C’è grande disinformazione sulle guerre, è abbastanza ovvio, almeno per la stampa che si piega ai dettami dei governi occidentali, appartenenti all’Alleanza Atlantica. Si dimentica o si semplifica a proprio piacimento la Storia della Palestina e l’insediamento dello Stato di Israele, dimenticando la Nakba del 1948, che equivale all’uccisione e alla cacciata e l’esilio per centinaia di migliaia di palestinesi. Omettendo lo stato che da decenni sancisce illegalmente l’apartheid per i palestinesi, confinati, segregati e, se dissenzienti, puniti con la confisca o la distruzione della propria casa, o del proprio terreno.

La vendetta dell’apparato dello Stato d’Israele per gli atti di guerra (terroristici) condotti da Hamas il 7 ottobre, comporta un’escalation militare (terroristica) sul territorio della striscia di Gaza, bombardata indiscriminatamente, invasa con i carrarmati, con la popolazione civile da settimane senza corrente elettrica, senza alimenti, acqua, medicinali.

Non possiamo permettere che i più forti continuino a massacrare i più deboli, senza che neppure l’ONU intervenga, se non con le dichiarazioni di Gutierrez, senza soprattutto che ci sia un effettivo consenso sul un cessate il fuoco, neppure in Europa.

La società civile, fatta di movimenti, di sindacati di base, di gruppi territoriali, deve cercare ora più che mai  di rendere sensibile l’opinione pubblica su questo terribile massacro che si sta compiendo ogni giorno che passa.

Sabato 11 novembre a Cagliari, alle ore 20 in piazza Garibaldi è stata convocata una veglia per Gaza.

“Porta un cartello con la scritta: FERMIAMO ISRAELE, uguale per tutti i manifestanti, sull’altro lato del cartello scrivi il tuo messaggio.” La comunità palestinese in Sardegna sta cercando di dare spazio ad una diversa narrazione del conflitto israelo-palestinese, rispetto a quella raccontata dai media, anche con la proiezione di documentari e dibattiti.

Queste le aspettative, qua in Sardegna, sempre sotto il concerto di caccia ed elicotteri delle esercitazioni militari, che ci sia ancora una possibilità di pace giusta per il popolo palestinese, auspice di una convivenza futura tra i due popoli.