Ho visto la puntata di Report “La bestia nera”. Non mi sono stupito molto.

Siamo davvero in/un paese strano. L’unico paese che si definisce “democratico”, ma accetta che persino nei libri di storia sia sdoganata la definizione “stragi di Stato”.

Sappiamo cioè che lo Stato ha deliberatamente organizzato e attuato la morte di propri innocenti cittadini (e sono tanti) per il raggiungimento di fini politici. In sintesi,  il tentativo di allontanare l’influenza comunista al costo di armare i neofascisti.

Siamo il paese in cui ogni 23 maggio e 19 luglio tutte (!) le istituzioni – partiti politici, forze dell’ordine, ecc. – si presentano alle commemorazioni in ricordo di propri servitori che – anche soltanto nel sentimento comune diffuso – tutti sanno non essere stato uccisi dalla mafia, per questioni di mafia, in nome della mafia ma per coprire ben altri segreti. Quali? Beh, saperli tutti è impossibile. Report ne ha suggerito qualcuno.

Al di là del fatto che c’entrassero o meno i fascisti, gladio, gli americani, i massoni ecc… rimane questo enorme senso di inquietudine. Siamo il/nel paese in cui si insegna la “legalità” sin da quando siamo piccolissimi; il paese che propone gli incontri e i dibattiti e i progetti “culturali” con la polizia a scuola già alle elementari, che si indigna ma poi è ai primi posti internazionali per corruzione, evasione; un paese la cui intera classe dirigente si è ciclicamente rivelata arruffona, criminale, assolutamente disinteressata al bene pubblico.

E poi vedo i “democratici” di oggi. E mi chiedo come facciano a credere ancora in questo Stato, come sia possibile non prendere distanze da apparati che hanno ammazzato, sviato, depistato, condannato per cinici fini politici nel silenzio più assordante. Che hanno raccontato la favola di uno Stato in lotta contro o anti-stato (mafie) o terrorismi (mettendo sullo stesso piano azioni e pratiche molto differenti tra loro) e continuano a farlo nonostante le evidenze.

Un po’ li invidio. Quelli sinceri – intendo.

Io proprio a condividere piazze e palchi con questo Stato, no, proprio non riesco.

Con un gruppo di compagnə circa quindici anni fa scrivevamo: Stato e mafia sono due facce della stessa medaglia. Se lo stato è il “potere” – almeno per come lo abbiamo conosciuto nella dottrina politica classica e soprattutto nel ventesimo secolo – le criminalità organizzata è una funzione di esso.

Lo Stato italiano non sarebbe quello che è oggi senza la mafia. Il rapporto non è di contrapposizione: è organico, funzionale, fondante.

Il resto è retorica, ipocrisia, propaganda.

*l’autore è esponente della Federazione del Sociale USB