Abbiamo sentito Gian Andrea Franchi, Vicepresidente di Linea d’Ombra di Trieste, in seguito a due articoli pubblicati da il Post e l’Inkiesta

Linea d’Ombra da anni si occupa dei migranti giunti a Trieste dalla rotta balcanica. Insieme alla Presidente, Lorena Fornasir, Franchi è stato inquisito, il tutto poi archiviato, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, vicenda riportata dalle cronache.

Franchi ci racconta:

a Trieste nei tre mesi estivi sono arrivati quest’anno circa 6.000 migranti dalla Rotta balcanica, di cui circa il 70% in transito. Nel 2022 sono arrivati (secondo i dati raccolti dalla Comunità Valdese) 12.581 migranti, di cui ancora il 70% in transito.

I migranti in transito non vogliono ovviamente farsi identificare dalla Questura perché altrimenti dovrebbero restare in Italia. Arrivano nella piazza davanti alla stazione e nei dintorni, perché vogliono prendere un treno per Milano e andar oltre. Qui incontrano quotidianamente un gruppetto di attivisti.

Passano la notte in una struttura fatiscente del vecchio Porto detta silos, in condizioni igieniche al disotto del limite di sopravvivenza.

Il piccolo gruppo di Linea d’Ombra o.d.v. è l’unico ad occuparsi dei migranti in transito; anche se dall’anno scorso, dopo un incontro della presidente e del vicepresidente di LDO con il prefetto, è stato ‘consentito’ ai migranti in transito di accedere al diurno gestito dall’associazione di S. Martino al campo, che però può contenere solo un numero limitato di persone e in qualche caso anche al notturno, per un piccolo numero di persone in condizioni di particolare fragilità.

Linea d’Ombra, nata nell’autunno del 2019, è dal 2020 quotidianamente in piazza con tre livelli di accoglienza: sanitaria, cibo, scarpe e indumenti. L’impegno durante l’estate va dalle ore 18 pomeridiane fin oltre mezzanotte, spesso fino alle due.

LDO riesce a reggere, sia pure a fatica, un impegno così pesante, grazie ad una vasta rete di donatori anche dalla Germania e altri paesi europei che alimentano il flusso quotidiano di beni destinato ai migranti: forma significativa di socializzazione che dura in tempi di individualismo diffuso.

I migranti in transito sono in maggioranza giovani uomini, anche minori (1390 lo scorso anno), raramente famiglie, a parte l’arrivo quotidiano a sera di famiglie curdo-turche, in media 2-3 al giorno, che passano la notte in attesa del primo treno del mattino, ma che spesso non desiderano aiuti.

Da alcuni mesi la situazione dei migranti a Trieste si è aggravata dalla presenza di circa 500 persone che hanno iniziato l’iter di accoglienza, dando le impronte digitali e ricevendo un documento dalla Questura con l’indicazione del primo colloquio. Dovrebbero essere accolti al CAS in Carso, che, però, è pieno. Queste persone finiscono con il gravare sulla piazza, su Linea d’Ombra. Inoltre, sono giustamente arrabbiate, stanche e spesso in non buone condizioni di salute per la permanenza in strada da qualche mese. Si sono verificate anche delle tensioni fra di loro, come è facile immaginare.

Bisogna ricordare che nel mese di aprile una settantina di loro aveva organizzato una civilissima manifestazione davanti alla Prefettura, chiedendo un incontro. Hanno ricevuto solo minacce.
Nell’ultima settimana, circa 240 di questi ragazzi sono stati trasportati in Sardegna: una sorta di confino, visto che per lo più sono all’interno di un’isola da cui non possono uscire e in condizioni quotidiane esasperanti.

In due articoli del 13 settembre, due riviste on line, ilPost e l’Inkiesta, scrivono dell’accoglienza dei migranti della Rotta balcanica a Trieste, senza il minimo riferimento a Linea d’Ombra, ma citando ampiamente ICS, quale coordinatore generale, S. Martino al Campo e Rescue, che noi vediamo raramente fare un passaggio in piazza.
L’articolo de ilPost, senza firma, è intitolato “A Trieste il sistema d’accoglienza si è inceppato”.

L’articolo de l’Inkiesta, firmato da Novella Gianfranceschi, ha un titolo analogo: “Fronte orientale. A Trieste il governo manda in tilt l’accoglienza di profughi ucraini e migranti”.
Ci chiediamo perché nei due articoli non si parla di una minuscola associazione che sta quotidianamente in piazza dalle 18 fin oltre mezzanotte, alle prime ore del mattino ed è l’unica ad occuparsi dei migranti in transito e, nel caso citato, anche di quelli che dovrebbero essere in accoglienza.