I traditori della clemenza del Profeta Mohammed che guidano le sorti della politica iraniana, non credano che possiamo distrarci dalle loro violenze quotidiane.

Forse siamo solo una goccia ma non vogliamo sottrarla all’oceano di indignazione e di denuncia che accompagna le lotte delle donne iraniane.

Per questo diamo notizia che, durante i funerali supercensurati di Armita Geravand, sedicenne picchiata a morte dagli uomini della “polizia morale” nella metropolitana di Teheran, è stata arrestata Nasrin Sotoudeh insieme ad altre donne.

Nasrin è un’avvocata per i diritti umani già altre volte arrestata e condannata a ricevere decine di frustate.

Martedì scorso Nasrin Sotoudeh aveva ricevuto il premio «Civil Courage Prize» a New York.
Il Corriere riferisce che a ritirarlo, a suo nome, è stata la studiosa del Wilson Center (anche lei anni fa incarcerata in Iran) Haleh Esfandiari, perché Nasrin non può lasciare l’Iran.

Ma l’attivista iraniana aveva mandato un video, nel quale dedicava il premio al movimento “Donna, vita e libertà”.

A Nasrin Sotoudeh si rimprovera d’aver definito la morte della sedicenne un “omicidio di stato”.

Tenere i riflettori accesi su tutte le donne che chiedono di vedere rispettati i loro diritti più elementari, è un modo di contribuire a proteggerle.

Tonio Dell’Olio