Il 29 gennaio è stato presentato il nuovo Annuario teologico, quest’anno dedicato alla sostenibilità, festeggiando così il Dies Academicus allo Studio Teologico Accademico a Bressanone.

Grande interesse ha suscitato la relazione di Selene Zorzi, docente all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Verona, dal titolo: “Lo scandalo sociale della violenza contro le donne – ruolo e responsabilità della Chiesa”. Selene Zorzi è una teologa femminista, filosofa ed ex monaca benedettina, docente di Teologia Spirituale all’ISSR San Pietro Martire di Verona e di Filosofia e Storia presso il Liceo Galilei di Verona, ex docente stabile straordinaria di Teologia Spirituale e Patrologia all’Istituto Teologico Marchigiano. Si tratta di una delle teologhe italiane contemporanee più appassionate, concentrata sugli studi femministi, di genere e sull’ecoteologia. Inoltre è membro attivo del Coordinamento Teologhe Italiane (CTI), di cui ha ideato e gestito il sito web dal 2003 al 2013.

La relatrice, durante il discorso, ha parlato di una “Chiesa ancorata ancora a una concezione arcaica della sessualità” e ha rilevato che “nella Chiesa il potere è esclusivamente collegato alla maschilità. La struttura binaria della Chiesa permette un’ingiustizia di fondo che prevede un gruppo di battezzati ontologicamente differenti da un altro gruppo, tra cui le donne”.

I dati statistici che escono ogni anno ci parlano del fatto che tra tutti gli omicidi volontari commessi, una parte minore ha come vittime le donne. Tuttavia l’80% degli omicidi che riguardano donne sono commessi in ambito affettivo e familiare se non addirittura direttamente da compagni o da ex compagni, da persone cioè che dicevano di amare queste donne. E ciò di cui si parla quando si parla di femminicidio: il femminicidio infatti non è semplicemente l’uccisione di una donna ma indica la mentalità che porta a quell’uccisione. È una mentalità che considera le donne subordinate e funzionali al maschio. In realtà il femminicidio è solo l’apice di una piramide che si compone di comportamenti meno visibili. Alla base di questa piramide c’è la cultura patriarcale.” – ha affermato Zorzi parlando dei femminicidi.

Zorzi ha poi delineato alcune vie d’uscita che la dottrina cristiana permette di individuare: il modello interpretativo “che vede uomini e donne in quanto uomini e donne entrambi fatti ad immagine di Dio”, l’invito alle donne “a superare l’interiorizzazione di una femminilità negativa, a osare in tutti i campi, a liberarsi dai ruoli preconfezionati”. Infine la teologa ha ricordato il compito che spetta agli uomini: “Riflettere sulla relazione tra maschilità, potere e sessualità, prendendosi la responsabilità delle violenze in quanto classe di uomini”.