In modalità quasi discreta, come se il tema fosse in un certo senso inopportuno, c’è chi continua a organizzare manifestazioni, eventi, marce della pace. Si chiede il disarmo, si implorano trattative, si propongono interventi per porre fine al conflitto. I media tacciono, l’argomento pace è diventato un tabù.

La storica Marcia della Pace che ogni anno si svolge a Quarrata (Pistoia) promossa dalla Rete Radié Resch (grazie ad Antonio Vermigli, scomparso in luglio), alla sua trentesima edizione, sabato 9 settembre ha visto la presenza di don Luigi Ciotti, padre Alex Zanotelli, Rosi Bindi, Erri de Luca. “L’obbedienza non è più una virtù” per ricordare don Lorenzo Milani nel centenario della nascita. A fine settembre domenica 24, in Piemonte partirà da Cuneo (città insignita della Medaglia d’Oro al valore militare per la Resistenza). la Marcia della Pace e toccherà i Comuni di Chiusa Pesio, Peveragno, Borgo San Dalmazzo. A Borgo c’è il piazzale dedicato alla deportazione: qui nel 1943 il 21 novembre 329 persone, uomini, donne, bambini, furono ammassati e poi fatti salire sui vagoni per Auschwitz. Si salvarono in 18. La marcia per la Pace si concluderà a Boves, medaglia d’oro al valore militare e civile per la lotta di Liberazione. Le scritte Fatti di Pace e Disarmiamoci accompagneranno l’evento. Dal 28 settembre al 3 ottobre in Sicilia ci sarà una Carovana dal titolo: “Fermare la guerra. Per una Sicilia aperta, solidale e smilitarizzata”. Catania, Pozzallo, Augusta, Sigonella, Caltanissetta, Pian del Lago, Porto Empedocle, Campobello di Marzara, Trapani e Palermo. L’incontro è promosso da Carovane Migrante, Mem Med Memorie Miditerranea, Caravana Abriendo Fronteras (appello).

Novalesa (valle di Susa), cinquecento abitanti, un paese che sembra schiacciato contro la montagna, in fondo alla valle, a pochi chilometri dalla Francia, sabato 9 settembre ha innalzato la bandiera della Pace nel punto più alto e riconoscibile grazie alle parole di Nicolas MarzolinoAveva quindici anni quando insieme ad altri due amici, Lorenzo e Stefano, dissodavano un terreno per la semina delle patate e hanno trovato un ordigno della seconda guerra mondiale. Da quel momento è calato il buio, Nicolas e Lorenzo hanno perso la vista, Nicolas anche una mano. Per loro è iniziata un’altra vita. Il movimento Notav è diventato famiglia per accogliere questo dolore. Era il 2 marzo del 2013, giusti dieci anni fa. Da allora i tre amici hanno tirato fuori una grinta incredibile senza rinunciare a vivere. Nicolas ha partecipato a corse di atletica, a gare di sci alpino paraolimpico. Non ha smesso di andare in montagna, si è sposato.

Le sue corse, con l’atletica di Susa potevano contare su un accompagnatore, un amico, Andrea Grandis, un ragazzo programmatore appassionato di elettronica è messo in testa di realizzare per Nicolas un arto artificiale, mano bionica per sopperire all’arto perso e c’è riuscito. L’arto è munito anche di un sensore che segnala la vicinanza di oggetti. Fra le tante attività che Nicolas svolge ora c’è soprattutto l’impegno nell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (ANVCG), dove da qualche anno è diventato presidente regionale Piemonte e valle d’Aosta e consigliere nazionale. L’incontro a Novalesa aveva il titolo “Un impegno per la Pace” e l’adesione dei Comuni di Venaus, Susa, Mompantero, Giaglione, Mompantero e l’Unione Montana.

L’associazione ANVCG è stata fondata il 26 marzo del 1943; con i suoi ottant’anni di vita sa stare al passo con i tempi, si è battuta per ottenere una legge nel 1997 per la messa al bando delle mine antiuomo. Negli anni Novanta erano attivi nei Balcani. Portano avanti dei progetti in molti Paesi dove esistono conflitti, in Giordania sostengono il centro di riabilitazione di Amman. L’associazione non ha potuto fermarsi perché il ritrovamento dei reperti bellici è sempre all’ordine del giorno.

L’Osservatorio è uno strumento dell’associazione e monitora tutti i conflitti in atto, e le conseguenze sulla popolazione civile. Ogni anno in Italia vengono ritrovati oltre 60.000 ordigni (dati del Ministero della Difesa), principalmente della seconda guerra mondiale, e 130mila in mare. “Le guerre anche quando finiscono lasciano discariche di ordigni sui territori”. L’intervento di Nicolas cala su una platea ammutolita. È abituato a parlare in pubblico, sono dieci anni che partecipa a incontri in tutta Italia e anche all’estero.

La militanza nel movimento Notav ha ceduto il passo a un altro importante impegno: “Promotore di pace”. Ancora una volta il 3 ottobre sarà insieme all’avvocato Giorgia Gambino a Lampedusa in occasione dell’anniversario del naufragio e morte di 368 persone. Ancora una volta Nicolas parlerà ai tanti studenti provenienti da tutta Europa, sarà l’occasione per ricordare che i migranti non sono solo climatici, economici, ma soprattutto fuggono dalle guerre. “Sono stato in tante città, in Italia e all’estero ma non avevamo mai organizzato una serata qui nel mio paese, questa è la prima volta. Voglio ringraziare l’amministrazione attuale ma anche le due precedenti perché sono sempre stati vicini a noi. E poi la mia famiglia e tutti i miei amici che non mi hanno mai trattato da invalido e anzi insieme abbiamo continuato a fare le peggio cose… Bisogna costruire fra tutti un sentimento di pace e solidarietà a partire dal nostro vicino che ci sta sulle scatole. Bisogna fare informazione perché dopo settant’anni anche questa valle è ancora piena di reperti”.

Nicolas conclude ricordando la storia di don Foglia, nativo di Novalesa, il sacerdote partigiano chiamato don dinamite per la sua dimestichezza con gli esplosivi, per la distruzione del ponte Arnodera che aveva interrotto la linea ferroviaria del Frejus. Don Foglia venne arrestato e deportato a Mauthausen e a Dachau. Dopo la guerra diventò parroco di Moncenisio e nell’estate del 1946 i due nipotini di tre e cinque anni morirono perché trovarono ordigni che qualcuno lasciò davanti alla porta della canonica per punire il prete comunista.

Da Novalesa a Lampedusa Nicolas giovane valsusino voleva coltivare un campo di patate e si trova a coltivare la speranza per tutti.

 

 

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