Un giudice ha stabilito che Uber, Grubhub e Doordash devono pagare ai riders di New York un minimo di 18 dollari l’ora.

Gli addetti alle consegne di cibo a domicilio nella città di New York devono essere pagati almeno 18 dollari l’ora, così ha stabilito il 28 settembre il giudice della Corte Suprema Nicholas Moyne. La decisione consente al piano di salario minimo per i riders newyorkesi, che era in stand by, di procedere nonostante la raffica di cause intentate da giganti delle consegne come Uber, Grubhub e Doordash.

La sentenza ha annullato un’ingiunzione temporanea che le società di consegna avevano ottenuto contro l’attuazione del piano a luglio, quando inizialmente era prevista la sua entrata in vigore. Ora Uber, Doordash e Grubhub devono  scegliere se versare ai riders almeno 17,96 dollari per ogni ora trascorsa connessi all’app, escluse le mance e indipendentemente dal numero di consegne effettuate, oppure se pagare 0,50 dollari per ogni minuto di “tempo attivo”, che inizia quando un dipendente accetta un ordine e termina quando questo viene consegnato.

La sentenza non ha colpito tutti i servizi di consegna allo stesso modo. La piattaforma Relay, con sede a New York, che sostiene che i suoi fattorini guadagnano in media più di 30 dollari l’ora, ha dichiarato tramite un avvocato di aver ottenuto l’ingiunzione richiesta.

Poiché gli addetti alle consegne in genere sono classificati come collaboratori indipendenti, non beneficiano in automatico di alcune tutele che le aziende sono tenute a offrire ai dipendenti tradizionali, come l’indennizzo degli incidenti sul lavoro, l’assistenza sanitaria e i piani pensionistici, o il congedo per malattia retribuito.

Il salario minimo federale di 7,25 dollari si applica a tutti i lavoratori non assunti, compresi i collaboratori indipendenti. Tuttavia, i riders ricevono parte della loro paga in mance, il che, secondo i difensori dei lavoratori, consente ai datori di lavoro di non pagare il giorno della retribuzione, soprattutto quando la consegna viene remunerata con un’applicazione “black-box”, poco trasparente, anziché in contanti. Infatti, è soltanto dall’inizio del 2022 che i 65.000 addetti alle consegne di cibo a domicilio di New York si sono visti attribuire il diritto di sapere a quanto ammontano le mance dei clienti.

Il Workers Justice Project, che ha riunito i riders per ottenere questa concessione così come l’obbligo per le piattaforme di richiedere una licenza al Dipartimento per la protezione dei consumatori e dei lavoratori della città, ha salutato la decisione dello scorso 28 settembre come la prova che “i lavoratori vinceranno sempre”.

“Le aziende multimiliardarie non possono trarre profitto sulle spalle dei lavoratori immigrati, pagandoli pochi centesimi in una città come New York, e farla franca”, ha dichiarato in un comunicato la direttrice del gruppo, Ligia Guallpa.

Le tre grandi piattaforme di consegna si oppongono da tempo all’aumento del salario minimo, insistendo sul fatto che danneggerebbe il consumatore finale costringendolo a pagare di più. “Questa legge lascerà senza lavoro migliaia di newyorkesi e costringerà i fattorini rimasti a competere tra loro per consegnare gli ordini più velocemente”, ha dichiarato Josh Gold, portavoce di Uber.

Sempre il 28 settembre, la California, che già impone alle piattaforme di consegna di cibo di pagare i lavoratori per il “tempo attivo” almeno il 120% del salario minimo locale, ha annunciato che a partire dal prossimo aprile tutti i 500.000 lavoratori dei fast food dello Stato dovranno essere retribuiti con un minimo di 20 dollari l’ora.

Traduzione dall’inglese di Giulia Prada. Revisione di Thomas Schmid.