La manifestazione di ieri a Roma ha dato segnali inequivocabili

La partecipazione, i numeri di mobilitazione, straordinari in questo momento storico, indicano forse un momento di giro di boa nella storia.

Storicamente i momenti di crisi economica hanno segnato una concentrazione delle ricchezze, cosa che si sta puntualmente verificando anche ora, e un avvento dei “fascismi”, oggi rappresentati da un neoliberismo sempre più radicale, che hanno sempre portato a conflitti armati, alle guerre, circostanza che però appare smentita dalla partecipazione a questa manifestazione.

Vedremo chi avrà lo stomaco d’intestarsi questa giornata come una giornata di vittoria.

Il PD, con Letta in testa, ha avuto “il coraggio” di presentarsi in piazza, in un corteo per la pace che non l’ha, ovviamente, cacciato a bastonate, ma lo ha, altrettanto ovviamente, pesantemente contestato. Un partito che ora, assolto il proprio compito, ovvero devastare la sinistra,  è diventato inutile all’egemonia economica, che ha bisogno di politiche più radicali: Meloni.

Questa piazza è la dimostrazione che Meloni e i suoi accoliti – il cui “emblema” di ieri è Crosetto, ma anche implicitamente Piantedosi – è minoranza nel Paese. Meloni, che per compiacere all’egemonia economica, ha definitivamente abbandonato quella seppur ambigua vocazione sociale, caratteristica storica della “cultura” politica di cui è erede.

Questa manifestazione ha anche attestato quanto Mattarella sia ormai lontano dal sentire dei cittadini.

Sconfitti anche i sindacati confederali, CGIL,CISL e UIL, che sono nei tavoli di concertazione con le aziende che producono armi, strumenti di morte, serbatoi di tessere sindacali. Sindacati la cui partecipazione è stata favorita da una piattaforma “pacifista” ipocrita, ambigua.

Questa manifestazione ha il pregio di aver fatto emergere tutti coloro che inquinano il dibattito, motivo per il quale le persone non si sentono più rappresentate. Queste persone sono scese in piazza per salvare sé stesse: dalla mano nera della guerra, della cupidigia dell’egemonia economica che la alimenta, che stritola le masse erodendo il diritto ad una vita dignitosa per tutti.

E’ un momento che indica che occorre una sinistra tutta da costruire, che sappia credibilmente dare rappresentanza a queste istanze, valori autenticamente di sinistra, che sono maggioranza nel Paese. Una sinistra che Conte, maestro di trasformismo, di alleanze contraddittorie, sta cercando di egemonizzare.

Le “facce per tutte le stagioni” hanno fatto il loro tempo, la volatilità del voto e l’astensionismo, che pure fanno gioco a politici di infimo cabotaggio, sono un segnale inequivocabile.

Un conflitto sociale così in crescita si ritorcerà contro a chiunque cercherà di cavalcarlo senza autenticamente possederne i valori e soddisfarne realmente le istanze. Conte è, di fatto, avvisato.

La giornata di ieri è una tappa del conflitto sociale mossa dall’istanza più urgente: la sopravvivenza.