Quando si accende la TV le richieste di donazioni di denaro ad enti benefici o presunti tali, sono sempre più pressanti. Questo è dovuto alla semplicità ed alla velocità nel trasferimento di denaro garantita da strumenti alla portata di tutti come sms o una breve chiamata da telefono fisso.
Ancora più pressanti e molto fastidiose sono le maratone Telethon che puntualmente arrivano nelle nostre case tramite la rete televisiva di Stato.

Telethon è un’organizzazione senza fini di lucro che ha come obiettivo il finanziamento della ricerca sulle distrofie muscolari e le altre malattie genetiche rare per cercare di trovarne una cura. Il presidente di Telethon è Luca Cordero Di Montezemolo, ex presidente della Ferrari. Non esiste nessuna raccolta fondi in campo scientifico che sia in grado di mettere in campo così tante risorse e rastrellare così tanti soldi. Del resto, la Rai ha presentatori sempre disposti a metterci la faccia come Conti, Frizzi, Venier, Insinna, Clerici.

Per questo, criticare Telethon è molto difficile perché facilmente oggetto di “colpevolizzazione” da parte dei sostenitori, che possono dipingerci come soggetti poco sensibili che preferiscono il topo al bambino, contestando ricerche che sono estremamente utili per combattere le malattie genetiche.

Quando prendete in mano il vostro cellulare per inviare il fatidico sms sentite dentro di voi di stare compiendo una buona azione. Pensate che i vostri 2 euro verranno spesi interamente per finanziare la ricerca scientifica… in realtà non è proprio così.
Innanzitutto è bene sapere che la Telethon, ha numerosi costi di gestione a cui sopperire: dipendenti, proprietà immobiliari e marketing. Per non parlare della pubblicità fatta oltretutto in modo molto discutibile attraverso una spettacolarizzazione del dolore, l’estorsione della compassione altrui e il pietismo spinto, cosa che i malati non hanno mai chiesto. La maratona televisiva costa alla società circa 13 milioni di euro. È la stessa Telethon a spiegare sul proprio sito che per ogni euro donato il 20% viene impiegato per spese di raccolta fondi, mentre il 5% viene speso per il funzionamento dell’organizzazione.
Il restante 75% delle donazioni è speso per finanziare progetti di ricerca interni ed esterni che avranno altri costi di gestione annessi e connessi. Secondo una stima, se il 70% delle donazioni va a finire in ricerca effettiva, è già tanto.

Jacques Testard, direttore della ricerca presso l’Istituto Nazionale Francese della Sanità e della Ricerca Medica Inserm, afferma: “è scandaloso. Telethon raccoglie annualmente tanti euro quanto il bilancio di funzionamento di tutto l’Inserm (Francia). La gente pensa di donare soldi per la cura. Ma la terapia genica non è efficace. Se i donatori sapessero che il loro denaro, prima di tutto è utilizzato per finanziare le pubblicazioni scientifiche, ma anche i brevetti di poche imprese, o per eliminare gli embrioni dai geni deficienti, cambierebbero di parere. (…) Enti caritatevoli e fondazioni, sembrerebbero organizzazioni lodevoli per il fatto che destinano i proventi derivanti dalle donazioni alla giusta causa. Ma la verità è un’altra, amministratori e dirigenti hanno stipendi d’oro e giganteschi rimborsi spese. Volano in prima classe, se non su aerei privati, soggiornano negli hotel più lussuosi e pranzano nei ristoranti più eleganti, grazie alle vostre donazioni. Infatti si è scoperto che certi Istituti e Enti di beneficenza spendono più del 40% degli introiti per coprire i costi amministrativi”.

Un vecchio articolo di Laura Ricci, apparso l’11 luglio 2003 (ma ancora molto attuale) sulla pagina delle scienze del Sole-24 Ore, spiegava molto bene come Telethon, prendendo un sacco di soldi, non avesse avuto alcun successo terapeutico significativo: “Per i malati, purtroppo, per ora non cambia niente. Prima di poter iniziare a sperimentare sull’uomo, bisognerà continuare a studiare per almeno cinque anni, se tutto va bene – e non succede quasi mai”. L’articolo parlava anche della “lunga serie di fallimenti terapeutici” di Telethon nonostante fosse finanziatrice di progetti di terapia genica, farmacologica e cellulare contro la distrofia fin dal 1991.

L’industria farmaceutica trae profitto dall’utilizzo costante di farmaci, questo significa che ha tutto l’interesse nel preparare farmaci che alleviano, ma non risolvono i problemi. Esistono così moltissimi “abbonati” al farmaco che non possono più fare a meno delle cure. Se esistesse una pianta naturale in grado di curare un certo disturbo, l’industria farmaceutica cercherebbe di costruire in laboratorio un prodotto brevettabile e vendibile perché una pianta non si può brevettare, ma un preparato di laboratorio sì. Chi ha interesse quindi a debellare le malattie? Non certo le industrie del farmaco, le quali vedono la salute non come un diritto ma bensì come una merce vendibile e, non potendo esporsi più di tanto per la ricerca in questo senso (per non creare una situazione di conflitti d’interesse) si appigliano al ruolo delle fondazioni che, sotto il velo indipendente e “senza fini di lucro”, in realtà hanno lo scopo di aprire nuovi mercati. Un settore, quello della filantropia capitalista, inaugurato molti anni fa da Bill Gates e Rockfeller a cui molti si sono appellati a ruota, imitandoli.

Ma non è tutto, esiste infatti un altro aspetto che ancora in troppi ignorano: la maratona di Telethon finanzia attivamente la vivisezione, con numerose ricerche che prevedono procedure effettuate sugli animali. 

La posizione di Telethon in merito è chiara: “con l’inizio della maratona inizieranno i post sulla nostra bacheca di chi crede che Telethon finanzia la vivisezione. Non è così. Telethon finanzia la sperimentazione animale perché, a oggi, è l’unico metodo riconosciuto per testare possibili cure. Se vogliamo continuare a salvare bambini colpiti da malattie letali dobbiamo sperimentare, nel rispetto della legge. Preghiamo tutti i nostri fan di darci una mano per rispondere a questi attacchi ingiustificati“.

Telethon, pur prendendo soldi pubblici, non informa il pubblico su quanta parte della propria “ricerca” è in realtà vivisezione, né su quanta parte dei fondi raccolti va a finanziare la sperimentazione sugli animali; in compenso, si prodiga a dichiararsi contraria al maltrattamento animale e, allo stesso tempo, a sostegno della sperimentazione su cavie, secondo il principio della “superiorità umana” o ancora peggio del “dolore minore” per il quale la sperimentazione animale sarebbe necessaria per salvare la vita di un bambino, “sacrificando” quella di un topo.

La direttrice generale di Telethon, Francesca Pasinelli in passato aveva affermato che c’è troppa polemica sulla vivisezione: “Provare su un modello animale un farmaco prima di arrivare sull’uomo è necessario e inevitabile. A Telethon non piacciono le campagne contro la sperimentazione dei farmaci sugli animali” – una forte contraddizione in termini.

Il giornalista piemontese Elso Merlo si era espresso molti anni fa negativamente su Telethon dicendo: “Non sono un talebano delle grandi battaglie, né un antispecista e nemmeno animalista. Farei torto agli animalisti veri. Sono solo uno che si preoccupa del futuro, anche il mio. Vorrei che la gente incominciasse a guarire di malattie considerate incurabili. Ho rispetto dei volontari, di chi non la pensa come me” conclude “ma fa male al cuore veder strumentalizzati i bambini, i malati, per cercare di portare soldi a chi ne fa il proprio business, e non la nostra salute”.
Ad attaccare Telethon fu anche Davide Ranzini: “Dietro la facciata di un buonismo televisivo benevolmente ipocrita e un po’ cialtrone, recitato da una mediocre parata di “stelle” del mondo dello spettacolo arruolate all’uopo, quale tipo di ricerche e quali risultati concreti sono stati ottenuti fino ad oggi, con le generosissime offerte di centinaia di migliaia di telespettatori?”

È ora di inaugurare una nuova ricerca, etica e utile per i milioni di malati che aspettano una cura, che non faccia false promesse, sostenute da grandi campagne pubblicitarie, alimentando speranze che finiscono puntualmente nel nulla. È possibile e doveroso finanziare una scienza senza test sugli animali, basata su metodi alternativi che da decenni si stanno rivelando maggiormente predittivi della sperimentazione animale.

https://www.animalitalia.it/files/Telethon-no-grazie.pdf

https://www.lav.it/news/maratona-telethon-2015