Ieri sera al Centro studi Sereno Regis di Torino si è tenuta la presentazione del libro di Gian Andrea Franchi “Il diritto di Antigone” edito da Ombre Corte

L’autore del libro è famoso per l’attività di solidarietà ai migranti portata avanti con Lorena Fornasir a Trieste. Sono stati anche protagonisti di una vicenda giudiziaria, che ha destato scalpore, sconcerto e solidarietà, che li ha visti accusate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, accusa poi archiviata.

Il libro, uscito lo scorso settembre, è stato definito da Enzo Ferrara, presidente del Sereno Regis “Un libro intensissimo”.

“Questo libro è il tentativo di creare una sintesi tra un passato che è cominciato moltissimi anni fa (gli anni sessanta, n.d.r.), in cui sono stato nel Partito Comunista, poi in Lotta continua, nel Manifesto, nell’Autonomia Operaia, e il 2014 in cui a Pordenone mi sono trovato ad incontrare persone ferite, ammalate che arrivavano da lontano dopo aver camminato per mesi. All’interno dl gruppo di compagni con i quali collaboravamo ci sono state divisioni, scissioni, rotture di antiche amicizie politiche. C’è stato il bisogno di riprendere il filo, di costruire qualcosa”, ha dichiarato Franchi, spiegando quindi non solo il motivo del libro ma anche la decisione di intraprendere l’attività solidale nei confronti dei transitanti sulla rotta balcanica che giungono a Trieste.

Riferendosi al periodo degli anni ’60/’70 Franchi ha sottolineato come a quel tempo il futuro fosse narrabile, un futuro comunista, un futuro nel quale libertà e giustizia non fossero contrapposte.

Ha poi spiegato com il bisogno di ricostruire una narrazione parta dai corpi migranti, corpi di dolore, anche per una sofferenza storica, che deriva dal passato coloniale.

“C’è la sensazione di trovarsi di fronte ad un’eooca assolutamente nuova della storia. Questo equilibrio ambientale che ha permesso l’evoluzione dell’homo sapiens, la cui complessità lo ha portato addirittura a distruggere le fonti della vita.  E’ quasi impossibile immaginare come sarà il futuro”.

“Metodo induttivo vuol dire partire da questi corpi di dolore, da questi migranti, per cercare di ricostruire una narrazione credibile per il futuro”.

Franchi utilizza quindi il metodo della sua esperienza d’incontro, d’interazione, con i migranti che definisce “corpi di dolore”, per cercare di costruire un futuro possibile diverso da quello che che in questo momento storico appare “come una specie di notte in cui si sentono urla, grida di dolore”.

“Esistere è resistere, resistere è esistere. Questo credo possa essere oggi il nostro motto” ha concluso l’autore.

Il video integrale della presentazione: