Invettiva contro i poteri e invito alla ribellione sociale

E così, anche il ‘Fenomeno’ non ce l’ha fatta. Quello che, al pari del nord-coreano Kim Il-Sung, oltre a far sbocciare i fiori d’inverno e a farci vincere tutte le competizioni sportive internazionali, avrebbe dovuto risollevare l’economia, far rifiorire la società e dare un’adeguata reputazione internazionale al nostro Paese, ha dovuto arrendersi all’evidenza: non esistono soluzioni tecnocratico-autoritarie ad una crisi che è plurima e di sistema.

L’ondata di calore, oltre ad aver messo a repentaglio le nostre vite, ha sciolto le Camere e aperto la strada alle elezioni anticipate. E, mentre quelle e quelli – sempre meno – che potranno permetterselo, cercheranno invano refrigerio in qualche località marina o montana, l’estate sarà attraversata da un nuovo tormentone (e chissà che qualcuno non lo trasformi in un brano rap).

Lo riassumo così: l’agenda Draghi ha fatto salire alle stelle i consensi di Giorgia Meloni (Fdi). Che è fascista, quindi pericolosa. Quindi dovremmo votare Enrico Letta (Pd) per non far vincere Giorgia Meloni. Ma Enrico Letta ha come programma elettorale l’agenda Draghi. Quindi, se vince e la applica, i consensi per Giorgia Meloni saliranno ancora più in alto delle stelle. E Giorgia Meloni è fascista, quindi pericolosa. Quindi la prossima volta ci diranno di votare Enrico Letta per non far vincere Giorgia Meloni… povero re, e povero anche il cavallo, ah beh, sì beh…

Mentre questo scenario ci ammorberà le serate, ci sono almeno tre vicende che ci riguardano molto più direttamente.

La crisi eco-climatica non è più qualcosa di là da venire, ma investe e travolge la nostra quotidianità. Il Paese bolle, la siccità è oltre ogni livello di guardia, gli incendi e gli ettari boschivi in fumo hanno superato ogni record, speriamo nella pioggia e arrivano grandine e trombe d’aria, mentre le città e i contesti urbani sono da diverse settimane luoghi invivibili.

C’è qualcuno che se ne occupa, tra un calenda-gelmini-dimaio e l’altro?

L’emergenza sociale è fuori controllo. La povertà assoluta e relativa si è moltiplicata e, grazie a carovita e inflazione, i prossimi mesi saranno drammatici per enormi fasce di popolazione che dovranno convivere con l’angoscia della fine del mondo e con l’angoscia della fine del mese.

C’è qualcuno che se ne occupa, tra un salvini-carfagna-conte e l’altro?

La guerra è arrivata per restare. Nessun attore statuale, istituzionale, militare sembra volervi mettere fine. Intanto uccide persone, devasta territori, militarizza le relazioni sociali, drena risorse collettive, imprigiona pensieri e culture.

C’è qualcuno che se ne occupa tra un renzi-letta-meloni e l’altro?

La realtà è che nessuno se ne occupa e mai se ne occuperà, perché farlo vorrebbe dire far crollare il castello di carte sapientemente costruito in quarant’anni di ‘crescita, concorrenza, competizione’, dentro cui ai pochi è tutto permesso e ai molti non resta che la solitudine competitiva.

E allora il 25 settembre fai quello che ti pare. Non importa se voti o non voti. Non importa neppure per chi voti. Basta che hai chiaro che delle tre vicende di cui sopra o te ne occupi anche tu o nessuno lo farà per te.

Nonostante questo deserto politico e culturale, una nuova generazione è da tempo scesa in campo: sono le giovani e i giovani che si attivano attraverso i Global Climate Strike dei Fridays For Future, le azioni dirette di Extinction Rebellion e di Ultima Generazione, i Climate Camp che dalle Alpi Apuane a Torino, dalla Val di Susa a Ostuni e Venezia attraversano quest’estate che ribolle.

Fai la cosa giusta: esci di casa e cammina con loro, sostienili, immergiti nel fiume che scorre.

Sono giovani per cui il tempo è vita e il futuro un diritto, oggi entrambi compromessi da chi pensa che il tempo sia denaro e il futuro il luogo del rimborso del debito.

Sono giovani senza radici ma anche liberi dalle compatibilità. Che non possono scegliere la ribellione perché la ribellione è l’unica possibilità che hanno.

Hanno energie per osare e non devono chiedere il permesso di farlo.

Il giorno che risulteranno a noi incomprensibili, vorrà dire che lo avranno fatto abbastanza.

Marco Bersani, Attac Italia