Ieri l’Askatasuna ha organizzato una cena di compleanno per festeggiare i 26 anni della sua presenza sul territorio Torinese

Marco Damilano nella sua trasmissione “Il cavallo e la torre” dichiara (min. 4:32): “Le ONG lavorano su molti paesi, su tutti gli scenari internazionali, ma negli ultimi anni si sono trasformate in un pericolo, diciamo pure un nemico, per i Governi italiani di qualunque colore politico” e poi conclude: “Le ONG rappresentano quella risposta della società civile che spesso i partiti e i Governi nazionali non sono in grado di affrontare: il cambiamento climatico, i migranti, i diritti umani. Sono un nuovo potere. Non sono affatto piccoli, non sono deboli, non sono disarmati. Sono il potere del XXI secolo, un potere diffuso condiviso, partecipato e quindi temuto dai vecchi poteri. Non solo fanno politica, ma sono la forma più contemporanea di politica. Esistono e continuano ad operare, per fortuna”.

Come spessissimo accade, quando la politica di governo, e quindi lo Stato, individua un nemico, le dichiarazioni si rivelano un cortocircuito. Esponenti dell’attuale Governo hanno dichiarato che le ONG sono “centri sociali galleggianti”. L’autogol della dichiarazione è evidente: per la proprietà transitiva i centri sociali salvano vite. Ma non solo: per la stessa proprietà transitiva sono un potere diffuso, condiviso, partecipato e quindi temuto dai vecchi poteri.

Le navi delle ONG non devono approdare in Italia, tuttavia la Ocean Viking, che non lo ha fatto, è stata considerata causa dell’incidente diplomatico tra Italia e Francia. Insomma: se sei un nemico dello Stato, se sei temuto, qualunque cosa tu faccia, sbagli. E’ sempre comunque colpa tua.

Da tempo seguo le attività dei centri sociali torinesi, l’Askatasuna in questo momento è sotto un’attenzione mediatica sproporzionata e che, paradossalmente, li rende più importanti. Tuttavia alcune notizie considerate rilevanti e diffuse a mezzo stampa, mi riferisco ad esempio alle “conversazioni” tra Dana Lauriola e il suo gatto Tigro, lo “sparapatate”, le tattiche di guerriglia curde, destano enormi perplessità, è praticamente impossibile non considerarle strumentali.

Va comunque detto che alla sinistra (e per sinistra non s’intende il PD, sedicente “sinistra di governo”, accrocchio neolibersta che da più di 20 anni la egemonizza) i centri sociali, come peraltro le ONG, non sono assolutamente invisi: tutt’altro. Ci possono essere dei distinguo, e in taluni casi ci sono, ma la matrice antifascista, i temi per i quali l’Askatasuna si attiva – e sia ben chiaro: anche la lotta contro la Tav –  sono a tutti gli effetti temi e valori della sinistra. Questo è un fatto incontrovertibile. Del resto le vicende dello scorso 1° maggio a Torino ne sono la prova inconfutabile.

Ci siamo chiesti quindi qual è il ruolo, la funzione, che l’Askatasuna ha avuto in questi 26 anni nel tessuto della provincia torinese, abbiamo preferito che fossero loro a raccontarsi: