Ieri sera in una sala gremita nella Fabbrica delle E si è tenuta un’assemblea pubblica sulla deriva politica che si sta delineando in Italia

L’Assemblea è partita da un appello lanciato da Volere la luna è stata promossa inoltre da: Giuristi Democratici; La Poderosa – Associazione di Promozione Sociale

I relatori introduttivi:
– Gastone Cottino, ANPI
– Alessandra Algostino, Docente Ordinaria Dipartimento di Giurisprudenza UniTo
– Marco Revelli, politologo, sociologo, storico, attivista politico, giornalista e saggista
Ha moderato Livio Pepino, ex Magistrato, ex membro del CSM, Presidente di Volere La luna

“Il fascismo non è un pericolo remoto ma una realtà incombente, come i fatti di questi giorni stanno dimostrando”, ha dichiarato Livio Pepino.

L’assemblea è stata sferzata dalla forza, dalla determinazione e dalla straordinaria lucidità di Cottino, partigiano di 98 anni: “Questo appello nasce da un atto di ribellione, di rabbia, contro lo sfregio delle nostre radici, della nostra stessa identità di italiani che hanno conquistato la loro libertà e la Costituzione. Nasce anche come atto di ribellione contro l’estendersi a macchia d’olio di un regime di marca fascista. Un regime che ovviamente non è lo stesso dell’infausto ventennio, ma produce nella sostanza quegli stessi effetti di barbara intolleranza, di repressione sociale, la progressiva appropriazione da parte di forze reazionarie di ogni articolazione della nostra vita sociale e politica”. Ha poi pronunciato parole durissime sulle dichiarazioni di Piantedosi: “Di un ministro che purtroppo è professore universitario, lo dico con vergogna”. Ha poi duramente criticato anche Valditara: “E’ inutile che mi soffermi su un attacco frontale ad una Preside, cha ha semplicemente affermato dei principi democratici della nostra Costituzione”. Ha poi affermato che le mobilitazioni in occasione di fatti di cronaca, seppur opportune, non sono sufficienti: “Occorre passare al contrattacco, non agire e protestare dopo che gli eventi si sono verificati, iniziare un’opera di inversione della nostra storia, difficilissima, che si dovrebbe tradurre in un’iniziativa concreta”.

“L’antifascismo è il fondamento della Repubblica nata dalla Resistenza, ne esprime l’essenza, ne costituisce quelli che sono i pilastri portanti e attraversa tutta la costituzione. La Resistenza, l’antifascismo e la Costituzione esprimono l’idea di una democrazia che è fondata sul conflitto, sul dissenso, sull’emancipazione personale e sociale, sui diritti e sulla pace”, è stato l’incipit di Algostino. “E’ un  modello sotto attacco da anni, da quando il neoliberismo ha cominciato a vincere la sua lotta di classe dall’alto. Aveva ragione Polany quando associava fascismo e neoliberismo. Il Governo Draghi avrebbe potuto e dovuto sciogliere Casa Pound,  oggi il Governo Meloni si permette di non condannare le violenze degli studenti fiorentini e il Ministro Valditara di minacciare la Preside Savino. Antifascismo è la costruzione di una società libera uguale emancipata, è muovere dall’esistenza del conflitto sociale, è liberare la persona umana in nome di un’effettiva uguale diversità, è rimuovere le diseguaglianze, redistribuire la ricchezza, perseguire la giustizia sociale. Antifascismo quindi è la lotta dei lavoratori contro le delocalizzazioni selvagge, contro le condizioni servili dei falsi lavoratori autonomi e dei braccianti agricoli. E’ riconoscere il valore del dissenso: dissentire è antifascismo. Il dissenso e la sua manifestazione sono imprescindibili in una democrazia, la sua soppressione, repressione, criminalizzazione è sintomo di un’involuzione autoritaria. La disobbedienza civile è antifascismo”. Algostino ha poi continuato sottolineando che antifascismo è coltivare il pensiero critico negli studenti, opporsi alle riforme Gelmini, Renzi, all’alternanza scuola-lavoro, all’obbrobrio della scuola dell’umiliazione, contestare l’aziendalizzazione delle scuole. “Allora appare un filo nero che lega la repressione del dissenso, disumanizzazione dei migranti, espulsione e criminalizzazione di chi vive ai margini. L’antifascismo dev’essere pratica quotidiana”.

“La soglia è stata varcata con la guida del Governo assegnata ad una forza politica e ad una classe politica che ha nel proprio DNA il fascismo. Una continuità col Movimento Sociale che nasce da un reduce di Salò, nel simbolo del sacello del Duce, quella fiamma a cui sono così affezionati. Quel Movimento Sociale che resta assorbito dalla figura di Giorgio Almirante, firmatario dei patti che stabilivano la fucilazione, capo redattore di quell’infame rivista: ‘Difesa della razza’. Si dichiarano anti antifascisti: significa dichiararsi contro la nostra Costituzione. Ci hanno colpito con molto dolore certe dichiarazioni dell’allora Segretario del PD Enrico Letta e del candidato alla Segreteria Stefano Bonaccini. Quegli endorsement  per fortuna sono stati cancellati dalla manifestazione di Firenze. Tra un mese e mezzo si celebrerà il 25 aprile: immaginiamo già gli appelli che verranno fatti alla Presidente del Consiglio, al Presidente del Senato, ai Ministri e agli esponenti delle forze politiche di questo Governo a partecipare a quella celebrazione:  considereremmo la loro presenza un insulto a chi ha dato la vita, ha sofferto, ha combattuto per la liberazione” ha dichiarato Revelli

Molti gli interventi: Anpi, Fiom, PRC, Sinistra Anticapitalista, Centro Studi Sereno Regis, realtà sociali, Extinction Rebellion, Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso, esponenti del mondo della scuola e dell’università.

Cottino ha poi lanciato un inequivocabile appello alla base sociale e alla cittadinanza attiva: “Siamo convinti che le lotte non possano essere solo di settore, ma devono ricomporsi in un disegno unitario com’è unitario il disegno di fascistizzazione del nostro Paese, voglio aggiungere: non con un antifascismo di facciata, ben consapevoli che il fascismo non è solo negazione di libertà, ma è creazione di quel volto storico economico dei padroni dell’economia, della finanza, della politica, che sono sempre stati l’espressione dell’egemonia capitalistica”.

L’appello è alla costituzione di un’assemblea permanente che avvii un processo d’inversione della storia.