L’ autorevole saggista Fritjof Capra ha commentato così il libro Designing Regenerative Cultures di Daniel Christian Wahl : “Questo libro è un prezioso contributo alla discussione sulla visione del mondo di cui abbiamo bisogno per plasmare la nostra intera cultura in modo che si rigeneri anziché distruggersi”.

Con questa frase Capra riassume il compito che abbiamo davanti a noi. L’accento è posto su “tutta la cultura”. Nessuna persona e nessuna organizzazione potrebbe da sola portare a termine questo compito mastodontico. Eppure deve essere fatto se non vogliamo che un giorno si abbatta il più grande disastro possibile sull’umanità.

Domande giuste invece di risposte giuste

Con il suo libro, Daniel Christian Wahl si è prefisso questo enorme compito. Non perché sappia come farlo, ma perché sa almeno abbastanza bene come non farlo: con il business as usual. In definitiva, il suo risultato consiste in un doppio lavoro intellettuale: da un lato, analizzare i sentieri ben battuti dell’errore e della distruzione sicura e, dall’altro, descrivere i mezzi e i metodi con cui si possono evitare i primi. Il metodo più importante può essere riassunto nella famosa frase di Rilke: “Se vivete le domande, potreste gradualmente, senza rendervene conto, vivere un bel giorno nelle risposte”.

Non si tratta quindi di dare le risposte giuste, ma di porre le domande giuste. È solo quando riusciamo a cambiare la direzione che stiamo prendendo verso il futuro che si possono ottenere risultati utili. Ciò che accade quando non riusciamo a farlo è descritto da un proverbio cinese:

“Se non cambiamo direzione, è probabile che finiremo esattamente dove stiamo andando”.

Ma vale la pena cambiare direzione per preservare le conquiste culturali dell’umanità? Questa domanda si ripropone continuamente ed è probabilmente la domanda che guida l’intero movimento di trasformazione a livello mondiale. Daniel Christian Wahl ha una risposta chiara:

“Non sappiamo se un’altra specie scrive poesie o compone musica per riflettere il sentimento unificante che chiamiamo amore, né sappiamo come una sequoia sente il passare delle stagioni o come un pinguino imperatore vive soggettivamente i primi raggi di sole dopo l’inverno antartico. Ma non c’è qualcosa che vale la pena di proteggere in una specie che può porsi tali domande?”.

Quattro intuizioni per un futuro vivibile

Un’intuizione fondamentale dell’autore attraversa come un filo rosso tutti i capitoli: ovvero che non possiamo sapere cosa ci aspetta. Solo se siamo disposti ad affrontare questa incertezza in modo co-creativo e a riaggiustare costantemente il nostro comportamento, abbiamo una vera possibilità. Una seconda intuizione si aggiunge, ed è copiata dalla natura: Creare è un processo vivo e rigenerativo che promuove la vita fino all’ultimo dettaglio. Perché la natura è vita che promuove la vita. E anche con un terzo principio la natura deve essere presa a modello: vale a dire che – per quanto grande e universale sia la sua legge – non funziona in monopoli, ma in piccole reti locali e regionali, reti nelle reti.

Ciò di cui abbiamo bisogno, scrive l’autore, è una “sensibilità alla scala, all’unicità del luogo e alla cultura locale”. E ancora: “Dobbiamo valorizzare le conoscenze e le culture tradizionali basate sui luoghi senza cadere nelle trappole di un regionalismo radicale risorgente e di un pensiero campanilistico ristretto… La salute sistemica come proprietà emergente delle culture rigenerative emerge quando le comunità adattate a livello locale e regionale imparano a prosperare all’interno dei ‘vincoli abilitanti’ e delle opportunità stabilite dalle condizioni ecologiche, sociali e culturali della loro bioregione locale in un contesto di collaborazione globale”.

Un quarto principio non può essere separato da questi tre: il principio di precauzione, che inizia con il prendere provvedimenti per i cambiamenti delle circostanze che possono verificarsi in qualsiasi momento. Tuttavia, Wahl intende la precauzione anche come l’atteggiamento con cui affrontiamo il mondo in modo creativo. “Abbiamo urgentemente bisogno di un giuramento di Ippocrate per la progettazione, la tecnologia e la pianificazione: non fare del male! Per mettere in pratica questo imperativo etico, abbiamo bisogno di un intento salutogenico (che promuova la salute) alla base di ogni progettazione, tecnologia e pianificazione: dobbiamo progettare per le persone, gli ecosistemi e la salute del pianeta”. Tale progettazione “riconosce il legame inestricabile tra salute umana, dell’ecosistema e del pianeta”. Per arrivarci, il meta-design, la “narrativa della separazione”, deve essere trasformata in una “narrativa dell’inter-essere”; la progettazione è il luogo in cui teoria e pratica si incontrano.

Agire con umiltà e consapevolezza del futuro

Sulla base di queste considerazioni e analisi, nel corso delle circa 380 pagine emerge una sorta di cassetta degli attrezzi per la trasformazione della cultura industriale occidentale. A tal fine, Wahl ha valutato tutti gli approcci intellettuali e pratici degli ultimi decenni e li ha inclusi nelle sue considerazioni. Molto sta già accadendo in tutto il mondo, in tutti i continenti. Ora questi sforzi devono essere integrati in un processo comune per realizzare “la grande svolta”, come l’ha definita Joana Macy.

Di conseguenza, Wahl ha sviluppato una serie di domande per ogni capitolo, volte a sostenere l’abbandono dello stato attuale statico di ogni argomento e la sua trasformazione in un processo sostenibile: l’industria chimico-farmaceutica, l’architettura, la pianificazione locale e regionale, l’ecologia industriale, la pianificazione comunitaria, l’agricoltura, il design aziendale e di prodotto. Perché “il pensiero sistemico e gli interventi sistemici sono possibili antidoti agli effetti collaterali, non voluti e pericolosi, di secoli di concentrazione su analisi riduzionistiche e quantitative informate dalla narrazione della separazione”. Pertanto, una domanda chiave per raggiungere la “resilienza trasformativa” che è così indispensabile è: “Data l’imprevedibilità e l’incontrollabilità dei sistemi dinamici complessi, come possiamo agire con umiltà e consapevolezza del futuro e applicare innovazioni lungimiranti e trasformative?”.

In effetti, c’è un senso di sollievo nel sapere che non dobbiamo, o addirittura non dovremmo, fornire risposte definitive alle domande più pressanti del nostro tempo. “Vivendo insieme le domande”, scrive Daniel Christian Wahl, “invece di ossessionarci con risposte definitive e soluzioni permanenti, possiamo rinunciare al futile tentativo di conoscere la nostra strada verso il futuro”.

In definitiva, il suo libro ha diversi effetti sul lettore: è sollevante, ispirante, informativo, ricco di speranza e pratico allo stesso tempo – un bel po’ per un libro.

Recensione di Bobby Langer

In italiano è stato pubblicato:    Daniel Christian Wahl, L’ arte di rigenerare il mondo. Come organizzare le nostre società per proteggere la vita sul pianeta, Aboca Edizioni 2022

Traduzione dal tedesco di Thomas Schmid