Nella parte più settentrionale del Veneto, al confine con l’Alto Adige, sotto le vette delle Dolomiti è adagiato Comelico, un comune sparso tra minuscole frazioni, come Candide, Dosoledo e Padola. La vallata, attraversata dal torrente Padola è un’area boscosa e tranquilla, poco toccata dal turismo di massa a differenza della val Cadore con la blasonata Cortina a ovest, o la val Pusteria con San Candido a nord.

E’ stata la meta di uno dei nostri viaggi senza auto, nel giugno 2023. Siamo arrivati in treno a Calalzo, poi bus (Dolomiti Bus) fino a S.Stefano Cadore e coincidenza per Candide. I mezzi pubblici sono scarsi, e vanno implementati. Ospiti della Casa Ines Aldo spazioso e caratteristico appartamento a Candide, parlavamo spesso con Alberto, il proprietario. Da un terrazzo all’altro, mentre il sole tramontava sulle vette rosate, Alberto ci raccontava i sentieri, le tradizioni, la storia e cultura del posto, e anche le minacce che incombono su questa vallata.

“Faranno un grande comprensorio sciistico da Comelico a Passo Monte Croce, al confine con l’Alto Adige. Funivie, seggiovie…porteranno, dicono, turismo e benessere in queste vallate. Può darsi che sia vero, ma io ho i miei dubbi. Noi siamo votati per un turismo culturale, di piccoli numeri, ecologico. Questo progetto ho paura che deturperà solo le nostre montagne, senza portarci niente in cambio. Ho provato a dirlo, ma qui è molto difficile parlarne” sospira. L’idea è quindi unire questa vallata veneta ad una delle più attrezzate ski area dell’Alto Adige, la Dolomiti Superski.

Intorno a Comelico si diramano tanti sentieri (troi in ladino) costellati da piccole statue lignee fatte da scultori locali, ogni sentiero ha il suo tema (sentiero dei contadini, sentiero dei mestieri, sentiero delle tradizioni, sentiero delle maschere) con spiegazioni che ti riportano alla magia del passato. Il tutto all’interno del progetto Algudnei (“qualcosa di noi”, in ladino), realizzato dal Gruppo di Ricerche Culturali di Comelico Superiore e dalla Regola di Dosoledo (www.algudnei.it), che si propongono di divulgare storia e cultura ladina. Sentieri di ogni tipo, per famiglie ed escursionisti, anche per lo sci di fondo, nei pressi della Valgrande, senza bisogno di impianti di risalita.

A Passo Monte Croce si snodano anche i sentieri della Grande Guerra e tutte le opere fortificate del vallo durante le due guerre mondiali. Affascinanti anche i piccoli musei sulla cultura ladina, (quasi ogni frazione ne ha uno) che però ora si reggono solo sulla disponibilità dei volontari.

A Padola vari negozi hanno appesi ai balconi degli striscioni, con lo stemma di Drei Zinnen. “Sì al collegamento, fateci restare” perfino sui lampioni sono attaccati questi adesivi. Da Padola parte un impianto di risalita per Col D’la Tenda.

Sarà questo il punto di partenza del grande comprensorio dal Veneto all’Alto Adige “senza mai togliersi gli sci dai piedi”,

Oltre ad Alberto, è difficile trovare qualche voce contraria. Le gente preferisce non parlarne, oppure si dichiara d’accordo. Finalmente mi imbatto in Giancarlo Gazzola, dell’associazione Mountain Wilderness: “Il primo progetto risale a circa otto anni fa, – mi spiega – più volte bocciato per vincoli ambientali. Come MW, Lipu ed Italia Nostra ci siamo sempre opposti per il pesante impatto sull’ambiente e sul paesaggio. La società proponente è la Drei Zinnen Dolomites che gestisce l’unico impianto a Padola e gli impianti dell’Alta Val Pusteria. Una buona spinta è dovuta anche dalle prossime Olimpiadi invernali Mi-Cortina 2026, visto che stanno arrivando un sacco di soldi e tutti i comuni si avventano per recuperarne il più possibile. Così però si sperperano soldi pubblici al servizi per pochi, quando qui in questa vallata mancano servizi essenziali, i trasporti pubblici sono carenti, andrebbero implementati, scuole e ospedali sempre più lontani”.

Un progetto di circa 40 milioni di euro di cui 26 milioni a carico del Fondo dei Comuni di Confine (fondi pubblici), Provincia di Trento e Bolzano e il restante garantito da un co-finanziamento privato messo a disposizione dalla società “3 Zinnen Dolomites”. Il progetto dal titolo accattivante “progetto integrato per lo sviluppo turistico, culturale e socio-economico della Valle del Comelico” prevede l’impegno della società di occuparsi anche dei sentieri in quota.

“Sebbene il nuovo progetto abbia recepito alcuni apprezzabili aspetti culturali, e sia leggermente migliorato, impedendo alla nuova funivia di arrivare in cima ai Colisei, (attestandosi poco sotto), rimane un’opera non sostenibile dal punto di vista ambientale, paesaggistico ed energetico – continua Gazzola. – La costruzione di queste due nuove funivie e due nuove piste (esposte al sole) a una quota inferiore ai 2 mila metri provocheranno disboscamenti e un paesaggio totalmente alterato. E’ ormai noto che gli impianti sciistici a bassa quota sono una follia con i cambiamenti climatici in atto. Ci sarà bisogno di innevamento artificiale con enormi costi di gestione, dispendio energetico e di acqua. Solo i mezzi battipista consumano 15 litri di gasolio per ettaro. Senza contare del grande bacino (quindi grandi scavi) a Camporotondo per raccogliere l’acqua da utilizzare per la neve artificiale. Sarà costruito anche un grande parcheggio probabilmente proprio nei pressi della spianata della malga Valgrande, ora un luogo incantevole e unico. A tutto questo si aggiunge il rischio di speculazione edilizia con un probabile progetto di un villaggio con 42 villette e un supermercato. Invece di conservare Comelico con la sua natura intatta, si vuole trasformare la montagna in un luna park, protesi delle città. Qui siamo anche in una zona buffer (cuscinetto), area limitrofa alle Dolomiti, Patrimonio dell’Umanità Unesco, che dovrebbe garantire un livello di protezione aggiuntivo”.

Eppure il TAR veneto ha (nell’agosto 2022) tolto i vincoli posti dal Ministero dei Beni Culturali nell’area compresa tra Auronzo e Comelico  con la motivazione che “comprimono lo sviluppo”. Contro questa decisione Mountain Wilderness, con Lipu ed Italia Nostra hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato e sono in attesa della sentenza. A gennaio 2023 intanto è arrivato il pre-parere positivo con prescrizioni da parte della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Venezia, Belluno, Padova e Treviso. Sarà ora oggetto di una procedura di valutazione di impatto ambientale e di incidenza.

“Purtroppo l’imprenditoria alto altesina, dopo aver costruito ovunque, sta cercando di “colonizzare” anche il versante Veneto –  denuncia Gazzola – La pubblicità martellante di politici ed imprenditori al progetto ha fatto presa sulla gente, chi è contrario ha paura di ritorsioni e non si pronuncia, magari ci contatta “segretamente” cercando aiuto. A nostro avviso questo collegamento porterà vantaggio solo all’Alto Adige, a noi resteranno le briciole e un territorio devastato. I turisti sciatori, alla fine della giornata, ritorneranno con l’impianto a Sesto e San Candido, dove ci sono alberghi di migliore qualità che attraggono questo tipo di turismo e non si fermeranno da noi in Veneto. L’alternativa è attrarre turismo sostenibile, culturale, naturale, in ogni stagione, dobbiamo curare i sentieri, i musei, migliorare il trasporto pubblico. Basta monocoltura dello sci!”

Questo grande comprensorio si unirà alla ski area di Sesto e della Croda Rossa, che si erano “unite” già nel 2014, con nuovi impianti e piste da sci. Un territorio fragilissimo anche quello altoaltesino sotto alla Croda Rossa, con le cime che si stanno disgregando a causa dello scioglimento del permafrost. Oltre al collegamento con il Comelico il comprensorio dell’Alta Pusteria ha in progetto poi di unirsi con la ski area Austriaca di Sillian. Un immenso lunapark accessibile da tre regioni.

A quale prezzo per l’ambiente e per la conservazione di queste montagne così fragili e uniche al mondo?