Negli ultimi anni l’incidenza della povertà assoluta in Italia è significativamente aumentata.

Nel 2022, secondo le stime dell’Istat, ha raggiunto un livello record di oltre 5,6 milioni di persone (9,7% dei residenti) e 2,18 milioni di famiglie (8,3% del totale).

Le famiglie di persone con disabilità presentano poi un maggiore rischio di povertà o di esclusione sociale: nel 2022, in Italia era a rischio di povertà o esclusione sociale il 32,5% delle persone di 16 e più anni con disabilità (con gravi limitazioni nelle attività quotidiane), contro il 23,8% della popolazione totale.

Le persone con disabilità sopportano peggiori condizioni di vita: più deprivazione materiale, maggiori spese incomprimibili, minori opportunità lavorative e reddituali.

Tuttavia, diversi aspetti del legame disabilità-povertà non sono stati ancora sufficientemente approfonditi e mancano rilevazioni statistiche strutturate sul rapporto tra povertà e disabilità.

Un recente studio di CBM (www.cbmitalia.org/) e della Fondazione Zancan (https://www.fondazionezancan.it/) cerca di quantificare la dimensione del fenomeno povertà tra le persone con disabilità e le loro famiglie attraverso un dialogo con quasi 300 persone con disabilità e relative famiglie conviventi (residenti in tutta Italia, quasi tutte con età compresa tra 14 e 55 anni e con disagio socio-economico familiare), affrontando quindi il problema con chi lo vive quotidianamente.

Chi si prende cura della persona con disabilità?

La madre è la figura maggiormente citata tra coloro che se ne prendono cura: viene indicata in 6 casi su 10, seguita dal padre (35%), da fratello/sorella (23%).

Oltre ai familiari, si prendono cura della persona con disabilità gli operatori (9%), l’assistente familiare (5%) o i volontari (5%). Nel 37% dei casi c’è un solo caregiver che si prende cura della persona con disabilità e in quasi 1 caso su 4 (23%) si tratta della madre.

Nell’ultimo anno, poco più di 1 persona con disabilità su 5 ha beneficiato di prestazioni non sanitarie di aiuto e assistenza a domicilio erogate dall’ente locale (14% al Centro-Nord e 27% nel Mezzogiorno).

1 persona su 10 ha ricevuto prestazioni sanitarie a domicilio da parte della azienda sanitaria. Negli ultimi dodici mesi il 44% ha frequentato un centro diurno, il 17% ha ricevuto un aiuto economico, il 16% ha beneficiato del sostegno finalizzato all’inserimento lavorativo, il 15% ha ricevuto ausili, il 12% ha usufruito dell’assistenza integrativa scolastica, l’8% del reddito di cittadinanza.

Complessivamente, si tratta di aiuti che nel 75% dei casi sono stati considerati “abbastanza” o “molto” adeguati.
Almeno 1 su 6 delle persone con disabilità coinvolte nello studio non riceve alcun aiuto (domiciliare, economico, sostegno all’inserimento lavorativo, centro diurno ecc.) da enti pubblici.

Aiuti mancanti o insufficienti

Gli aiuti richiesti più frequentemente, perché non ricevuti o ricevuti in misura insufficiente rispetto ai bisogni, riguardano l’assistenza sociosanitaria e quella sociale, rispettivamente indicate nel 39% e nel 37% dei casi, la mobilità (spostamenti verso l’esterno), indicata nel 25% dei casi, l’aiuto economico con il 24%, la socializzazione con il 23%, e il lavoro indicato in un quinto dei casi.
Emerge un generalizzato senso di abbandono da parte delle istituzioni: il carico di cura grava prevalentemente sulla famiglia, che spesso non sente un adeguato sostegno dall’esterno per farvi fronte.
Avrebbero bisogno di più servizi, più qualificati, più flessibili, finalizzati anche a supportare le famiglie nel loro insieme e in particolare i caregiver su cui ricade primariamente il lavoro di cura.

Le condizioni di vita

In quasi 9 casi su 10, la persona con disabilità vive in una famiglia che sperimenta un disagio economico “soggettivo”, ossia riconosce di riuscire ad arrivare a fine mese “con qualche difficoltà”, “con difficoltà” o “con grande difficoltà” avvalendosi delle risorse disponibili. Relativamente al disagio economico “oggettivo”, il 62% delle persone con disabilità vive in famiglie che non sarebbero in grado di far fronte con risorse proprie a una spesa imprevista di 500 euro; la quota di famiglie con questo tipo di difficoltà è più elevata: nel Mezzogiorno; laddove la persona ha tre o più forme di disabilità compresenti; dove i genitori sono più giovani. In quasi 2 casi su 3 le persone con disabilità vivono in famiglie che non possono permettersi una settimana all’anno di vacanza lontano da casa.

Poco più di 1 persona su 4 vive in una famiglia che non può permettersi di mangiare carne o pesce almeno una volta ogni due giorni; il 22% non riesce a riscaldare adeguatamente la propria abitazione di residenza, soprattutto tra le persone con disabilità che risiedono nel Mezzogiorno, non fanno parte di associazioni a sostegno della disabilità, vivono in famiglie con basso livello educativo, con genitori più giovani.
1 rispondente su 4 nei dodici mesi precedenti alla rilevazione si è trovato in arretrato nel pagamento dell’affitto dell’abitazione, pari a quasi sei su dieci di coloro che vivono in affitto. Più di 4 su 10 nell’anno precedente hanno avuto arretrati nel pagamento delle bollette (per acqua, gas, elettricità ecc).

Il 43% delle persone con disabilità vivono in famiglie in condizione di deprivazione materiale. Più di 1 persona con disabilità su 4 vive in famiglie in condizioni di deprivazione materiale grave. In 1 caso su 5 la persona con disabilità vive in una famiglia che nell’ultimo anno ha avuto difficoltà a comprare il cibo necessario al sostentamento della famiglia.

Quasi 1 persona con disabilità su 3 vive in una famiglia che nell’ultimo anno non ha avuto soldi per visite, medicinali o altre spese mediche.

Dallo studio sono emerse molte indicazioni e quattro, le più rilevanti, sono state riprese per cercare di costruire un futuro migliore: abbattere i “muri” che isolano; investire in servizi promotori di umanità; riconoscere e valorizzare le capacità di ogni persona e promuovere opportunità inclusive per la vita e il lavoro.

Si tratta di indicazioni che lo studio mette a disposizione di chi ha “a cuore” le condizioni di vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
Indicazioni che servono a meglio comprendere come agire, a spezzare il legame tra disabilità e povertà, tenendo conto che derivano da chi da anni, e quotidianamente, sperimenta la condizione di disabilità e quella di povertà.

Qui il Rapporto: https://www.cbmitalia.org/app/uploads/2023/12/ricerca_completa_cbm_zancan.pdf.