Il Centro Astalli di Bologna ha organizzato alcuni giorni fa una proiezione del film ‘Io Capitano’, preceduta dagli interventi di don Ferrari (Mediterranea) e del prof. Maurizio Ambrosini, da anni il maggiore esperto italiano dei flussi migratori.

Vi proponiamo una sua intervista (durata 4 minuti, a cura di Antonio Ghibellini) https://youtu.be/f-H7zfa8XHw
e qui sotto un vivace resoconto della serata, redatto da Chiara Binotto, studentessa universitaria a Bologna.

“Io Capitano”: una serata di cinema e riflessione

Incontro con don Mattia Ferrari, cappellano di bordo della nave Mediterranea – Saving Humans, e con il prof. Maurizio Ambrosini, docente di sociologia delle migrazioni presso l’Università degli Studi di Milano e firma di Avvenire.

Un prologo, quello di don Mattia, pieno di gratitudine verso il Centro Astalli, suo vicino di casa in quel di Roma. Il film mostra a occhio nudo “la storia” di un ragazzo.
É una proiezione in cui la parola chiave è “attenzione”: attenzione sul vissuto dei personaggi, sui loro dolori, speranze.
Si esce dal cinema scossi, con uno sguardo che si posa su ogni persona, e su ogni migrante.
Si esce dal cinema riluttanti verso le voci dei telegiornali, che riducono, ormai si sa, i migranti a numeri, a cose.
Se è la coscienza ad essere richiamata, verso ogni persona-migrante si percepisce una fraternità.
“Sono nostri fratelli e sorelle, come se vi fosse un legame di sangue forte.”
Come ha detto Maurizio Ambrosini: “È un film realistico.” C’è senso di realtà.
Sempre dai cori mediatici viene detto che “loro invadono la nostra terra”.
L’invasione, tuttavia, è un’invenzione.
Da circa dodici anni, l’immigrazione in Italia è stazionaria, perchè c’è chi riparte e chi acquista la cittadinanza.
Si contano in Italia cinque milioni di migranti, di cui 500mila irregolari.
Ci sono gli sbarchi sì, ma non c’è invasione.
“È una fandonia che l’Italia sia campo profughi del mondo, non è vero che vogliono venire tutti qui.”
I rifugiati nel mondo sono 110 milioni.
Meno del 10% vengono accolti in Europa, una piccola minoranza.
Il regista Matteo Garrone, insieme alla sua squadra, ci dà una direzione. Occorre trovare un po’ più di verità. Ripulire le narrazioni, distinzione fra diversi tipi di immigrazione.
É la conoscenza di base per orientarsi nel mondo.
“Volete infermieri? Medici? Lavoratori? Studenti? Famiglie riconciliate?” L’accoglienza inizia dallo sguardo.

( a cura di Chiara Binotto )