Un nuovo capitolo nella vicenda giudiziaria che vede coinvolto Yurii Sheliazhenko, il leader pacifista ucraino, accusato di “giustificare la guerra di aggressione russa”, in sostanza di essere un “amico di Putin”: lunedì 14 agosto dovrà presentarsi al Tribunale distrettuale di Solomianskyi, a Kiev in via Maxim Kryvonos 25, davanti al giudice Sergiyenko che dovrà pronunciarsi sulla richiesta del Procuratore di assegnare Yurii gli arresti domiciliari per 60 giorni, 24 ore al giorno, e convalidare il sequesto del computer, telefono e documenti prelevati nel corso del blitz del 3 agosto quando alcuni agenti dei Servizi Speciali sono entrati nella sua casa sfondando la porta.

Questo, paradossalmente, avviene nei giorni in cui il Presidente Zelensky ha annunciato il licenziamento di tutti i funzionari regionali incaricati del reclutamento militare “per sradicare un sistema di corruzione che dietro consegna di mazzette consente ai coscritti di sfuggire all’esercito e attraversare illegalemente la frontiera”. Il provvedimento anticorruzione, dilagante nell’esercito ucraino, nasconde un fatto molto più sostanziale: il diffuso sentimento contrario al reclutamente di massa e obbligatorio che molti giovani ucraini stanno rifiutando. La renitenza alla leva, la diserzione, l’obiezione di coscienza, il rifiuto dell’arruolamento per essere mandati in guerra, sono al centro dell’azione del Movimento Pacifista Ucraino che ha sempre sostenuto con lealtà e verità queste posizioni antimilitariste e nonviolente, come scritto chiaramente nel documento “Agenda di pace per l’Ucraina e il mondo” che è costato l’incriminazione a Yurii Sheliazhenko.

I militari infedeli e corrotti agiscono di nascosto per evitare personalmente la guerra.

Gli obiettori di coscienza onesti e leali agiscono alla luce del sole per abolire la guerra.

Questa è la differenza tra militarismo e nonviolenza.

Il Presidente Zelenzky, che rappresenta tutti gli ucraini, deve farsi qualche domanda su chi sono i veri nemici della patria: anzichè perseguitare i pacifisti, che fanno resistenza nonviolenta per la libertà dell’Ucraina, dovrebbe, con loro, cercare vie di pace, favorire una soluzione diplomatica, a partire da un concordato “cessate il fuoco”, per difendere il martoriato popolo ucraino dall’aggressione criminale e illegale della Russia di Putin.

Nel procedimento penale in corso a carico di Yurii Sheliazhenko, vi sono molte anomalie.

Dopo il primo interrogatorio Yurii Sheliazhenko ha depositato un reclamo costituzionale nel quale contesta la vaghezza dell’articolo del codice penale utilizzato per imputargli il reato di giustificazione dell’aggressione russa; nel fascicolo riguardante tutta la vicenda, compare anche una lettera inviata dal Commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino al Servizio di Sicurezza, che indica Yurii come una minaccia per la sicurezza nazionale; le lettere inviate da Yurii al Difensore Civico sono state lasciate senza risposta con il  pretesto che sarebbero “anonime”, perché non firmate anche se inoltrate per e-mail con allegata la copia scannerizzata con firma autografa. Tutto ciò, secondo Yurii, viola il diritto di difesa e il diritto costituzionale alla petizione, previsto dalla giurisprudenza ucraina.

Nel frattempo i pacifisti ucraini hanno incassato l’appoggio e la solidarietà anche da parte del Forum Science4Peace, che riunisce i migliori fisici del mondo, tra cui l’italiano Giorgio Parisi, Premio Nobel per la Fisica 2021.

Il Movimento Nonviolento sostiene Yurii Sheliazhenko e il Movimento Pacifista Ucraino nella loro azione per il rispetto dei diritti umani, per il diritto alla pace, per il ripudio della guerra, il più grande crimine contro l’umanità, perché gli obiettori ucraini insieme a quelli russi e bielorussi stanno già facendo la pace dal basso, stanno già costruendo un futuro di convivenza.

 

Mao Valpiana

presidente del Movimento Nonviolento

“Campagna di Obiezione alla guerra”