Cari amici e amiche, “Tornare alla normalità” è stata probabilmente la frase più usata negli ultimi due anni, un periodo molto intenso di iniziazione per tutta l’umanità. Cosa voglio dire? Voglio sottolineare il fatto che quello che credevamo la “normalità” era solamente un momento, una bolla, che abbiamo conosciuto negli ultimi decenni, soprattutto in occidente, lo sottolineo onde evitare di risultare etnocentrici. Questo passaggio pandemico, come abbiamo visto, ha scosso profondamente le coscienze di tutti noi generando anche molti deliri sociali, complottismi e cospirazionismi soprattutto tra chi ha faticato molto di più ad integrare quello che stava succedendo. Ma infine tutti noi ci siamo trovati a cozzare con le nostre credenze, con le proiezioni future e con ciò che davamo per certo e scontato dovendo mettere tutto in discussione. Questi effetti hanno ovviamente raggiunto come uno tsunami chi già era più fragile sia lavorativamente che economicamente, lasciando delle ferite molto profonde che richiederanno tutto l’impegno possibile per riuscire a sanarle se mai sarà possibile. Ma finita, per modo di dire, la fase pandemica ci siamo trovati davanti ad una guerra sanguinaria alle porte dell’ Europa cosa, anch’essa, impensabile almeno fino a qualche anno fa e davanti ci attende una molesta inflazione mentre dobbiamo affrontare una mordente crisi climatica che, dopo averla nascosta sotto il tappeto, è oggi più ruggente e fuori controllo che mai.

Siamo davanti ad un paesaggio umano e sociale pazzesco, se non addirittura apocalittico, ma come possiamo porci davanti al divenire degli eventi? Quali reazioni potranno caratterizzare le persone che ci stanno attorno? Io ne ho individuati in prevalenza tre tipologie, che con varie sfumature caratterizzano la nostra società attuale:

  1. Chi fa finta di niente. Uno dei comportamenti più disarmanti e sconcertanti è quello di chi sceglie, assalito probabilmente dalla profonda paura del cambiamento o dalla più completa disconnessione, di fare finta che tutto stia andando come sempre e pertanto cerca di continuare, profondamente disorientato, a mettere in moto gli stessi ruoli e comportamenti che, in un mondo che si destruttura, funzioneranno sempre meno creando asfissia e panico. Quelli che stanno a guardare dalla finestra come scrisse Antonio Gramsci nel suo “odio gli indifferenti”.
  2. Delirio profondo. Altro comportamento abbastanza diffuso è il delirio, il negazionismo oppure il complottismo dove molti immaginano pochi potenti che gestiscono ogni cosa: dal clima, alle pandemie, alla finanza globale. Vivono come in un Grande Fratello cercando le chiavi di interpretazione di segnali e messaggi misteriosi per decifrare quello che succede e capire cosa succederà. Persone che non riescono ad accettare la realtà e che nostalgiche di Dio o degli Dei rimangono vittime di questa sindrome descritta benissimo da Karl Popper che la ritiene antica come il mondo! Ovviamente nessuno nega le oligarchie, i gruppi di potere ecc… ma si nega la loro capacità di gestire il mondo come, appunto, fossero delle divinità onniscienti, onnipotenti e onnipresenti.
  3. Riprendere il proprio destino. C’è poi chi assiduamente cerca di cambiare le cose, magari anche sbagliando, di lottare affinché tutto vada per il meglio, impegnandosi duramente in prima persona, sentendosi spesso come a bordo di un affollato treno che sta andando verso un baratro e cercando di avvertire i passeggeri si ritrova spesso inascoltato. Perché d’altronde, come diceva Silo un noto filosofo argentino, “non si scherza col sonno dei vicini”.

Queste persone devono assolutamente assumere un dato certo, ovvero che siamo davanti ad una nuova normalità dove niente è come prima e che chi ti circonda spesso non ha gli strumenti o la forza per comprendere ed interpretare il momento attuale.

La nuova normalità, se vogliamo davvero chiamarla così, si tratta solo della vera normalità della vita che è sempre stata, fin dagli albori della nostra evoluzione, una ricerca di equilibrio in un sistema instabile che oggi è probabilmente altamente instabile, quello che dobbiamo fare è ricercare un “adattamento crescente” che ci consenta di vivere spingendo verso una profonda trasformazione del mondo che ci circonda. E’ il momento in cui tutti noi prendiamo azione senza aspettare, partendo proprio dalle persone che abbiamo vicino, dalla difesa del nostro territorio, dal tornare ad essere umani e non più consumatori ipnotizzati da uno stile di vita obsoleto. Uno stile di vita che ormai ci va stretto e che ci sta soffocando, dobbiamo assumere profondamente il fatto che solo un cambio profondo del nostro stile di vita, della nostra economia, delle nostre abitudini ci porterà fuori da queste sabbie mobili che, lentamente, giorno dopo giorno, ci inghiottono. Che ognuno si domandi profondamente cosa veramente conta, cosa è essenziale e cosa possiamo abbandonare perché qualcosa di sicuro dovremmo lasciare.

In questi anni di attività politica ho imparato che le persone ti votano se gli dici cosa si vogliono sentir dire e non se dici come stanno realmente le cose, nessuno vuol sentirsi dire che la crisi climatica che viviamo è forse irreversibile e che dobbiamo drasticamente cambiare stile di vita se vogliamo salvarci. tutti rivogliono indietro gli anni Novanta o i duemila, tutti vogliono indietro la normalità che se poi ci pensassero bene vorrei sapere se erano davvero felici oppure è solo il ricordo renderli più splendenti di quello che erano, forse anche allora eravamo infelici ma con più soldi per non pensarci. Quindi andiamo avanti verso questa nuova normalità fatta di incertezze e di mistero che se poi guardiamo bene è la normalità della vita, questa cosa misteriosa che passiamo su questa sfera che chiamiamo Terra illuminata da un’altra sfera che chiamiamo Sole, granelli di sabbia in un infinito universo. Forse questa “nuova normalità” potrebbe essere lo stimolo per ritrovare il senso più profondo della vita, tranquilli nessuna apocalisse ma una profonda metamorfosi che richiede impegno e celerità!

Chiudo affermando con forza la mia profonda fiducia nell’essere umano, nella sua capacità di costruire e cambiare il mondo, nel suo vibrare davanti a sentimenti profondi come l’amore, nel suo investigare attraverso l’arte e la scienza, nella sua capacità di risolvere i problemi e superare gli ostacoli che la vita da sempre ci ha posto. Siamo i figli di coloro che millenni orsono si alzarono in piedi, controllarono l’energia per accelerare la propria evoluzione, diedero nomi a tutto ciò che li circondava, creatori di significati e senso, creatori di realtà. Siamo i figli di coloro che lottano da sempre per superare il dolore e la sofferenza nonostante i tanti tantissimi errori commessi. Vedo questo essere umano pronto a superare la sua adolescenza per affrontare la sua maturità, pronto a creare quel paradiso perduto che è il sogno fondante di tutte le culture, quel paradiso non stava nel passato ma è la nitida visione del futuro che dobbiamo costruire.