28 Gennaio: student@ in piazza contro l’alternanza scuola lavoro.

A Torino vengono caricati dalla polizia e picchiati.

Era già successo a Roma qualche giorno prima.

Ripartiamo da qui, da dove questa brutta storia ha inizio.

La Ministra Lamorgese disse, dinanzi allo sdegno generale, che si sarebbe fatta luce sulle responsabilità di chi, tra le Forze dell’ordine, aveva caricato e pestato ragazzi e ragazze che chiedevano di non morire mentre frequentano la scuola, che si opponevano ad un modello di scuola subalterno alle imprese.

In quell’occasione raccogliemmo più di 300 firme sotto un appello rivolto al Sindaco, al Questore, al Prefetto e alla Procura di Torino. Chiedevamo fossero accertate le responsabilità di chi aveva mandato in ospedale decine di ragazz@ in quella e nelle manifestazioni dei giorni precedenti.

Ma non succede nulla. Non un solo esponente delle forze dell’ordine viene identificato, in questo strano paese in cui non si riesce ad ottenere che anche le forze dell’ordine siano identificabili come avviene in quasi tutti i paesi europei.

Febbraio, gli student@ tornano in piazza e sono tant@ e determinat@.

Passano 3 mesi, i riflettori sull’alternanza scuola lavoro si spengono, delle responsabilità delle cariche di polizia insensate, ripetute in piazza il primo Maggio, non si sente parola, ma la Procura di Torino all’alba del 12 Maggio, effettua 11 fermi di giovani e giovanissim@ student@.

Tre di loro, Emiliano, Francesco e Jacopo vanno direttamente alle Vallette.

4, tra cui Sara, accusata per aver svolto azioni di speakeraggio, sono posti agli arresti domiciliari.

Gli ultimi 4 ottengono un obbligo di firma quotidiana.

Intanto un altro studente a Merano rimane gravemente ustionato durante l’alternanza scuola lavoro.

Oggi il tribunale cui si è fatto ricorso contro queste misure cautelari inspiegabili per giovani incensurati, ha deciso misure parimenti grottesche. Non bastavano 16 giorni di detenzione!
Francesco, 20 anni, incensurato, resta in carcere!

Emiliano e Jacopo, 22 anni, avranno gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico (!!) e tutte le restrizioni. Cioè non potranno fare e ricevere telefonate o vedere alcuno che non siano i familiari conviventi.

Sara, rea di aver amplificato le sue parole con un megafono, resta ai domiciliari.

Per gli altri firme presso l’autorità di polizia quotidiane o a giorni alterni. Insomma, le misure preventive punitive rimangono.

Purtroppo, nel nostro sbigottimento, non siamo stupite perché non è la prima volta che la Procura di Torino usa misure cautelari con chiare finalità punitive preventive, misure che condizionano e
penalizzano la vita sociale, formativa e lavorativa dei nostri giovani.

Per alcun@ evidentemente il principio “dell’innocenza fino a sentenza passata in giudicato” vale meno che per altr@.

Noi cittadine, noi madri non tolleriamo più queste modalità repressive esercitate da troppo tempo contro ragazze e ragazzi che manifestano il loro dissenso, diritto garantito dalla Costituzione, la
loro indignazione, la loro pretesa di un mondo diverso.

È ora che la Ministra Lamorgese renda pubblico l’esito delle indagini sui responsabili delle cariche e delle percosse agite dalle forze dell’ordine in tutte le piazze italiane.

È ora che la Ministra Cartabia motivi la reiterazione di misure preventive cautelari così pesanti e sproporzionate solo sulla piazza Torinese.

Vogliamo chiarezza. Vogliamo risposte.

Il comunicato: https://www.facebook.com/565916546921448/posts/2046368418876246/