Nella ricorrenza della Festa della Repubblica che all’art. 11 della sua Costituzione dichiara solennemente di ripudiare la guerra”, il Movimento Internazionale della Riconciliazione ribadisce l’importanza di questo principio fondamentale, troppo spesso oscurato da scelte che non ne rispettano la sostanza, in nome del “sacro dovere” della difesa (art. 52), che non s’identifica affatto con quella armata e militare.

Poiché il M.I.R. è un “movimento a base spirituale composto da persone impegnate nella nonviolenza attiva, intesa come stile di vita, come mezzo di riconciliazione nella verità e di conversione personale, come mezzo di trasformazione sociale, politica ed economica”, mentre concordiamo col messaggio del manifesto ufficiale per la Festa della Repubblica (“L’Italia siamo noi. Italiani, un patrimonio di valori”), ci teniamo però a chiarire che i valori in cui crediamo, come la maggioranza degli Italiani, sono la pace, la solidarietà, la giustizia sociale e ambientale.

Non crediamo quindi che una parata militare interpreti la volontà popolare né tanto meno l’impegno di chi da decenni si batte per una difesa alternativa – civile, disarmata e nonviolenta – e per far rispettare il diritto universale di obiettare alla guerra ed al complesso militare-industriale, che al tempo stesso ne è manifestazione più evidente, ma anche causa e movente.

Ecco perché, insieme ad altre organizzazioni che condividono la scelta della nonviolenza, chiediamo al Governo italiano di ratificare il trattato per la messa delle armi nucleari e di non alimentare la cultura di guerra e la diffusione dei valori militari, infiltrandosi nelle scuole e nelle università, ma piuttosto di dar voce agli Italiani che custodiscono quel “patrimonio di valori”, civili etici e religiosi, contrassegnati da uno spirito di dialogo, di accoglienza, di equità, di conversione ecologica e di rifiuto della violenza.

Continueremo ad opporci a scelte antitetiche allo spirito costituzionale, in quanto alimentano la guerra come risoluzione delle controversie internazionali, e chiediamo al nostro governo ed all’Unione Europea di percorrere le vie della mediazione diplomatica e di offrire sostegno e protezione agli obiettori e disertori russi, ucraini e bielorussi, che hanno coraggiosamente detto no alla guerra ed alla logica dell’obbedienza cieca, che – per dirla con don Milani, di cui si è celebrato il centenario – “non è più una virtù, ma la peggiore delle tentazioni”. È tempo di “svuotare gli arsenali” (Pertini) e, di fronte ai disastri ambientali causati da questo negativo modello di sviluppo, di spalare anziché di sparare.

Ermete Ferraro, Presidente del Movimento Internazionale della Riconciliazione