Nei giorni scorsi a Ginevra l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHCHR) ha pubblicato un Rapporto in cui raccomanda innanzitutto agli Stati di “adottare alternative alla criminalizzazione, alla “tolleranza zero” e all’eliminazione delle droghe, prendendo in considerazione la depenalizzazione dell’uso; assumere il controllo dei mercati illegali delle droghe attraverso una regolamentazione responsabile, per eliminare i profitti del traffico illegale, della criminalità e della violenza”.

Un Rapporto da molti definito “storico” che denuncia il fallimento delle politiche punitive sulle droghe e chiede un nuovo approccio basato sulla salute e sui diritti umani, anche attraverso la regolamentazione legale delle droghe. Da decenni si persegue la miope strada di  una “società libera dalle droghe”, a suon di proibizioni e criminalizzando e riempiendo le carceri. L’Alto Commissario per i diritti prende ora atto che le politiche punitive praticate sulle droghe fino ad oggi hanno causato diffuse violazioni dei diritti umani e alimentato la discriminazione, senza intaccare minimamente il florido traffico illegale (sempre più solidamente nelle mani delle criminalità) e chiede  una regolamentazione responsabile delle droghe come misura pragmatica per proteggere la salute pubblica e i diritti umani.

134 ONG (fra cui Forum Droghe http://www.forumdroghe.it/) a seguito del rapporto dell’UNHCHR hanno firmato una dichiarazione collettiva che esorta la comunità internazionale ad agire in base all’innovativo appello del capo dei diritti umani delle Nazioni Unite per una riforma sistemica della politica sulla droga. Una dichiarazione con la quale forniscono anche puntuali raccomandazioni.

Esortiamo gli Stati membri- si legge tra le raccomandazioni- a utilizzare l’imminente revisione intermedia della Dichiarazione ministeriale del 2019 sulla droga per riequilibrare l’approccio globale alla droga, consacrando la tutela dei diritti umani, della salute pubblica e i principi di uguaglianza e non discriminazione come obiettivi essenziali di il sistema globale di controllo della droga, e aggiungendo un punto sulla tutela dei diritti umani nell’agenda della Commissione Narcotici delle Nazioni Unite”.

Le ONG chiedono, tra le altre cose, “alla comunità internazionale di coinvolgere in modo significativo le organizzazioni della società civile e le popolazioni direttamente colpite dalla “guerra alla droga”, comprese popolazioni chiave come le persone che fanno uso di droghe e le persone coinvolte in economie illecite, in ogni fase del processo decisionale sulle politiche sulla droga”  e chiedono all’UNODC, agli Stati membri e agli organismi nazionali di controllo della droga “di astenersi dal sostenere e finanziare risposte punitive alla droga, e di garantire che qualsiasi assistenza finanziaria e tecnica fornita a paesi terzi per le operazioni di contrasto alla droga non contribuisca o comporti un reale impatto rischio di contribuire alla commissione di violazioni dei diritti umani”.

E’ del tutto evidente come abbandonare l’approccio punitivo globale alle droghe richieda cambiamenti nelle norme e nelle istituzioni fondamentali di controllo, da sempre improntate al proibizionismo e alla criminalizzazione. Operazione senz’altro non facile, ma sempre di più necessaria, visto che il proibizionismo fino ad oggi è costato miliardi di dollari e milioni di vite umane, ma non è riuscito a contenere minimamente il fenomeno.

Ciò che scrive  l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite nel suo Rapporto  “è l’esatto contrario – dichiara Leonardo Fiorentini, segretario di Forum Droghedi quello che sta facendo il Governo Meloni, che fra decreto Rave e Caivano ha deciso di prendere di mira i giovani italiani e di innalzare le pene per lo spaccio di lieve entità. Questo rapporto sarà indigesto a Palazzo Chigi perché pone il dito sull’eccessiva carcerazione per droghe nel mondo – 20% della popolazione detenuta – quando in Italia questa arriva al 34%, il doppio della media europea. Eppure – conclude Fiorentini –il Governo fa orecchie da mercante e continua nella sua narrazione tossica, intrisa di populismo penale e di politiche repressive, inefficaci quanto pericolose.

Ma il Rapporto dell’UNHCHR è anche l’esatto contrario di ciò che pensa il  deputato De Maria (PD) che nei giorni scorsi ha presentato una proposta di legge che inasprisce le pene per fatti di lieve entità per droghe (da 2 a 6 anni, 1 in più che nella proposta del Governo nel decreto Caivano).

Susanna Ronconi, del Comitato Scientifico di Forum Droghe, sottolinea come “l’UNHCHR consideri la riduzione del danno (RdD) un elemento centrale del diritto alla salute. In Italia invece ci troviamo nella situazione paradossale che il Dipartimento Antidroga l’ha espunta dal lessico nella Relazione annuale sulle droghe ed ha sospeso il nuovo Piano di Azione Nazionale sulle Dipendenze, perché la RdD ne era uno dei pilastri.”  “L’Italia, ricorda Ronconi, è già stata richiamata dal Comitato ONU per i Diritti Economici, Sociali e culturali (CESCR) lo scorso ottobre”, raccomandando “che lo Stato riveda le politiche e le leggi sulle droghe per allinearle alle norme internazionali sui diritti umani e alle migliori pratiche, e che migliori la disponibilità, l’accessibilità e la qualità degli interventi di riduzione del danno”.

Per approfondimenti:

https://idpc.net/news/2023/09/133-ngos-sign-collective-statement-urging-the-international-community-to-act-on-un-human-rights

http://www.forumdroghe.it/.