Oggi è il Giorno della Memoria, istituito dall’ONU per ricordare il genocidio nazista contro gli ebrei e contro tutte le altre etnie cadute vittime della furia della violenza militare tedesca. Quest’anno la ricorrenza cade mentre è in corso da 113 giorni un’altra carneficina contro il popolo palestinese per mano dell’esercito israeliano, sostenuto militarmente, economicamente e politicamente dagli USA e dalla stessa Germania.

È una giornata importante che tutti dovrebbero ricordare come monito.

La data scelta è quella del giorno della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz per mano dell’armata rossa sovietica, il 27 gennaio 1945. Richiamando la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 1° novembre 2005, ha ribadito – leggiamo dalla Risoluzione 60/7 – che “l’Olocausto, che provocò l’uccisione di un terzo del popolo ebraico e di innumerevoli membri di altre minoranze, sarà per sempre un monito per tutti i popoli sui pericoli causati dall’odio, dal fanatismo, dal razzismo e dal pregiudizio”.

Inoltre – aggiunge la stessa risoluzione – “Olocausto è stato un punto di svolta nella storia, che ha spinto il mondo a dire “mai più”. Il significato della Risoluzione è quella di far in modo di ricordare i crimini del passato per impedire che si ripetano nel futuro”.

Purtroppo la storia dell’umanità ci ha dimostrato che questo “Mai più” non lo è. La sentenza della Corte di Giustizia Int.ernazionale dell’Aja di ieri conferma che questo pericolo è una storia dell’oggi. La ricorrenza del 27 gennaio non ha inibito i giudici internazionale ad emettere una sentenza forte che mette il governo di Tel Aviv di fronte alla verità del suo comportamento genocida; una sentenza emessa sulla base di una norma internazionale nata sulla scia del rifiuto dell’orrore nazista.

Per rispettare la memoria delle vittime della II guerra mondiale, bisogna rispettare la vita dei civili che in tutta la Palestina sono sottoposti all’occupazione militare e sono vittime di genocidio a Gaza e dell’Apartheid in Cisgiordania e Gerusalemme; occupazione e discriminazione compiute per mano del governo e dell’esercito israeliani.

I palestinesi sono semiti. L’azione più antisemita è quella di negare a loro protezione o peggio ancora negare loro di ricordare al mondo il genocidio attuale, come pretendono certi sostenitori di Israele.