Quest’anno il coro Amwaj ha fatto la sua prima tournée in Italia. 45 giovani cantori palestinesi si sono esibiti nelle città di Vicenza, Brescia, Avesa, Torino, Genova, Castelnuovo di Porto, Roma e Supino. “Durante la tournée italiana siamo stati accolti nelle case dei Piccoli e Giovani Cantori di Torino, dell’Accademia Vocale di Genova e del Coro Artipelago di Castelnuovo di Porto. A Vicenza e a Brescia abbiamo avuto una straordinaria accoglienza in famiglie locali. E per concludere a Supino il gruppo è stato ospitato meravigliosamente – e viziato – dalla straordinaria Luisa Morgantini”, così Michele Cantoni che insieme alla moglie Mathilde Vittu nel 2015 ha creato la scuola corale Amwaj (“onde” in arabo). “Il termine Amwaj – continua – è un termine che stimola l’immaginazione dato che le onde possono evocare, per ciascuno di noi, una molteplicità di immagini e idee diverse: la forza come la dolcezza, la propagazione, la sovrapposizione, l’impatto, la continuità come la discontinuità”.

Dal 2015 la scuola corale Amwaj offre un programma di formazione corale intensivo e gratuito a bambine, bambini e giovani delle zone urbane, rurali, e dei campi profughi di Betlemme e di Hebron. Scambi pedagogici e culturali sono al centro dell’approccio didattico e artistico di Amwaj, permettendo ai giovani membri del coro di lavorare con una vasta gamma di artisti, ensemble ed insegnanti sia palestinesi che stranieri, nonché di esibirsi regolarmente affrontando repertori di tutto il mondo. Il progetto è sostenuto dalla fondazione “Les Instruments de la Paix” di Ginevra e dall’associazione francese “Soutien Amwaj”. Nel corso degli ultimi anni Amwaj ha stabilito una rete di legami con il nostro paese invitando in Palestina musicisti italiani, proponendo concerti di repertorio italiano per eventi del Consolato d’Italia a Gerusalemme, collaborando con ensemble italiani in tournée in Palestina, partecipando a festival e convegni in Italia e favorendo gli studi di musicisti palestinesi presso conservatori italiani. “Con questa tournée abbiamo potuto dare continuità ai contatti già esistenti in Italia e stabilirne di nuovi” spiega Michele Cantoni, “è così che abbiamo potuto esibirci a Vicenza, Brescia, Avesa, Torino, Genova, Roma, Castelnuovo di Porto e Supino, assieme a cori locali e ad ensemble strumentali che includevano musicisti palestinesi residenti o diplomati in Italia”.

Grazie alle associazioni AssoPace Palestina e Soutien Amwaj, 45 bambine, bambini e giovani (di età dagli 8 ai 20 anni) e circa 15 adulti (accompagnatori, musicisti, documentaristi e qualche genitore) hanno oltrepassato il confine tra Palestina e Italia. “Una tournée di questo tipo non è mai facile da organizzare, realizzare e finanziare. Nel caso specifico di un coro palestinese che vuole andare all’estero, si aggiungono le difficoltà legate al controllo totale che le autorità israeliane hanno, da decenni, sul territorio e sulla popolazione palestinese, una realtà che viene sempre più spesso riconosciuta e denunciata come situazione effettiva di apartheid” denuncia Cantoni.

Ai palestinesi residenti in Cisgiordania, infatti, non è permesso utilizzare l’aeroporto di Tel Aviv a meno che non si ottengano permessi speciali dalle autorità militari israeliane. L’anno scorso, però, queste avevano già detto a Michele e Mathilde di non provarci neanche a richiedere i permessi per la tournée in Italia. L’alternativa a Tel Aviv è di recarsi in Giordania e di volare dall’aeroporto di Amman, un percorso faticoso ed estremamente costoso, che richiede molto più tempo. Il diverso trattamento riservato a palestinesi e israeliani è reso ancora più evidente dai visti che i palestinesi della Cisgiordania devono richiedere se vogliono recarsi in Europa, contrariamente ai cittadini israeliani (anche quelli che vivono nelle colonie in Cisgiordania) ai quali i paesi europei garantiscono l’accesso senza visto.

I visti, inoltre, sono particolarmente cari, motivo per cui, come spiega Michele Cantoni: “Per un gruppo numeroso come quello del coro Amwaj, solitamente chiediamo un’esenzione, ma stranamente la gratuità quest’anno non ci è stata concessa, malgrado si trattasse di un progetto di scambio con molte realtà culturali italiane”.

Nonostante le difficoltà legate al viaggio, una volta arrivato in Italia il coro ha potuto effettuare la propria tournée che includeva tre rappresentazioni, in prima italiana, dell’opera “Amal – Oltre il muro”. L’opera è stata commissionata dal coro Amwaj nel 2020 alla compositrice Camille van Lunen, a partire dal racconto The Olive’s Secret Tale dell’autore palestinese Walid Daqqa. Quest’opera rappresenta valori universali, attraverso la creatività con cui i suoi personaggi affrontano le barriere e le ingiustizie che li circondano. Il coro si è inoltre esibito in un dialogo con diversi cori italiani (Coro del Conservatorio A. Pedrollo di Vicenza, Piccoli e Giovani Cantori di Torino, Accademia Vocale di Genova, Coro Artipelago di Castelnuovo di Porto, Coro Comunale di Supino): con la direzione di Mathilde Vittu e la voce solista di Aleen Masoud la lingua araba e quella italiana si sono intrecciate in una serie di concerti intensi e commoventi, attorno a brani di culture ed epoche diverse.

“La tournée è stata favolosa sotto tutti gli aspetti, permettendo ai giovani palestinesi di approfittare di un senso inusuale di libertà oltre che di un’accoglienza commovente ovunque e da parte di tutti: partner artistici, famiglie ospitanti, pubblico e organizzatori”, racconta Michele Cantoni.

Adesso sono ricominciate le attività didattiche e artistiche settimanali del coro Amwaj in Palestina. I prossimi appuntamenti a livello internazionale saranno una tournée in Francia a febbraio-marzo 2024 e probabilmente in Tunisia a giugno 2024. Il tutto sempre grazie a partenariati artistici locali. “Siamo convinti che senza questa dimensione umana, sociale e culturale, lo scambio artistico in sé abbia un interesse ridotto. Abbiamo anche la speranza che il contatto fra i giovani artisti palestinesi e persone di altri paesi (artisti, famiglie, pubblico) possa incoraggiare alla riflessione e alla comprensione di una realtà – quella del popolo palestinese – troppo spesso travisata”, concludono Mathilde Vittu e Michele Cantoni.

 

 Lidia Ginestra Giuffrida, AssoPace Palestina