(DIRE) Bologna, 25 mag. – “È l’ora della mediazione, del disarmo nucleare, e della pace positiva”. Dopo il convegno che qualche settimana fa ha rilanciato la richiesta di un ministero della Pace, a Bologna -in vista del 2 giugno visto come “Festa della Repubblica che ripudia la guerra”, i pacifisti tornano a riunirsi e stavolta con loro c’è anche il Cardinal Matteo Zuppi, arcivescovo della città, presidente della Cei e incaricato dal Papa come mediatore per il conflitto in Ucraina.
Domani pomeriggio si terrà una tavola rotonda a Palazzo d’Accursio, con il patrocinio del Comune, degli “artigiani della Pace” come li chiama Papa Francesco. Darà “spazio per riflessioni sullo stato della crisi in Ucraina dal punto di vista geopolitico-militare; sul ruolo della politica: occasioni mancate e prospettive; sul ruolo delle comunità cittadine rispetto alla crisi del riarmo,alla minaccia nucleare, all’appello al disarmo”.
E, dicono ancora gli organizzatori, “si parlerà di pace positiva: che non è’assenza di guerra’ ma è costruzione di ‘architetture’ e istituzioni politiche per la pace: dal ministero della Pace, agli assessorati e alle Consulte della pace per favorire in ogni comunità urbana politiche attive di educazione alla pace,gestione nonviolenta dei conflitti, mediazione e riconciliazione urbana, giustizia riparativa, difesa civile nonviolenta, disarmo,
tutela dei diritti umani, dialogo interreligioso”.
Oltre a Zuppi, interverra Marco Tarquinio (Avvenire), Paolo Ciani (Demos), Francesco Vignarca (Rete Pace e Disarmo), Laila Simoncelli (Campagna ministero della Pace), i docenti universitari Pier Giorgio Ardeni (Economia politica) e Bernardo Venturi (co-fondatore dell’Agenzia per il peacebuilding), Stefano Ramazza che seguì, con Beatrice Draghetti, presidente della Provincia di Bologna, il Tavolo provinciale della Pace.

“Non è più il tempo- dice Alberto Zucchero, del Portico della pace di Bologna che organizza l’evento in collaborazione con il comitato cittadino di Europe for Peace- di rituali manifestazioni di piazza né di vuoti
proclami. La politica parla con atti e decisioni che prende. E allora chiediamo a chi governa le nostre città uno scatto di reni e una lettura politica aggiornata a un oggi così drammatico”.
Soprattutto a Bologna, “riferimento europeo nella storia dell’antifascismo, del movimento operaio, della sinistra sociale e politica. Ma anche città di Lercaro, Dossetti e oggi di Zuppi, mediatore per Papa Francesco in Ucraina”. Non solo: Zucchero ricorda che Bologna, il 25 maggio 1962, vide sfilare 30.000 persone per la marcia della pace, “nel pieno della Guerra Fredda e a un soffio dal disastro nucleare sfiorato con la crisi dei missili a Cuba. Erano i tempi del sindaco Dozza e dell’assessore Tarozzi, in stretto contatto con Aldo Capitini e Pietro Pinna, i padri del movimento nonviolento in Italia… Ebbene, ispirati anche dal compianto Enrico Berlinguer osiamo affermare: ‘La pace
al primo posto'”, ma anche citare la segretaria Pd Elly Schlein che a Bologna, alla vigilia delle primarie, disse: “Non c’è sinistra senza costruzione di pace, qui nelle nostre comunità come nei teatri dei conflitti”.
A Bologna, a febbraio, il Portico della pace ha chiesto al sindaco Matteo Lepore la creazione di una Consulta cittadina della Pace, una delega assessoriale alla Pace, la sottoscrizione dell’appello mondiale delle città a sostegno del Trattato Onu di proibizione degli armamenti nucleari. “E’ tempo che Bologna torni ad essere una città capofila, se vuole davvero essere “la Città più progressista d’Italia”, conclude il Portico della pace.