ma l’intento del Governo sembra intravedersi abbastanza nitidamente.

“Le dichiarazioni della presidente Meloni e dell’amministratore delegato di Eni non lasciano dubbi: estrarre tutto il gas fossile possibile e immaginabile, portarlo in Italia dove nel frattempo saremo diventati l’hub del gas, secondo i piani scellerati di questo governo” – ha evidenziato ieri Eleonora Evi, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra della Commissione attività produttive, intervenuta in aula.

“Operazione neocolonialista e predatoria” così l’ha chiamata Evi, opponendosi al Piano Mattei. E in effetti è molto difficile non riuscire a sentire un po’ di puzza di neocolonialismo, mascherato da “greenwashing” e “sviluppo sostenibile”.