A Torino da anni sembra inarrestabile l’arretramento del diritto allo studio degli adulti: i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti

I CPIA, sono sempre meno in grado di rispondere alla richiesta sia di apprendimento della lingua italiana, sia di percorsi di studio finalizzati al conseguimento di titoli di studio.

Negli ultimi tre anni le richieste di iscrizione sono aumentate e le cattedre sono diminuite, soprattutto nei quartieri più densamente popolati da residenti stranieri e da cittadini che avrebbero necessità di iniziare percorsi di educazione permanente. Le sedi continuano ad essere insufficienti e spesso inadeguate. Parecchie centinaia di persone nell’ultimo anno scolastico non hanno potuto studiare.

Quest’anno nella parte nord della città gli ostacoli per chi vuole studiare sono aumentati: due Cpia hanno arbitrariamente deciso di non ottemperare alle disposizioni ministeriali che definiscono le modalità di iscrizione: il Cpia1, Paulo Freire, ed il Cpia 2, Piero Angela.
Eppure la Nota ministeriale 16358 del 17 maggio è chiara. Infatti c’è scritto:
• Il termine di scadenza per le iscrizioni ai percorsi di istruzione degli adulti è fissato al 31 maggio 2023 e, comunque, entro il 16 ottobre 2023
• È consentito presentare la domanda di iscrizione anche da remoto, secondo le modalità individuate dai CPIA nell’ambito della propria autonomia e nel rispetto della normativa di riferimento.
• Resta ferma, in ogni caso, la possibilità per l’adulto di presentare la domanda in presenza.

I due Cpia non hanno, fino ad ora, aperto le iscrizioni da remoto e, per quanto riguarda il Cpia1 di via Domodossola, neanche in presenza creando evidente disagio ed escludendo di fatto molte lavoratrici e molti lavoratori precari dalla possibilità di iscriversi per l’anno scolastico 2023-24. Saranno impossibilitati, per esempio, i tanti lavoratori stagionali che già si trovano nei campi e nei frutteti del meridione: quando torneranno a Torino i posti a disposizione nei cpia saranno esauriti.

Alle tante donne e ai tanti uomini che hanno cercato inutilmente di iscriversi sembra siano state date risposte del tipo: “torna il 4 settembre, ma all’alba perché c’è gente che si mette in coda alle 4 del mattino per riuscire a iscriversi”. Facile previsione: l’irresponsabile scelta di non permettere le iscrizioni in questi mesi, distribuite nello spazio temporale necessario, determinerà un vero e proprio “assalto al posto di studio” e determinerà code incivili che nulla hanno da invidiare a quelle per rinnovare il permesso di soggiorno.
Anche educatrici ed educatori delle associazioni, volontarie e volontari delle “scuole delle mamme”, operatrici ed operatori di vari soggetti sociali sono rimasti sconcertarti ed indignati.

La carenza di posti disponibili nei cpia ha fatto sorgere negli anni tanti corsi informali gestiti dal privato sociale e dal volontariato: una “supplenza” di fronte all’insufficienza del servizio di Stato. La difficoltà, o l’impossibilità, ad iscrivesi nei cpia che operano in Barriera di Milano, le Vallette, Borgo Vittoria, Aurora, San Donato, ha determinato una nuova emergenza e generato una risposta dal “basso”: sono stati organizzati momenti e luoghi informali di supporto e di orientamento per le persone di quei quartieri, gestiti da soggetti sensibili al tema del diritto allo studio. Si sono rivolte, per esempio, al “Circolo Banfo” molte mamme di Barriera di Milano e alla “Casa del Popolo Estella” donne e uomini che abitano nella parte nord della città.

Sono molte le persone che ogni giorno entrano in uno dei due cpia per iscriversi e la loro richiesta non viene accolta, talvolta anche in modo sgarbato.
Sono molte le proteste di singoli e di soggetti collettivi.
Il “servizio antidiscriminazione” dell’ASGI – Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione – ha preso posizione chiedendo ai due Dirigenti Scolastici di procedere subito ad iscrivere cittadini italiani e stranieri anche a mezzo telematico.

Ieri la Casa del Popolo Estella, con persone e soggetti sensibili al diritto allo studio, ha organizzato un presidio davanti al Cpia1 di via Domodossola per chiedere “diritto a studiare – diritto ad iscriversi”.

L’iniziativa ha denunciato pubblicamente non solo l’attuale situazione che ha creato disagio e discriminazioni ma anche le politiche scolastiche nazionali e locali che determinano la grave carenza di organici e risorse nell’istruzione degli adulti nonché la mancanza di democrazia e partecipazione nei cpia, uniche autonomie scolastiche della città i cui dirigenti chiedono all’USR l’autorizzazione a non eleggere nelle proprie scuole, i Consigli di Istituto.

Il presidio non sarà probabilmente una protesta isolata: a partire dal poco rispetto per le persone più vulnerabili dimostrato dai cpia in questi mesi si sta formando in città un gruppo informale e diffuso di cittadine, cittadini, soggetti sociali determinati a prestare attenzione affinché vengano rispettati il diritto allo studio e il diritto alla partecipazione attiva. Diritti previsti dalla Costituzione e dalle norme relative all’istruzione degli adulti.