Il 2 aprile 2023 sarà una data importante per il pacifismo.

Migliaia di persone e associazioni di diverse parti del mondo si sono date appuntamento per dare vita, tutte assieme, a una giornata di attività dedicate a promuovere la pace e a sensibilizzare sui temi della nonviolenza.

Un arcobaleno di iniziative diverse tra loro in punti del pianeta distanti tra loro, che avranno in comune la richiesta di porre fine a ogni guerra (non solo in Ucraina) e un cambio di atteggiamento da parte dei governi, per frenare la tendenza sempre più bellicista che sta provocando una pericolosa escalation.

Mentre in molti Paesi europei si inizia tristemente a parlare di mobilitazione militare, i popoli iniziano a mobilitarsi per la pace al fine di scongiurare un conflitto globale che sembra avvicinarsi ogni giorno di più.

L’appello è partito dalla campagna Europe for Peace (che al suo avvio, nel 2007, è stata sostenuta da Noam Chomsky e Gorbachev) ed è concepito come un tentativo di sincronizzare le forze del pacifismo mantenendo le differenze e la creatività di ciascuno. Un’iniziativa che non mira a creare un nuovo coordinamento, ma solo coscienza e convergenza.

Su quali forze possono contare i pacifisti? Quali strumenti hanno a disposizione per influenzare gli avvenimenti? Questa è la vera domanda e la grande scommessa del 2 aprile.

Molte le adesioni in Europa, dove ci si mobiliterà in diverse città: a Madrid, Malaga, Barcellona, Porto, Atene, Bruxelles, Praga, arrivando fino in Islanda. I pacifisti hanno risposto numerosi anche in Italia, organizzando eventi in varie città, tra cui Milano, Bologna, Torino, Ivrea, Firenze, Roma e Catanzaro.

Difficile fare una stima della quantità di eventi che avranno luogo, poiché una delle caratteristiche nuove di questa iniziativa è proprio la completa decentralizzazione e la convergenza su punti minimi.

Un’altra caratteristica importante e innovativa di questa iniziativa risiede nella sua dimensione nonviolenta. Un aspetto importante del 2 aprile sarà infatti il boicottaggio delle TV e dei social durante tutta la giornata.

Gerardo Femina, promotore nel 2007 della campagna Europe for Peace, spiega meglio il senso dell’iniziativa:

“Certo, è importante manifestare, andare in piazza e continuare con le forme tradizionali di protesta, ma c’è la necessità di scoprire – o meglio di riscoprire – forme di pressione con cui le persone comuni possano davvero influenzare i governi.

I nostri governanti sembrano completamente scollati dall’opinione dei loro cittadini… Ormai è evidente che le persone non condividono le linee che i governi stanno sostenendo. Le loro politiche ci stanno portando alla terza guerra mondiale, benché la gente non lo voglia in alcun modo. Paradossalmente, l’umanità sembra in ostaggio di una ristretta élite che la sta trascinando verso la catastrofe.

È ovvio che la guerra non conviene a nessuno, ad eccezione di quella piccola minoranza.

Rimane una sola possibilità, ossia che la maggioranza delle persone impari a muoversi in sincronia fino ad arrivare, se necessario, a paralizzare i governi. Durante la pandemia, per proteggerci dal virus i governi hanno messo in quarantena le popolazioni. Ora ci troviamo nella situazione opposta: per salvarsi dalla guerra le popolazioni dovranno imparare a mettere in quarantena i propri governi.

È una situazione ironica. Questo riusciremo a farlo soltanto con la disobbedienza civile e il boicottaggio. È arrivato il momento di iniziare a capire come muoverci.”

Staremo a vedere. E comunque vada, questo sarà sicuramente il primo di altri esperimenti simili con una dimensione globale.