In tutto l’emisfero artico il permafrost si sta sciogliendo rapidamente. Nessuno sa quale strano agente patogeno potrebbe saltare fuori da tonnellate di fango del permafrost. Cosa ancor più preoccupante è l’ansia dell’opinione pubblica nel caso in cui gli scienziati dovessero scoprire virus più antichi della specie umana discendente dall’Homo sapiens, nato 300.000 anni fa. Ma i resti dei fossili dell’era dell’uomo di Neanderthal che sono stati scoperti risalgono a 430.000 anni fa. E allora, cosa potrebbe accadere se i virus antecedenti all’avvento dell’Homo sapiens, come i virus dei Neanderthal, si diffondessero improvvisamente in tutto il pianeta?

Vi sono alcune testimonianze che dimostrano come, a causa della correlazione tra Neanderthal e Homo sapiens, si sia verificato un certo “passaggio” di codice genetico per far fronte ad alcuni agenti patogeni”. I geni dell’uomo di Neanderthal sono visibili nel 2-3% del patrimonio genetico dell’Homo sapiens. Ma non bisogna credere che questo significhi essere immuni dagli antichi virus.

Nessuno sa cosa si cela all’interno di generazioni e generazioni di permafrost. Un recente titolo di The Guardian del 21 gennaio 2024 mette in evidenza la notizia in cui gli scienziati avvertono: “Virus zombie artici in Siberia potrebbero scatenare una nuova terrificante pandemia”. Esiste una chiara possibilità che i virus zombi possano riaffiorare dalle profondità in qualsiasi momento a causa dell’impatto del riscaldamento globale sull’Artico, il quale si sta riscaldando 2-4 volte più rapidamente che in tutto il resto del pianeta.

La parte statunitense del permafrost artico copre l’85% dell’Alaska; questa parte rimane ghiacciata tutto l’anno ed esiste da almeno 500.000 anni, raggiungendo profondità di 300 metri. In tutto l’Artico, il permafrost più profondo è di 1500 metri e, secondo il Nature Journal, il permafrost artico immagazzina quasi 1.700 miliardi di tonnellate di carbonio trasformato in ghiaccio.  A titolo di confronto, secondo Statista, le attuali emissioni annuali di anidride carbonica CO2 sono pari a 37,15 miliardi di tonnellate. Quindi, il permafrost trattiene l’equivalente di 46 anni di emissioni attuali di CO2.  Gli scienziati probabilmente rimangono svegli di notte, fissando il soffitto, chiedendosi: quante emissioni di carbonio aggiungerà  il permafrost alle emissioni dell’agricoltura, dell’industria e dei trasporti, dando luogo a un sistema climatico stravolto che sta terrorizzando la società?

Per la prima volta in centinaia di migliaia di anni, in concomitanza con l’inizio del XXI secolo e a causa della forza schiacciante delle emissioni antropogeniche di gas serra, il permafrost si sta improvvisamente fondendo molto velocemente. Di conseguenza, la società moderna si trova in rotta di collisione con migliaia di anni di scorie, giga-tonnellate di gas serra come CO2 e CH4, e con una miriade di antichi virus e batteri. È un mondo antico, oscuro e misterioso, intrappolato in una volta ghiacciata, che si sta dispiegando proprio davanti ai nostri occhi.

Il permafrost più antico studiato dagli scienziati arriva a 50 metri di profondità e ha 650.000 anni, scoperto e analizzato da un team di ricercatori tedeschi, russi e inglesi, guidati da Julian Murton dell’Università del Sussex, nei pressi del villaggio di Batagay, nella Siberia orientale. (1)

La scarsità di ricerche sul permafrost mette in gioco un certo livello di “vuoto nella ricerca”, noto come (a) la mancanza di conoscenza dei microbi potenzialmente dannosi presenti nel permafrost (b) quali microbi potrebbero sopravvivere, o meno, ai cicli di congelamento e fusione (c) se le piante e gli esseri umani saranno infettati da antichi microbi.

È importante sapere che nessuno è in grado di dare una risposta a quest’enorme mistero. In pratica l’umanità è un facile bersaglio di qualsiasi cosa spunti dalle scorie del permafrost.  Un agente patogeno di migliaia di anni fa potrebbe spazzare via o danneggiare la società moderna o una particolare regione?  I rischi per l’uomo dei virus antichi sono molto più elevati di quelli dei “patogeni noti”. Gli esseri umani moderni probabilmente non hanno un’immunità naturale per combattere le infezioni virali preistoriche. La società potrebbe essere colta alla sprovvista senza preparazione. Per questo motivo, gli scienziati stanno lavorando per creare una rete di monitoraggio dell’Artico per individuare precocemente gli antichi virus zombie.

Purtroppo, questa è solo un’altra sfortunata conseguenza dell’eccessivo riscaldamento globale antropogenico. Il riscaldamento dell’Artico sta mettendo a nudo un mondo sotterraneo inesplorato di virus antichi. Nessuno è preparato. Lo scioglimento del permafrost è poco studiato: è massiccio, sta accadendo ora, potrebbe essere la più grande sfida dell’umanità e nessuno sa cosa aspettarsi.

Tuttavia, la rete di monitoraggio artica proposta spera di individuare tempestivamente i casi di minaccia di malattia, includendo strutture per la quarantena e il trattamento medico delle persone infette. Ad esempio, cosa succederebbe se un antico ceppo zombie della poliomielite, molto contagioso, dovesse riemergere? Gli studi del Centro nazionale francese per la ricerca scientifica hanno già scoperto 13 virus congelati nel permafrost, tra cui il Pandoravirus, risalente a 48.000 anni fa. (2)

I sintomi del Pandoravirus: perdita di capelli, pelle desquamata, occhi sporgenti, contrazioni, scolorimento della pelle. Una persona infetta è facilmente riconoscibile come vittima. Ma ucciderà? Forse sì, forse no, probabilmente no. Secondo il famoso virologo francese Jean-Michel Claverie: “Un’infezione virale da un antico e sconosciuto agente patogeno nell’uomo, negli animali o nelle piante potrebbe avere effetti potenzialmente disastrosi”. (3)

Alla fine, lo scioglimento del permafrost artico potrebbe diventare il più grande grattacapo del mondo, non solo come minaccia di morte ma come doppia minaccia.

La minaccia va ben oltre i virus zombie. Si tratta anche di contaminanti industriali che si sono accumulati nelle regioni del permafrost e che sono stati trascurati negli attuali studi sull’impatto climatico. Secondo un recente studio importante: “Abbiamo identificato circa 4500 siti industriali in cui sostanze potenzialmente pericolose sono attivamente gestite o stoccate nelle regioni dell’Artico dominate dal permafrost. Inoltre, stimiamo che tra 13.000 e 20.000 siti contaminati siano collegati a questi siti industriali”. (4)  Inoltre, come descritto in un articolo intitolato “Gli spaventosi fiumi arancioni dell’Alaska”, 29 dicembre 2023: I fiumi selvaggi dell’Alaska stanno diventando arancioni a causa dello scioglimento del permafrost che espone a sostanze tossiche. Una ricerca sul campo dei fiumi ha rilevato (a) livelli molto bassi di ossigeno disciolto (b) fattori di pH fino a 100 volte più acidi del normale (c) conducibilità elettrica paragonabile a quella delle acque reflue industriali. Difficile credere che si tratti di natura selvaggia!

Inoltre, il team di scienziati del Parco Nazionale della Valle di Kobuk, in Alaska, ha scoperto macchie scure e annerite nel terreno, simili all’asfalto fresco, in tutta la zona normalmente incontaminata di Brook’s Range. L’acqua che sgorgava dai piccoli ruscelli di drenaggio dalle chiazze annerite aveva un pH così basso da sembrare aceto.

Qual è dunque la sensibilità di una società che permette che il suo pianeta venga avvelenato? E per quanto tempo gli ecosistemi che sostengono la vita, gradualmente avvelenati, rimarranno in vita? C’è qualcosa di terribilmente sbagliato quando i parchi naturali diventano tossici, ma chi se ne preoccupa davvero è ancora più sconcertante.

Considerate lo scenario e le ripercussioni: il 25% della superficie terrestre esposta dell’emisfero settentrionale è coperta da permafrost che si sta rapidamente sciogliendo. È carico di sostanze industriali tossiche e di migliaia di anni di virus e batteri accumulati.

Il gruppo di scienziati ha condotto il “primo campionamento completo di un intero bacino idrografico” in una missione di sei giorni in un’area dell’Alaska nota come “l’ultima frontiera”. Ecco cosa hanno osservato: “Attraversando il fiume, hanno trovato acqua torbida su rocce arancioni dove solo un paio di anni fa era limpida e piena di pesci, ora non più. In alcuni punti l’acqua era per metà arancione e per metà verde, mentre in altri, più a valle, il fiume aveva il colore e l’opacità di una zuppa di piselli”. Forrest McCarthy, ex coordinatore del Programma Antartico degli Stati Uniti, ha dichiarato: “La maggior parte dei cambiamenti climatici sono impercettibili. Questo è come se fosse un colpo di fulmine!”. Il team non è riuscito a trovare pesci o insetti in alcune aree dell’immensa catena montuosa: “La biodiversità è praticamente andata in tilt”.  Questo accade in natura, dove si suppone che i salmoni scorrano nei torrenti mentre gli orsi scacciano zanzare e moscerini.

Ma non è quello che hanno scoperto gli scienziati. La scienza sta solo iniziando a capire cosa sta succedendo a nord. Gli scienziati sono rimasti scioccati e costernati oltre ogni limite. Cosa stia accadendo in tutto il 25% dell’emisfero settentrionale non è dato saperlo.

Nel frattempo, Stati Uniti, Russia, Cina e altri hanno grandi progetti ora che il ghiaccio marino artico è l’ombra di se stesso. Vogliono il petrolio, vogliono i minerali, vogliono i metalli, vogliono le rotte commerciali più facili, vogliono tutto. Hanno grandi piani, ma a quanto pare nessuno ha grandi piani su come risolvere i 20.000 siti di contaminazione industriale nell’Artico. È una ferita aperta. (5)

Nel contesto della crescita capitalistica all’infinito, gli ecosistemi di tutto l’Artico sono terre da conquistare. Gli Stati Uniti vogliono entrare, così come la Russia e la Cina. Questi Paesi desiderano e praticano un capitalismo da gangster: pochi boss possiedono praticamente tutto. Saranno in grado di affrontare con successo le sfide degli ecosistemi carichi di sostanze tossiche e dei virus zombie, o il loro nuovo tesoro di materie prime avrà così tanta priorità che i virus e gli ecosistemi carichi di sostanze tossiche saranno facilmente messi da parte? Finché non sarà troppo tardi. Fine.

FONTI:

(1) Gli scienziati trovano il permafrost più antico mai scoperto in Siberia, Arctic Business Journal, 22 giugno 2021

(2) Gli scienziati hanno rianimato un virus ‘zombie’ che ha trascorso 48.500 anni congelato nel permafrost, CNN World, 8 marzo 2023

(3) La sua ricerca è pubblicata in uno studio del 2022: Zombie Virus Are Waking Up After 50,000 Years as Planet Warms, Bloomberg News, 9 ottobre 2023.

(4) Thawing Permafrost Poses Environmental Thousands of Sites with Legacy Industrial Contamination, National Library of Medicine, 28 marzo 2023.

(5) Moritz Langer, et al: Thawing Permafrost Poses Environmental Threats to Thousands of Sites with Legacy Industrial Contamination,  Nature Communications, 28 marzo 2023.

Traduzione dall’inglese di Maria Rosaria Leggieri. Revisione di Thomas Schmid.