Silvia Rosselli, psicoanalista e scrittrice, ci ha salutato il 7 dicembre 2022 all’età di novantaquattro anni. Di sé aveva scritto una biografia con l’editore Sellerio, “Gli otto venti”, che nel buddismo, che lei praticava, rappresentano le circostanze contrapposte di prosperità e declino, onore e disonore, lode e biasimo, sofferenza e piacere.  Ne “Gli otto venti” Silvia Rosselli ha raccontato il corale drammatico della sua famiglia: figlia di Nello Rosselli, storico e antifascista, fratello di Carlo, fondatore del movimento politico “Giustizia e libertà”, entrambi assassinati a Bagnoles de l’Orne il 9 giugno 1937 da sicari fascisti per ordine del regime di Benito Mussolini.

Dopo la morte del padre e sino al 1946 è vissuta in esilio tra Svizzera, Inghilterra e Stati Uniti. Al ritorno in Italia, sposatasi giovanissima, ha avuto tre figli. Affidatasi alla psicoanalisi ai tempi in cui era disciplina “sospetta” – antecedenti alla famosa testimonianza di Marie Cardinal Le parole per dirlo pubblicata nel 1975 – è stata allieva di Ernst Bernhard e tra i fondatori dell’AIPA. Con il metodo junghiano ha esercitato per venticinque anni con fede da pioniere.  Come suo padre Nello Silvia Rosselli ha avuto un temperamento indomito: anticonformista e femminista ante litteram, ricca di una spiritualità sfociata nel buddismo. Gli otto venti è il lascito morale di una famiglia illuminata, attraverso la generazione dei padri, dei figli e dei nipoti, legati da un costante coraggio.

Il figlio di Silvia, il giornalista de L’Espresso Giovanni Forti, è stato uno dei primi negli anni Novanta a fare coming out sulla sua omosessualità e a unirsi in matrimonio adottando un bambino. In seguito alla sua morte per AIDS, il compagno Brett Shapiro ha dedicato a Giovanni un libro di successo, L’intruso, edito da Feltrinelli, dal quale è stato tratto un dramma teatrale. A Giovanni Forti è anche intitolata una via nel Parco botanico di Villa Fiorelli in Roma.

La notizia della morte di Silvia era stata data dall’ex ministro socialista Valdo Spini, Presidente della Fondazione Rosselli. Il 19 dicembre presso la Casa delle Donne, in Trastevere, dove Silvia aveva a lungo abitato, si è tenuta la commemorazione, guidata dalla figlia Emanuela Forti e dalla nipote Giulia. Ne è venuto fuori un ritratto corale di quello che lei è stata: una femminista ante litteram in tempi difficili, una donna eccezionale e al contempo difficile, come suo padre, per i suoi stessi familiari. Alla Casa delle Donne i numerosi presenti l’hanno ricordata con affetto e senza retorica, “gioiosamente” come a lei sarebbe piaciuto, ha detto la nipote Giulia. C’erano i suoi parenti e amici, ma anche molti estimatori, vicini a Silvia per quel carisma contagioso. Non sono stati taciuti i lati spinosi del suo carattere insieme a quelli più solari. C’è chi l’ha dipinta come nonna, come madre, come amica, come compagna di buddismo, come psicoanalista. L’identikit che ne è affiorato è stato quello di un essere umano che ha saputo vivere intensamente e con coraggio secondo la sua natura, precorrendo i tempi.

Silvia Rosselli, Gli otto venti, Sellerio Editore, pp. 281, 2008, euro 16.00.