Ci sarà giustizia per il disastro ambientale causato dalle esercitazioni militari a Capo Teulada?

Ci sarà giustizia per gli abusi ambientali perpetrati con l’allargamento, probabilmente illegale, della fabbrica di bombe RWM Italia, fra Domusnovas ed Iglesias?

Ad entrambe le domande è al momento difficile dare una risposta, in quanto i due distinti procedimenti penali stanno al momento solo prendendo forma, presso il tribunale di Cagliari.

Il primo, quello che vede imputati i vertici militari che hanno avuto la gestione dell’area del poligono di Capo Teulada, ha avuto l’udienza preliminare, che è servita solo all’accoglimento della costituzione a parte civile di alcune associazioni ambientaliste (Gruppo Giuridico e Legambiente), mentre non è stata accolta la stessa richiesta da parte di privati cittadini di Teulada. L’udienza, come si fa con uno studente svogliato, è stata rimandata a settembre. Fino a quella data altre associazioni possono ancora richiedere di costituirsi parte civile nel dibattimento.

Ricordo che nel poligono militare c’è un’area più ristretta che viene utilizzata in modo continuativo per i bersagliamenti. E’ all’interno di quest’area, che sono stati lanciati (e non abbiamo prove che non continui ad accadere) i famigerati missili “Milan”, che nella deflagrazione rilasciano scorie radioattive, in particolare il Torio. Quel territorio non è stato mai bonificato perché, a detta dei vertici militari “sarebbe stato inutile, data la continuità dei bersagliamenti”. Il potere militare si comporta come se quel terreno fosse suo, mentre è formalmente e visceralmente territorio della Sardegna. Si tratterà di un processo difficile, visto che mai in Italia i vertici militari sono stati condannati in processi penali, ma comunque dall’alto valore simbolico per chi crede inutili, pericolose e altamente inquinanti le esercitazioni e incompatibile con i diritti umani la guerra, di cui le prime sono come l’allenamento per l’atleta.

L’altro appuntamento giudiziario è per il 29 giugno alle 9,15 per l’udienza preliminare che vede coinvolti come possibili imputati l’amministratore delegato di RWM Italia, Fabio Sgarzi e alcuni funzionari delle amministrazioni comunali di Iglesias e Domusnovas. I capi di imputazione sono numerosi: si va dalle semplici inadempienze nei controlli, agli abusi veri e propri: il tutto per il veloce ampliamento dello stabilimento, con l’inserimento di un “campo prove” a pochi chilometri da zone abitate. Il M.N. era già stato firmatario dell’esposto ed è pronto a costituirsi parte civile nel procedimento penale. La fabbrica RWM ha prodotto in Sardegna ed esportato a lungo, in barba alla legge 185 che proibisce la vendita e il transito di armi verso paesi in guerra o che violino i diritti umani, le bombe che hanno fatto strage di civili in Yemen. Ora che quella filiera si è, salvo triangolazioni, almeno parzialmente interrotta, nel 2021 RWM ha negoziato un accordo strategico con la società israeliana UVision Air Ltd, leader nella produzione di droni. Ma non si tratta di giocattoli che filmano, bensì di letali droni-killer.

Il Gruppo territoriale Sardegna ha redatto alcune motivazioni per cui il Movimento Nonviolento si sente nel diritto di presentarsi come parte civile:

  1. Il Movimento Nonviolento, che ha fra i suoi fondamentali obiettivi il disarmo mondiale, vive come un’ulteriore ferita lo spregio della legalità, perpetrato consapevolmente, da parte di un’industria di un settore già controverso da un punto di vista etico.
  2. Il Movimento Nonviolento ritiene che questo spregio della legalità implichi l’associazione logica tra potenza e prepotenza. Un elemento altamente diseducativo per le nuove generazioni e che porta la società ad un arretramento culturale.
  3. Il Movimento Nonviolento, che ha tra i suoi fondamenti l’equilibrio fra uomo e natura, si sente offeso dallo scempio ambientale perpetrato e dai potenziali pericoli, anche di natura idrogeologica, che sono stati innescati de facto dal comportamento dell’azienda RWM Italia, durante gli ampliamenti.
  4. Il Movimento Nonviolento ritiene che, a causa della natura stessa di questa fabbrica e della sua controversa eticità, i controlli sui suoi comportamenti e sui suoi atti dovrebbero essere monitorati costantemente dalle autorità predisposte, prima ancora che dalla società civile.

Ci sarà giustizia? Verranno appurate le responsabilità? Naturalmente auspichiamo che, in entrambi i processi, emerga la verità e che si ponga un freno alla prepotenza del sistema delle armi.

Carlo Bellisai (Movimento Nonviolento Sardegna)

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