In tutto il mondo le persone consumano una quantità di sale doppia rispetto a quella indicata, causando gravi rischi alla salute. L’assunzione di sale ridotta potrebbe salvare sette milioni di vite da oggi al 2030, secondo quanto evidenziato in un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) pubblicato lo scorso 9 marzo.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS, durante la presentazione del documento tenutasi a Ginevra ha ricordato che “l’alimentazione scorretta è una delle cause principali di morte e malattia a livello mondiale, e nella maggior parte dei casi è dovuta all’assunzione di sodio in eccesso”.

Nel primo rapporto sull’argomento, “Global report on sodium intake reduction” (Rapporto mondiale sulla riduzione del consumo di sodio), l’OMS sottolinea che siamo lontani dall’obiettivo mondiale di ridurre l’assunzione di sodio del 30% entro il 2025.

Il sodio è un nutriente essenziale. Tuttavia, se assunto in quantità eccessive, aumenta il rischio di cardiopatie, oltre che di ictus e di morte prematura. La fonte principale di sodio è il sale da cucina (cloruro di sodio), ma è presente anche in altri condimenti, come il glutammato di sodio.

Il consumo medio giornaliero globale di sale è di circa 10,8 grammi, più del doppio della quantità raccomandata dall’OMS, ovvero meno di cinque grammi (un cucchiaino) al giorno. Il rapporto dichiara che solo il 5% degli stati membri dell’OMS è tutelato da normative obbligatorie e complete sulla riduzione del sodio e che il 73% non applica integralmente tali normative.

Attualmente solo nove paesi (Arabia Saudita, Brasile, Cile, Spagna, Lituania, Malesia, Messico, Repubblica Ceca e Uruguay) dispongono di un insieme completo di normative consigliate per ridurre il consumo di sodio.

Tedros ha affermato che “questo rapporto evidenzia che la maggior parte dei paesi non ha ancora adottato alcuna normativa obbligatoria sulla riduzione del sodio, pertanto le popolazioni corrono il rischio di infarto, ictus e altri problemi di salute”. L’OMS “esorta tutti i paesi a mettere in atto gli ‘investimenti migliori’ per ridurre il sodio, e i produttori ad applicare i valori di riferimento dell’OMS riguardanti il contenuto di sodio negli alimenti”, ha aggiunto.

Si stima che l’introduzione di normative sulla riduzione del sodio, tutte estremamente efficienti dal punto di vista economico, potrà salvare la vita a circa sette milioni di persone da oggi al 2030, poiché si tratta di un elemento importante delle misure per raggiungere uno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (ODS). All’interno dell’agenda per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile sulla Salute e il benessere, l’obiettivo 3.4 propone la riduzione di un terzo delle morti premature per malattie non trasmissibili, attraverso la prevenzione e la terapia, e di promuovere la salute mentale e il benessere.

Anche Tom Frieden, presidente di Resolve to Save Lives, un’organizzazione che collabora con i paesi per prevenire milioni di morti causate da malattie cardiovascolari, ha affermato che “esistono misure dall’efficacia dimostrata e innovazioni importanti, come l’utilizzo di sali a basso contenuto di sodio, che i governi possono applicare”. “È necessario adottare misure da subito, o le persone che subiranno infarti o ictus, invalidanti o mortali, saranno molte di più, e questo si sarebbe potuto evitare”, ha rimarcato Frieden.

La strategia complessiva proposta dall’OMS propone per prima cosa di riformulare gli alimenti trasformati perché contengano meno sale e di stabilire degli obiettivi riguardanti la quantità di sodio presente negli alimenti e le relative porzioni. In seguito, bisognerà stabilire normative pubbliche sull’acquisto degli alimenti per limitare quelli ricchi di sale o sodio nelle strutture pubbliche come ospedali, scuole, luoghi di lavoro e case di riposo.

Un’altra proposta è l’introduzione dell’etichettatura frontale sulle confezioni, per aiutare i consumatori a selezionare i prodotti con basso contenuto di sodio.

Inoltre si dovranno realizzare delle campagne nei mezzi di comunicazione che incoraggino a cambiare abitudini per ridurre il consumo di sale e sodio. Infine, si dovrà invitare i paesi a stabilire obiettivi riguardanti il contenuto di sodio nei cibi lavorati, in conformità con i valori di riferimento globali dell’OMS, e metterli in pratica.

Traduzione dallo spagnolo di Cinzia Simona Minniti. Revisione di Thomas Schmid.

L’articolo originale può essere letto qui