In questi ultimi giorni, a seguito dell’attenzione mediatica sui femminicidi, si sente molto parlare di patriarcato, soprattutto da chi dal patriarcato ha molto da guadagnare e quindi si sente in dovere di proteggerlo negando quello che è oramai sotto gli occhi di tutti, cioè che la brama di possesso del corpo delle donne uccide e che l’idea che ogni cosa, incluse le persone, sia da possedere sia la base stessa del patriarcato.

La cosa che costoro pensano è che il matriarcato sia l’immagine speculare del patriarcato, dove comandano le donne e gli uomini sottostanno rischiando tutto quello che subiscono le donne al momento attuale. A parte che qualcuno potrebbe pensare che fare un po’ per uno potrebbe essere un’ipotesi interessante, l’equivoco è proprio qui: il matriarcato non si esprime con il dominio piramidale di un sesso sopra l’altro, con qualcuno al vertice della piramide da servire e al quale dovere cieca obbedienza; il matriarcato si può raffigurare con un cerchio, una società orizzontale, dove tutte le persone hanno uguale dignità e valore e dove l’interesse primario è il bene della collettività.

C’è una vasta letteratura al riguardo, antropologhe, filosofe, economiste hanno studiato e pubblicato libri e migliaia di articoli al riguardo, a partire dall’opera di Heide Goettner-Abendroth “Le società matriarcali” fino ai resoconti di Francesca Rosati Freeman che nella società matriarcale del popolo dei Moso ha vissuto, e di molte altre che ci stanno facendo capire quanto la cultura patriarcale permei tutta la nostra società e il nostro modo di vivere e quanto sia responsabile del tracollo inesorabile del nostro mondo verso la distruzione.

Nella società patriarcale viene dato per scontato che tutto sia a disposizione della specie che evidentemente è la più dannosa: l’uomo – inteso sia come specie che come genere, di fatto in passato le donne non hanno mai avuto la possibilità di esprimersi – per cui depredare, uccidere e sterminare sia il naturale scopo dell’esistenza, in un escalation verso la creazione dell’arma finale, che metterà fine all’esistenza di ogni essere vivente. Detto così sembra una follia ma basta leggere un qualsiasi libro di storia, fare il conto dei morti ammazzati per questo principio per capire che sono stati portati avanti dei convincimenti senza alcun senso, e continuano ancora oggi in una distruzione sempre più crudele: si uccidono migliaia di persone inermi per un’idea religiosa, per interessi economici o solo per ribadire il proprio potere cieco. Senza curarsi del benessere degli altri, del benessere di tutta la natura e mettendo in inesorabile pericolo l’ecosistema intero.

Con i beni accumulati da un paio qualsiasi dei vari musk, zukkenberg, gates si potrebbe mettere fine alla fame endemica – invece di mandare razzi nella stratosfera – per esempio, creare le condizioni per ripulire il mondo dalla plastica o potenziare sistemi per energia pulita, invece di costruirsi rifugi antiatomici in caso di distruzione del pianeta. Ma non è un’ipotesi per loro immaginabile…

Ebbene, se nella società si fossero applicati i valori della Madre e del materno: cura, nutrimento, accoglienza, ascolto, affettività, reciprocità e condivisione, circolarità, inclusione, senso del sacro, equità, solidarietà, pace, benessere, potere creativo, saggezza… probabilmente ci sarebbe uno sforzo collettivo per aiutare le popolazioni del sahel decimate dalla siccità, magari la scoperta delle americhe avrebbe portato una solida amicizia tra le popolazioni europee e quelle indigene e il territorio non sarebbe stato invaso, parcellizzato e devastato, le persone non sarebbero state massacrate e la saggezza dei popoli nativi sarebbe una ulteriore grande ricchezza; giusto per fare un paio di esempi.

Continuando a valutare le differenze: nelle matricomunità dei Moso, non esiste violenza, neanche la parola per stupro; i bambini sono le persone più importanti e non ci saranno mai bambini violati o orfani, gli anziani vivono serenamente nel clan familiare e non saranno mai abbandonati in una casa di riposo; non esiste gelosia, perché la sessualità è libera e consapevole e un no è un no, serenamente, le nascite sono pianificate e non esistono figli indesiderati o illegittimi. La spiritualità è molto sentita e la natura è la sacra.

Nel clan familiare, esiste sì una matriarca, chiamata Dabu, ma ha il compito oneroso di prendersi cura del benessere di tutti i suoi familiari, sia in senso materiale che immateriale; insieme agli altri componenti del clan amministra i beni e investe i guadagni, porta avanti le tradizioni familiari, e viene scelta per le sua qualità, non per motivi ereditari.

L’economia nelle matricomunità, detta “del dono”, non prevede l’accumulo dei beni, quello che avanza viene ridistribuito partendo dalla considerazione che la madre “dona” senza aspettarsi nulla in cambio, per il benessere dei suoi figli e della famiglia, fatto che nel patriarcato è stato sfruttato e privato di valore in quanto considerato “naturale” nella natura delle donne e quindi di nessun valore;

se ne parla molto anche in ambito femminista nella serie di conferenze del Maternal gift economy movement (https://www.maternalgifteconomymovement.org/)

Qualcuno dirà che il matriarcato è una utopia, e che nella società per come è ora strutturata non è una ipotesi praticabile, a me sembra che la società che uccide i suoi simili, a partire dalle mogli, e distrugge il proprio pianeta è una ipotesi assurda e irrealizzabile, ma è proprio quello che sta succedendo ora, quindi viva le utopie, lavoriamo per de-patriarcalizzare, ci guadagniamo tutti, in primis gli uomini, sia la specie che il genere.

Daniela Annetta

Libri per approfondire l’argomento:

Francesca Rosati Freeman, Benvenuti nel paese delle donne: Un viaggio straordinario alla scoperta dei Moso, una società matriarcale senza violenza né gelosia, Amazon media

Heide Goettner-Abendroth, Le società matriarcali, Venexia edizioni

Genevieve Vaughan, Homo Donans. For a Maternal Economy, Vanda edizioni

video: Francesca Rosati Freeman, Pio D’Emilia, NoGuo, Nel nome della madre