La libertà religiosa è soffocata dalla persecuzione in tante parti del mondo, ove continuano a verificarsi gravi violazioni del fondamentale diritto alla libertà religiosa. Anche nelle ultime settimane e negli ultimi mesi episodi di violenza hanno colpito alcune comunità cristiane.

Il Natale 2023 è stato segnato da gravi violenze a Bokkos, nello Stato di Plateau, in Nigeria. Gli aggressori, presumibilmente oltre un migliaio di Fulani, dal 23 al 26 dicembre hanno preso di mira innanzitutto comunità cristiane. È stata accertata la morte di quasi 170 persone, e il bilancio delle vittime è destinato ad aumentare ancora. Molti sfollati hanno cercato rifugio nelle chiese, con le organizzazioni religiose che hanno fornito assistenza primaria, data l’assenza di sostegno da parte del governo. Gli attacchi si sono verificati in circa 26 comunità soprattutto a Bokkos, ma anche in alcune parti di Mangu e nelle comunità locali di Barkin Ladi, sempre nello Stato di Plateau. Dal 1999 si sono registrati crescenti conflitti relativi ai terreni tra i pastori Fulani, a maggioranza islamica, e gli agricoltori locali, principalmente cristiani. Sotto l’amministrazione dell’ex presidente Muhammadu Buhari si è diffusa una certa tolleranza nei confronti delle attività dei pastori Fulani, che ha generato fenomeni di banditismo, rapimenti e attacchi. La libertà religiosa in Nigeria è gravemente minacciata, principalmente a causa di leggi che favoriscono la discriminazione dei cristiani negli Stati del Nord, nonché delle gravi e continue atrocità commesse in tutto il Paese.

A Marawi nelle Filippine all’inizio di dicembre è invece esplosa una bomba durante una Messa cattolica presso l’Università pubblica di Mindanao, che è costata la vita ad almeno quattro fedeli, lasciando oltre 40 feriti. Per i Vescovi filippini era collegata intenzionalmente alla prima domenica di Avvento. Le autorità non hanno fornito informazioni sulle ragioni dell’attacco, anche se le ipotesi vanno dalla guerra a Gaza alle rappresaglie per l’attività del governo contro i gruppi estremisti locali. Nonostante circa l’80% dei filippini sia cattolico, l’isola di Mindanao, dove si trova la città di Marawi, è composta per il 98% di musulmani e per il restante 2% di cristiani. Marawi ospita una prelatura territoriale che accoglie circa 35.000 cattolici. La minoranza cristiana di Mindanao ha subìto negli ultimi anni terribili attacchi islamici. Nella regione operano diversi gruppi armati radicali, quasi tutti collegati al sedicente Stato islamico dell’Asia orientale, come Abu Sayyaf o Dawlah Islamiyah, che è stato collegato ai recenti eventi. Nel 2017 Marawi ha subìto un assedio durato mesi e che ha causato numerose vittime.

Alle 6.50 del 3 novembre scorso una bomba ha poi colpito la casa di una missione gestita dalle religiose salesiane in Sudan provocando gravi danni. Secondo coloro che si trovavano nell’edificio è un miracolo che nessuno sia rimasto ucciso dalla doppia esplosione provocata dalla bomba, anche se alcuni residenti hanno riportato ferite leggere. La missione di Dar Mariam si trova in un quartiere di Khartoum, capitale del lacerato Sudan, e ospita cinque religiose, 20 donne, 45 bambini, un sacerdote, un insegnante e un gruppo di uomini, alcuni dei quali anziani e malati. Padre Jacob Thelekkadan, sacerdote residente, in un colloquio con Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha affermato che la bomba ha colpito il primo piano dell’edificio quando i bambini e le loro madri erano riuniti al piano terra. Oltre al danno all’edificio, un dipinto della Madonna è stato distrutto dall’esplosione. Sebbene in gran parte dimenticata dal mondo esterno, la guerra civile in Sudan continua a infuriare, mentre diverse fazioni militari si combattono tra loro. I colloqui di pace sono in corso, mentre il conflitto è a pochi giorni dalla fine dei sette mesi. Le stime variano, ma secondo l’inviato speciale delle Nazioni Unite per il Sudan, Volker Perthes, almeno 5.000 persone sono state uccise e oltre 12.000 ferite. Alcune chiese sono state distrutte durante i combattimenti, ma altre hanno aperto le loro porte per fornire riparo e rifugio. Anche se la maggior parte dei missionari ha dovuto essere evacuata, le suore salesiane sono determinate a rimanere con i fedeli.

A metà ottobre un gruppo di terroristi ha dato un ultimatum di 72 ore ai cristiani di Débé, un villaggio nel nord-ovest del Burkina Faso, affinché lasciassero il loro villaggio. Per quasi un decennio il Burkina Faso è stato vittima del terrorismo di matrice islamica. Gli attentati terroristici sono iniziati nel nord del Paese e oggi sono più frequenti in alcune regioni che in altre, ma nessuna provincia viene risparmiata. Secondo Prosper Bonaventure Ky, Vescovo della diocesi di Dédougou, i terroristi, che in Burkina Faso vengono chiamati uomini “armati non identificati”, stanno avendo un’influenza decisiva sulla vita quotidiana degli abitanti di alcuni villaggi. Costringono gli uomini a portare i pantaloni fino alle caviglie e le donne a indossare abiti lunghi e veli. La popolazione vive secondo le regole imposte dai terroristi per timora della punizione, che può significare anche l’esecuzione.

Il diritto umano fondamentale alla libertà di religione è violato in un Paese su tre (31%), vale a dire in 61 nazioni su 196. In totale, quasi 4,9 miliardi di persone, pari al 62% della popolazione mondiale, vivono in nazioni in cui la libertà religiosa è fortemente limitata. La discriminazione e la persecuzione sono chiaramente evidenti in 61 Paesi, e in 49 di questi è il governo che perseguita i propri cittadini per motivi religiosi. Il totale dei cristiani che vivono in terre di persecuzione è pari a oltre 307 milioni di fedeli.

Per approfondire: https://acs-italia.org/