Ieri al The Hive Hotel di Roma si è tenuta un’assemblea di Unione Popolare

Unione Popolare è nata come alleanza, prima delle scorse elezioni politiche, tra deMa, ManifestA, PaP, PRC. Allo stato attuale UP è però composta anche da una consistente parte di militanza “indipendente”, fatta cioè di persone che non avevano tessere dei soggetti politici iniziali, ma che, proprio perché fiduciosa nel progetto, ha deciso di giocarsi in prima persona per la realizzazione di un nuovo soggetto politico di sinistra.

I temi, in primo luogo la ferma opposizione a politiche neoliberiste e all’agenda Draghi, diritti, pace, l’intersezione quindi tra giustizia sociale ed ambientale, sono del tutto condivisi all’interno di tutte le forze che attualmente compongono UP, che però dovrà strutturarsi ed organizzarsi, sia a livello nazionale che territoriale.

L’assemblea ha avuto una prima fase plenaria seguita dalla discussione dei gruppi di lavoro su:
– lavoro e carovita;
– ambiente e cambiamento climatico;
– pace, guerra;
– democrazia, diritti.

Luigi de Magistris ha aperto i lavori con un lungo discorso nel quale ha toccato molti punti. Si è quindi rivolto all’elettorato di sinistra, che, come è stato evidenziato in altri interventi, è stato quello più orientato all’astensionismo. E’ evidente l’intento di andare a colmare quello spazio politico fatto di domanda di politiche sociali e ambientali.

“Noi non abbiamo un prezzo” ha dichiarato. Una presa di posizione netta, coraggiosa ma inequivocabile, che non lascia spazio ad alcun errore di valutazione, certamente impegnativa ma significativa per un elettorato di sinistra stanco, deluso, che non si sente più rappresentato.

Ha poi posto l’accento sulla “simpatia” riscossa che non si è tradotta in voti. E’ di tutta evidenza che la sfida di UP è conquistare non solo la simpatia, ma la credibilità e la fiducia dell’elettorato di sinistra. “Sarebbe un errore pensare ad Unione Popolare come unione elettorale” ha continuato e questo è uno dei punti nodali. L’assetto che la fase costituente darà ad Unione Popolare sarà certamente dirimente nella conquista della fiducia. La fase del voto elettorale ai movimenti appare del tutto conclusa – inequivocabile l’evoluzione delle percentuali di voto – con la stagione movimentista dei 5 stelle.

“Unire le lotte”: de Magistris coglie il preciso segnale che la base sociale sta mandando, in cui una delle parole d’ordine è appunto intersezionare lotte. Un preciso richiamo, esplicitato poi nel discorso, a ciò che la sinistra sembra aver perso da tempo: la dimensione collettiva. Supporto politico quindi alla base sociale e alla cittadinanza attiva, che spesso si sente politicamente non rappresentata.

“Dobbiamo lavorare senza un’eccessiva pressione elettorale”, de Magistris quindi attualmente sta dando priorità alla costituzione di UP, anche se ha sottolineato il dibattito interno sugli appuntamenti elettorali di Lazio e Lombardia del 12 febbraio 2023. “Il 2023 per noi è fondamentale per costruire e connettere le opposizioni nel Paese, consolidare le relazioni internazionali ma anche preparare un’alternativa. Provare un giorno ad essere maggioranza e governare”. Una visione di lungo respiro, la determinazione ad uscire dalle pastoie di una “sinistrina” di testimonianza, di mera opposizione, auspicando un processo di accoglimento di istanze climatiche e socio-economiche, ormai veri e propri “urli di dolore”, da tradurre in concreta proposta politica, compito di una forza che si propone a livello elettorale.

Per quanto riguarda il tema dei diritti ha dichiarato: “Vedo (nel Governo Meloni, n.d.r.) una connotazione autoritaria e a tratti eversiva dell’ordine costituzionale. Quando la politica si muove in modo così muscolare, l’esperienza m’insegna che anche altri si muovono nello stesso modo: gli organi dello Stato, i poteri mediatici. Poi ti trovi che una professoressa di greco viene nuovamente condannata ad otto mesi perché manifesta contro il Tav e mi riferisco a Nicoletta Dosio”.

Non si può tuttavia non notare una differenza: mentre de Magistris è apparso rivolgersi ad un elettorato potenzialmente molto ampio, benché deluso e spesso assente dalle urne, Acerbo (Rifondazione) e Granato (PaP) hanno dato nei loro interventi l’impressione di rivolgersi principalmente al proprio elettorato.

E altresì apparso “sterilizzato” e non particolarmente pregnante il discorso della Suriano a chiusura dei lavori.

Il discorso di apertura di Luigi de Magistris:

La continuazione della plenaria con i vari interventi: