In vista della manifestazione nazionale del 4 marzo a Firenze, pubblichiamo e condividiamo il comunicato di Priorità alla Scuola,  invitando i lettori della nostra Agenzia giornalistica a firmare la petizione in difesa della preside Annalisa Savino minacciata dal ministro Valditara

 

La lettera di sostegno alla preside Annalisa Savino che abbiamo lanciato ieri, in tarda mattinata, ha raggiunto un numero esorbitante di firme. Ci chiediamo se adesso il ministro si assegnerà qualche ora di lavori socialmente utili per scontare la sua sconcertante prova di bullismo. Potrebbe rileggersi qualche articolo della Costituzione, per esempio (a cominciare da quello per cui la Repubblica è fondata sul lavoro, non sull’alternanza scuola/lavoro precario); oppure qualche libro migliore di quelli che scrive lui (e che abbiamo già avuto il dispiacere di citare, mesi fa). Nel 2020 ottantamila firme sotto alla nostra lettera a una ministra ci fecero inventare “Priorità alla Scuola”; oggi, che le firme continuano ad arrivare e sono quasi centomila, dobbiamo riprendere a inventare.

Le compagne e i compagni di Firenze, che ci hanno scritto dopo la manifestazione studentesca di martedì 21 febbraio, secondo noi hanno visto giusto. Le questioni della cittadinanza e del razzismo sono al centro: cruciali per una società democratica antifascista, cruciali per la scuola – ovvero per una scuola che cresca nuovi cittadini e nuove cittadine per un nuovo patto sociale, con gli occhi aperti sul mondo in cui viviamo, consapevoli dei nuovi diritti da conquistare e dei vecchi diritti da riconquistare.

Sin da lunedì 20 febbraio i migliori presidi delle scuole fiorentine hanno cominciato a scrivere ai loro studenti e studentesse, e a tutta la comunità educante. Noi di Priorità alla Scuola abbiamo rilanciato subito quella del preside dell’istituto superiore Salvemini-Duca d’Aosta Luca Stefani, molto esplicito nella condanna della “violenza squadrista” e nel mettere in guardia contro la “mala pianta del fascismo che è dura a morire”.

Il ministro ha aspettato invece ancora qualche giorno, per poi attaccare Annalisa Savino: forse perché la lettera della preside, uscita martedì 21, ha avuto maggiore diffusione fino a diventare, come si dice oggi, “virale”? forse per il riflesso maschilista di mettere a tacere una donna? o forse perché – come abbiamo sottolineato nella nostra lettera di sostegno alla preside – il ministro ha fatto un salto sulla sedia a leggere, insieme alla condanna del fascismo, quella dei muri alzati a chiudere frontiere e di un’idea di cittadinanza inscritta nel sangue? È stato il ministro dei muri anti-immigrazione a parlare e a minacciare.

Andiamo dunque verso una grande manifestazione nazionale? Riprendendo le parole di Carlo Levi che ci hanno ricordato i compagni e le compagne di Firenze, che sia un’occasione per andare al di là dell’antifascismo, soprattutto di un antifascismo generico e solo retorico. Ci devono essere delle richieste precise, che vadano oltre l’invocare le dimissioni di un ministro.

Ius scholae, come primo punto minimo (non occorre ripetere quanto minima ci sia sempre sembrata, è da quasi un anno che lo ripetiamo). Lo abbiamo scritto anche a ridosso del giorno della memoria: che la scuola italiana si riscatti dall’infamia delle leggi razziste del 1938 diventando il luogo dove bambini bambine ragazzi ragazze conquistano diritti di cittadinanza.

Il secondo punto viene da sé, scrivendo il 24 febbraio: entriamo nel secondo anno di guerra. Allora che sia una manifestazione pacifista: articolo 11, “l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, chi invece tripudia per la guerra e fa improbabili paragoni tra il 1943-45 e oggi cerchi altra compagnia. Chi tripudia la guerra non entri nemmeno nelle scuole: denunciamo la proliferazione di accordi tra USR e Esercito italiano, che entra nelle aule a fare “corsi di formazione” o porta gli studenti a fare alternanza scuola/lavoro nelle basi militari (350 a Sigonella nei prossimi mesi).

Il terzo punto: che la scuola smetta di essere solo una posta in gioco politica, e che sia rimessa davvero al centro di una società capace di pensare il proprio futuro e al diritto alla felicità (sì diremo proprio così) di tutti e tutte coloro che ne fanno parte. Sappiamo che la demolizione della scuola pubblica è andata avanti travolgendo la Resistenza di pochi, spianati da governi di ogni colore e di ogni parte. Il nostro programma per la scuola lo abbiamo discusso, presentato, manifestato tante volte in questi tre anni, e lo portiamo con noi.

Questa è la nostra proposta per una prova pratica di antifascismo. Chi ci sta metta il dito qui sotto, sapendo che questo significa far fare molta strada al corteo. Le manifestazioni di un giorno sono belle, ma – come ci ricorda il movimento femminista – servono solo se “lotto” tutto l’anno.

 

per firmare la lettera
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