Il 15 febbraio si è tenuta, organizzata dal Laboratorio “Andrea Ballarò” di Palermo, presso l’Istituto Gramsci Siciliano, una interessantissima conferenza dal titolo “dalla legislazione speciale al 41bis: il caso Cospito”. Ricordiamo che il prossimo 24 febbraio la Cassazione si pronuncerà sulla revoca o permanenza di Alfredo Cospito al regime di 41bis

La conferenza ha visto la partecipazione di diverse decine di persone che hanno arricchito il dibattito con i loro interventi. Dopo una breve comunicazione a nome dell’UDI di Ketty Giannilivigni,   che ha posto all’attenzione dei presenti la persecuzione giudiziaria (condanna ad otto mesi di reclusione per avere esposto uno striscione) subita dalla militante NoTav Francesca Lucchetto ad opera del Tribunale di Torino, sono intervenuti l’avvocato Giorgio Bisagna, dell’associazione Antigone, e l’avvocata Caterina Calia, legale della difesa di Anna Beniamino, con due relazioni molto approfondite sul regime carcerario ed in particolare sull’opera persecutoria orchestrata contro gli anarchici e gli antagonisti del sistema. 

L’avvocato Bisagna ha sottolineato come Antigone si ponga l’obiettivo dell’abolizione dell’ergastolo, pena che è contraria all’articolo 27 della Costituzione. In questa prospettiva si colloca il caso di Alfredo Cospito, che con il suo sciopero della fame ha messo in evidenza l’anticostituzionalità di alcune norme relative al regime detentivo. Alfredo Cospito oltre al 41bis è soggetto alle norme del 4 bis, per l’attentato alla scuola allievi dei carabinieri di Fossano in provincia di Cuneo avvenuto nella notte tra il  2 e il 3 giugno 2006 (l’esplosione non causò né morti né feriti, entrambe le bombe erano state realizzate con una pentola a pressione e un tubo di metallo contenente 800 grammi di polvere pirica, un attentato totalmente incruento e al quale Cospito si è sempre dichiarato estraneo). Cospito è stato condannato con l’articolo 422cpp per reato di strage, reato che viene imputato a prescindere se sia stata causata la morte o il ferimento di qualcuno. Successivamente la Corte di Cassazione ha rincarato la dose ritenendo che si dovesse applicare anche l’articolo 285cpp per strage contro la sicurezza dello Stato (norma che si può applicare anche per i reati di devastazione e saccheggio), reato che prevede in maniera secca l’ergastolo ostativo (fine pena mai e impossibilità di usufruire dei benefici previsti per i condannati). Cospito attualmente è ancora un presunto innocente, poiché la condanna all’ergastolo non è ancora definitiva, ma è già sottoposto all’articolo 4 bis per regime di stretta sorveglianza.

E’ evidente che il regime di 41bis attualmente non viene applicato solo a condannati in via definitiva, ma viene imposto anche a persone in attesa di giudizio come norma di stretto controllo della persona. Il 41bis è un regime speciale che prevede forti limitazioni dei diritti civili per il soggetto detenuto ed è applicato anche a soggetti colpiti solo da custodia cautelare. Il principio invocato è  quello della eccezionalità per contrastare il terrorismo politico e la criminalità mafiosa. Il 41 bis viene invocato per evitare che il detenuto pericoloso possa comunicare con l’esterno della struttura penitenziaria, per organizzare i malavitosi o le azioni terroristiche all’esterno del carcere, e per questo vengono limitati i diritti minimi come l’ora d’aria, l’accesso ai libri, alla televisione, al disegno, alla musica, il rapporto con altri detenuti, la visita dei familiari. L’articolo 3 dei diritti umani impone che nessuno può essere sottoposto a trattamenti disumani o degradanti, trattamenti che umiliano la dignità della persona. Le conseguenze dell’applicazione di questo genere di carcere duro hanno generato già nel mese di gennaio di quest’anno 4 suicidi, che si sommano ai 78 suicidi dell’anno scorso. E questo si aggiunge al fatto che nelle carceri non c’è adeguata tutela per la salute del detenuto.

Il 41bis dovrebbe essere finalizzato alla tutela della sicurezza della collettività, ma gli strumenti adottati come possono essere rilevanti a questi fini? Il 41bis da strumento di prevenzione si è concretizzato in strumento di natura punitiva. Ma c’è di più: il 41bis cerca di sanzionare il “reo” anziché il “reato”. Con la legislazione di emergenza viene perseguito il reo, non è rilevante cosa ha commesso l’incriminato, ma l’importante è chi è e a quale organizzazione appartiene. In questo modo diventa  irrilevante il reato, ma è rilevante il soggetto incriminato. Questa distorsione del Diritto ebbe già grandissima attuazione negli anni trenta nella Germania nazista. Con la cosiddetta “colpa d’autore” si cercano prima i colpevoli e poi si cerca il reato. L’anarchico è il colpevole a prescindere dal reato che può avere commesso. Prima o dopo il reato si potrà trovare. 

L’avvocata Caterina Calia (legale di Anna Beniamino condannata con Cospito per l’attentato di Fossano) ha messo in evidenza come a Torino ci sia una Procura che considera reato qualsiasi forma di contestazione del pensiero dominante.

A Torino è presente una forte componente del movimento anarchico, e anche “l’anarchismo d’azione” è presente in città. Le forme di dissenso politico e sociale a Torino non vengono considerate in quanto tali, ma vengono stigmatizzate come istigazione a delinquere anche quando consistono solo in pubblicazioni, striscioni e slogan.

A Torino si è deciso di processare gli anarchici e imbastire un maxiprocesso per dare un duro colpo a questa componente del movimento antagonista. Contro Alfredo Cospito e Anna Beniamino è stato costruito un castello giudiziario con prove inconsistenti, con lo scopo più che palese di punire gli anarchici scomodi che da anni sono stati sottoposti a controllo serrato da parte delle forze dell’ordine, con intercettazioni ambientali e controlli diretti. La “colpa d’autore” viene applicata in modo magistrale a Cospito e Beniamino.

Il regime di 41bis, contro cui Cospito è in sciopero della fame dal 19 ottobre, è un regime di tortura e di annientamento della persona. Nulla ha a che fare con la prevenzione del crimine né con l’impedimento della divulgazione di ordini dal carcere all’esterno. Nel caso Cospito è un ossimoro   parlare di “direzione” politica da parte di Cospito che darebbe ordini all’esterno, sapendo che lo stesso è un anarchico informale che non riconosce né autorità né organizzazione strutturata.

Il 41bis è un obbrobrio del sistema carcerario italiano e va abolito, e non serve assolutamente neanche per i 700 e più mafiosi soggetti a tale regime, individui che nella maggior parte dei casi sono persone molto anziane e che hanno trascorso anche più di 40 anni in totale isolamento, individui che non hanno più nessun ruolo nella macchina criminale di cui facevano parte. Il 41 bis è un regime di vendetta e di tortura che priva l’individuo della sua dignità.

Lo sciopero di Alfredo Cospito è servito a far deflagrare sui media la violenza del regime carcerario speciale. Il Governo, messo all’angolo, sta usando qualche vetrina infranta e piccoli tafferugli di piazza per gridare al pericolo del terrorismo anarchico. Ma la cosa più vergognosa è l’uso di alcune registrazioni ambientali fatte nel carcere di Bancali, fra Alfredo Cospito e alcuni pluriergastolani mafiosi (uniche persone incontrate nei pochi minuti di ora d’aria) per formulare il teorema di contiguità fra anarchici e delinquenza mafiosa. Ma con chi doveva parlare Cospito se gli unici individui incontrati nell’ora d’aria erano solo gli ex boss mafiosi?

Avere riproposto il vecchio teorema ottocentesco dell’equiparazione fra terrorismo, violenza, anarchia e caos e trattare come nemici e criminali gli avversari politici è un altro passo verso   la criminalizzazione di ogni opposizione sociale.

La vita di Alfredo Cospito è appesa ad un filo e la sua intransigenza nel perseguire l’obiettivo della sua battaglia per l’abolizione del 41bis e dell’ergastolo lo rende un paladino dei diritti civili.

Il dibattito al Gramsci è stato poi arricchito da numerosi interventi dal pubblico che hanno ribadito la contrarietà a questo regime penitenziario.

 

La conferenza in modo integrale si può rivedere sulla pagina social Laboratorio Andrea Ballarò