Il consumo globale di pesticidi è in aumento, nonostante le conseguenze sulla salute e sull’ambiente siano note da tempo. “Dalle acque alla frutta, passando per la pasta e le penne degli uccelli fino ai capelli e al sangue umano: tutte le ricerche degli ultimi anni che si sono poste come obiettivo la ricerca di pesticidi hanno avuto esiti positivi, come dimostrato per l’Italia dai dati del report dell’ISPRA sui pesticidi nelle acque, o il dossier sui residui di pesticidi pubblicato annualmente da Legambiente, che presentano ogni anno un quadro sempre più allarmante”. E’ quanto si legge nell’Atlante dei Pesticidi che presenta dati, grafici ed informazioni utili per comprendere meglio la relazione tra uso dei pesticidi e salute umana, oltre agli impatti sul suolo, nelle acque superficiali e sotterranee e sulla biodiversità naturale.

L’ultima indicazione è arrivata dalla Cop15, la conferenza ONU sulla biodiversità che si è conclusa il 19 dicembre 2022 a Montreal: entro il 2030 bisogna dimezzare il rischio pesticidi per frenare una delle principali minacce alla salute del suolo e alla biodiversità. Una minaccia che rischia di far sparire un milione di specie dalla faccia del pianeta perché “la biosfera, da cui dipende l’umanità nel suo insieme, viene alterata a un livello senza precedenti”. Gli insetti, come è noto, garantiscono l’impollinazione alle piante da fiore, controllano gli infestanti e assicurano raccolti abbondanti. Le loro popolazioni sono da tempo in forte declino, il che è drammatico per gli esseri umani e per la natura. E i pesticidi sono una delle principali cause di tale declino.

I principi attivi dei pesticidi di solito non rimangono nei campi in cui sono stati applicati. Possono infiltrarsi nel suolo e nelle acque sotterranee, diventare aerosol ed essere trasportati dal vento: alcune sostanze sono state ritrovate a più di 1.000 chilometri di distanza dal punto di irrorazione. I pesticidi contaminano l’acqua attraverso l’infiltrazione, il deflusso superficiale e la deriva. Si accumulano anche nel suolo e causano effetti negativi sulla biodiversità, a volte per decenni. Ricerche recenti mostrano che i pesticidi contribuiscono persino all’inquinamento causato dalle microplastiche, quando i loro principi attivi vengono incapsulati per ottenere un rilascio più lento. Miscele di agenti chimici come pesticidi, biocidi, medicinali e sostanze chimiche industriali sono state rilevate in fiumi, laghi e altre acque di superficie in tutta Europa. Queste contaminazioni impattano sulle condizioni di vita degli organismi acquatici e sullo stato ecologico generale dei corpi idrici.

I prodotti pesticidi più venduti includono l’erbicida glifosato (brevettato nel 1971, sul mercato dal 1974), il paraquat (erbicida il cui effetto è stato scoperto nel 1955, sul mercato dal 1962), l’erbicida atrazina (sul mercato dal 1958) e i neonicotinoidi, una nuova classe di insetticidi (sul mercato dai primi anni ’90). Ciò che li accomuna tutti è la loro pericolosità. Si sospetta, per esempio, che il glifosato sia cancerogeno, il paraquat è altamente tossico per l’essere umano, l’atrazina è un interferente endocrino e i neonicotinoidi sono altamente tossici per le api. Quattro società con sede nei Paesi del Nord del Mondo controllano il 70% del mercato globale dei pesticidi e stanno espandendo le loro attività nel Sud del Mondo, dove i pesticidi sono meno regolamentati.

Nel mondo si utilizzano attualmente ben 4 milioni di tonnellate di pesticidi, per un valore di 84,5 miliardi di dollari nel 2019, con un tasso di crescita annuo di oltre il 4% dal 2015 e si verificano circa 385 milioni di casi di avvelenamento da pesticidi ogni anno (le persone possono essere involontariamente esposte ai pesticidi in varie situazioni: nei campi, nei boschi, mangiando o bevendo). Nonostante i tentativi di raggiungere standard armonizzati a livello mondiale, i livelli massimi di residui variano notevolmente da Paese a Paese. In Unione Europea i consumi sono diminuiti negli ultimi anni, così come In Italia che resta comunque al secondo posto dopo la Spagna per consumo di pesticidi. Sono comunque ancora troppe le sostanze chimiche di sintesi che vengono utilizzate dalle aziende agricole europee convenzionali, soprattutto quelle ritenute altamente pericolose, al punto da spingere la Commissione Europea a presentare lo scorso 22 giugno la sua proposta di un nuovo Regolamento per l’Utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari (il cosiddetto SUR), ora al vaglio del Parlamento e del Consiglio Europeo. Anche se le buone intenzioni della Commissione Europea corrono seriamente il rischio di essere minate dall’azione delle lobby dell’agrochimica e dell’agricoltura intensiva, al lavoro per fermare l’iter di approvazione del Regolamento e affossarne gli obiettivi di riduzione. Un Regolamento che indica per l’Italia l’obiettivo di riduzione del 62% dei pesticidi entro il 2030 (la media Europea è del 50%), che difficilmente potrà però essere raggiunto in assenza di maggiori investimenti nella transizione ecologica dell’agricoltura. L’Italia ha fissato nel Piano Strategico Nazionale della Politica Agricola Comune 2023-2027 il raggiungimento dell’obiettivo del 25% di superficie agricola coltivata in biologico entro il 2027, anticipando di tre anni l’obbiettivo fissato a livello europeo, tuttavia appare in forte ritardo con l’aggiornamento del “Piano d’Azione Nazionale per l’Uso Sostenibile dei Prodotti Fitosanitari”, abbreviato PAN, scaduto dal febbraio 2019 e il cui iter per il rinnovo è da allora a “bagnomaria”.

Nonostante in tutto il mondo vi siano progetti che dimostrano che un futuro agroecologico è possibile (con sempre più città, stati e regioni che cercano di abbattere l’uso dei pesticidi o persino di bandire completamente gli agenti chimici da campi e terreni), la strada per affrancarci totalmente dai pesticidi è ancora assai lunga e tortuosa. Lo dimostra il caso del comune italiano di Malles, Sud Tirolo, la più vasta regione d’Europa produttrice di mele. In un referendum del 2014, la maggioranza dei residenti decise che il territorio municipale e i terreni agricoli dovessero essere pesticide-free, ma i produttori locali di mele hanno combattuto nei tribunali per evitare che il divieto sull’uso dei pesticidi entrasse in vigore e il TAR, infine, ha ribaltato il risultato del referendum, argomentando che il comune non era l’autorità competente per questa questione di tutela ambientale.

Qui l’Atlante completo dei pesticidi: https://www.cambiamoagricoltura.it/sites/default/files/2023-02/atlante_dei_pesticidi_web.pdf