« Chissà come si chiama questo bambino. O questa bambina. Sappiamo solo che oggi ha un’età di due giorni. Domani compirà il terzo giorno e probabilmente sarà dimesso, o dimessa, dallospedale Pertini, a Roma. Però non verrà a prenderlo suo padre per accompagnarlo a casa con la mamma. Verranno dei carabinieri. Lo caricheranno su un furgone blu, con i finestrini protetti dalla grata di ferro, e lo porteranno, sempre insieme alla mamma, al carcere di Rebibbia ».

Leggere questo editoriale di Piero Sansonetti su L’Unità [1] è un pugno dello stomaco. Ma ci voleva, per risvegliarci, forse, dall’odiosa condizione – che siano pochi i casi poco importa – delle donne in gravidanza, dei neonati, delle madri in galera.

“Non una di Meno” accenna pure questo scandalo, quando scrive in merito alle violenze sulle donne ( non è violenza questa? ), per l’occasione del 25 novembre: « il nuovo pacchetto sicurezza introduce il carcere per le donne incinte con l’intento esplicito di colpire le donne rom » [2].

Si, donne rom.

Lo precisa pure Sansonetti nel suo editoriale: « Non so nulla della madre di questo bambino, o bambina. Eppure qualcosa mi dice che senza grandi rischi potrei scommettere sulla sua origine. Sono quasi certo che è una donna rom. Quelle che plebescamente vengono chiamate zingare, con disprezzo, con ripulsa », scrive.

E scrive di questo razzismo di serie B che tanto esiste in Italia, quello contro i Rom e i Sinti, quelli “tutti” sporchi, ignoranti, violenti, ladri. Di serie B perché una forma di razzismo che non viene contrastata come, ad esempio, avviene in Spagna.

Racconta ancora Sansonetti sull’Unità, come lo stato « l’ha sbattuta in carcere quando era incinta e l’ha lasciata lì. Fino al nono mese. Stavolta i medici del Pertini sono riusciti a portarsela via e a ricoverarla in tempo. Recentemente a un’altra donna incinta successe che non fu autorizzata a trasferirsi in ospedale, e lei partorì in cella, aiutata e assistita dalle compagne. Stavolta è andata bene. Quindi nessuno scandalo. Niente da eccepire ».

Poco sposta che la donna non si stata condannata, ma sia in carcerazione preventiva.

Ho il voltastomaco, non accetto questa situazione: una palese violazione del diritto alla salute, anche psichica, della madre e del bambino. Un grande segnale di disumanità.

Non accetto soprattutto che – a parte i populisti fascisti che sostengono questa iniziativa – anche coloro che si dichiarano “democratici” ( il PD insomma ), incluso la loro segretaria Elly Schlein, a questo scandalo, a quello delle madri in galera, non dedicano neanche un tweet.

Fonti e Note:

[1] L’Unità, 24 novembre 2023, Piero Sansonetti, “Diventa madre e viene sbattuta in cella col neonato, ma non è Giorgia…”.

[2] Non una di meno, 25 novembre 2023, “Transfemministə ingovernabili contro la violenza patriarcale”.