Giovedì 23 marzo per la nona volta è andato avanti lo sciopero nazionale contro la riforma delle pensioni.

A Parigi la marcia è partita alle 14 da piazza della Bastille ed ha proseguito fino alla piazza dell’Opera Garnier per essere disciolta ufficialmente entro le 19. La partecipazione è stata elevatissima, ma gli scontri di violenza scatenati da entrambe le parti non sono tardati ad esplodere cosi come ad arrivare danni materiali consistenti. Lo si può evincere dalle immagini largamente diffuse al riguardo dai media. Sembrano scene di una guerriglia fatta di barricate di biciclette e monopattini in libero servizio o di cumuli d’ immondizia incendiati. Alcuni l’hanno paragonata al nuovo sessantotto per la presenza consistente anche di giovani studenti universitari.

Gli atti di violenza e di distruzione vanno in assoluto e con fermezza condannati. Mi auguro come tanti che non si ripeteranno nuovamente o per lo meno si affievoliscano nel prossimo futuro.

Fatte queste sagge premesse e in vista della prossima manifestazione indetta dai sindacati per martedì 28 marzo desidero esporre di seguito alcune considerazioni per restituire un quadro positivo della vicenda, attingendo dal mio punto di vista e da fatti che ho potuto osservare in quanto cittadina italiana residente a Parigi.

Traccio qui alcuni punti:

  • La partecipazione alla manifestazione di ieri è stata non solo massiva rispetto a quelle precedenti, ma ancora più intergenerazionale, coinvolgendo persino dei giovani studenti benché ancora molto lontani dall’età pensionabile, oltre alle varie categorie di lavoro.

  • Il popolo è profondamente indignato, ma compatto e risoluto a non mollare.

Questo sentimento di unione e di risolutezza a non mollare non si vedeva da anni. Esso non è nato solo da comuni ragioni economiche legittime, legate all’eventuale perdita di una sicurezza economica futura e guadagnata dopo anni di lavoro.

In fondo la proposta di riforma avanzata dal governo francese ritarda solo di due anni l’età per entrare in pensione, passando da 62 a 64 anni. In Italia ce ne vogliono 67! Ma i cittadini francesi sono particolarmente rispettosi sia dei loro Doveri che di conseguenza dei loro Diritti, per cui non gettano la spugna facilmente.

C’é anche una convergenza di fattori accumulati nel tempo che ha generato l’indignazione crescente e unanime. Sarebbe lungo qui descriverli tutti. Evoco i più importanti:

Un primo fattore scatenante é stato il ricorso ulteriore all’articolo 49.3 della Costituzione adoperato dalla prima ministra, la signora Borne il 16 marzo scorso.

Questo articolo consente al governo francese di non passare attraverso il dibattito e il voto dell’assemblea e far entrare in vigore immediatamente i disegni di legge. Tale articolo é già stato adoperato da vari politici in passato. La stessa ministro Borne dicembre scorso per far passare la riforma finanziaria 2023.

Quest’ultima volta però è stato come se avessero premuto il bottone d’allarme rosso:

ATTENZIONE: DEMOCRAZIA IN PERICOLO !

Tra i manifestanti si ironizzava dicendo che la febbre del popolo francese era salita a 49.3 !

Un secondo fattore è dovuto al corpo di polizia del cosiddetto servizio d’ordine,  che agisce arbitrariamente e con violenza inaudita: perquisisce per strada a caso la gente e la ferma abusivamente. In questi giorni sui social circolano molte testimonianze al riguardo, anche da parte di giornalisti indipendenti arrestati. A tal punto che un gruppo di avvocati si è impegnato a fare circolare il Kit del manifestante:  un resumé dei diritti che ogni cittadino deve conoscere in caso di perquisizione.

Un terzo fattore è stato l’intervento pubblico  del Presidente Macron alla televisione il  giorno prima della manifestazione

Il suo discorso non è stato  in gran parte convincente. Inoltre la scelta della fascia oraria delle 13 invece di quella solita delle 20 non è stata affatto strategica. La prima è rivolta ad un bacino di utenti ristretto e costituito essenzialmente da anziani già pensionati, che tra l’altro costituiscono la maggioranza di elettori che ha favorito la sua rielezione. I francesi interessati dalla riforma si sono sentiti ignorati.

Una strategia di sciopero capillare ed estesa sul territorio nazionale

Invece di partecipare ai principali manifestazioni ufficialmente in programma molti scioperanti si sono radunati in piccoli gruppi, anche solo di 3 persone attorno ad un banchetto di accoglienza davanti a ospedali, scuole, uffici vari, uscite metro. E tra la distribuzione di volantino ed una chiacchiera coi passanti, ti offrivano persino un caffè. Altri gruppi ancora sono andati addirittura a bloccare pacificamente e provvisoriamente stazione dei bus, terminali di aeroporti, uscite del periferico che circonda Parigi.

Una strategia di sciopero che se ben sviluppata, a mio avviso può diventare in futuro vincente. Poiché coinvolge molti e pacificamente, apre al dialogo e si distribuisce sul territorio in maniera estesa e capillare, evitando cosi gli scontri violenti tra la massa di manifestanti e le forze dell’ordine che finiscono sempre per insorgere nelle piazze.