Ahi, Medusa!

Che ne sai tu di deportazioni in mare?

Traslata anche tu, dal lontano Oceano

per correnti malate senza sbocco…

Basculava la barcaccia

nell’eccitazione dell’attracco,

dopo l’orrido buio sale

senza conta di giorni,

beccheggiava rollava,

mi urtavano i compagni,

non so se inquieti

o finalmente sicuri,

premevano affannati

sotto i fari della Guardia Costiera.

E il piccolo m’è sfuggito dalle braccia.

Ah, impossibile!

E le braccia… le tuffo nel gelo immondo

delle acque,

frugo, annaspo, mi dibatto… brucio…

mi ritraggo per istinto maledetto.

No, non tu, Medusa,

ne hai colpa:

vittima anche tu

d’inumana transumanza…

Ma io ora

non esisto più:

io l’ho perduto

e non esisto

e non resisto.

 

(Lampedusa, 22 novembre 2023)