Giovedì 14 aprile ricorre il centesimo quinto anniversario della morte dell’iniziatore della lingua internazionale esperanto *Ludovico Lazzaro Zamenhof*.

I valori di pace, fratellanza, unione che noi esperantisti propagandiamo per il tramite della nostra lingua sono più che mai necessari: in un mondo in cui sempre più spesso si alzano barriere che si credevano dimenticate, coloro che parlano esperanto abbattono le barriere linguistiche e cessano di usare la parola “straniero”. Tra noi esperantisti nessuno è straniero, nessuno è discriminato, nessuno è “altro”. Nessuno si considera superiore a qualcun altro per una caratteristica fisica, sociale o storica. L’utilizzo della lingua internazionale esperanto consente a chi la parla di sentirsi parte di una comunità globale, nella quale gli eventuali conflitti vengono risolti con la dialettica e non con la violenza. I valori che, con straordinaria lungimiranza, Ludovico Lazzaro Zamenhof ci ha trasmesso da oltre un secolo, fanno della comunità esperantista il collettore naturale di tutte le istanze di pace e di non violenza di cui l’umanità, e il pianeta che la ospita, continuano ad avere estremo bisogno. L’applicazione di questi valori nella vita quotidiana è il miglior testimone dell’eredità che l’iniziatore dell’esperanto ci ha lasciato, e che siamo tenuti a conservare e a trasmettere a tutte le persone di buona volontà.

Ludwik Lejzer Zamenhof nacque a Bialystok il 15 dicembre 1859, figlio dell’insegnante di lingue Mordechai (Marko) Zamenhof. La famiglia Zamenhof  era una famiglia di ebrei lituani, ma Ludwik Lejzer si definì sempre “ebreo russo”. Nato Lejzer Zamenhof, scelse successivamente (secondo la moda allora in voga tra alcuni ebrei dell’Europa orientale) anche un altro nome non di origine ebraica, Ludwik, in onore di Francis Lodwick, che nel 1652 pubblicò una lingua artificiale.

La città di Bialystok, oggi in Polonia, all’epoca era assoggettata all’impero zarista, ed era abitata da diversi gruppi etnici che si differenziavano per le distinte posizioni politiche, sociali, linguistiche e religiose: i russi (greco-ortodossi), erano per lo più impiegati e militari; gli ebrei (di lingua yiddish) erano commercianti; e i polacchi (cattolici) erano operai. Le tensioni tra le varie etnie erano forti e assumevano a volte forme violente, come racconta lui stesso nell’Originala Verkaro, con l’aggiunta di questo commento: “Questo luogo della mia nascita e degli anni della mia fanciullezza ha impresso il primo corso a tutte le mie aspirazioni successive”.

In sostanza Zamenhof cominciò a concepire l’idea che le differenze linguistiche giocassero un ruolo cruciale nel creare o almeno nell’ alimentare le tensioni tra i diversi gruppi etnici. Nel 1874 la famiglia si trasferì a Varsavia, dove il giovane Zamenhof frequentò il ginnasio. Studiò poi medicina prima a Mosca poi di nuovo a Varsavia, specializzandosi infine in oftalmologia a Vienna.

Zamenhof conosceva varie lingue oltre al russo e al polacco, quali il francese, l’inglese un po’ d’italiano, yiddish, ebraico, e le lingue antiche classiche. Giudicati il latino ed il greco inadatti per la vita moderna perché troppo difficili ed arcaici, Zamenhof contestò anche l’uso di un idioma nazionale in ambito internazionale, e si orientò verso la pianificazione di una lingua nuova, di cui tracciò, già tra il 1875 ed il 1878, un suo primo progetto, chiamato Lingwe Universala.

Dopo la parentesi moscovita, tornato nel 1881 a Varsavia, Zamenhof venne a sapere che i suoi manoscritti erano stati distrutti dal padre, ma non s’abbatté e riprese a lavorare al suo progetto. Finalmente, il 26 luglio 1887, Zamenhof, con l’aiuto economico del futuro suocero, riuscì a pubblicare un primo manuale in russo della nuova lingua, battezzata Lingua Internazionale. In quell’occasione adottò lo pseudonimo di “Dottor Esperanto”, che avrebbe avuto in seguito un’insospettata fortuna. L’opera, menzionata nella Cronologia generale degli eventi più importanti della storia del mondo, fu stampata in 3000 esemplari, ma attualmente ne rimangono solo tre o quattro.

La nuova lingua ebbe una rapida fortuna. Nel 1905 si tenne, a Boulogne-sur-Mer in Francia, il primo congresso internazionale, al quale parteciparono circa 700 persone di 20 paesi. Con il congresso di Cracovia, nel 1912, Zamenhof rinunciò ai diritti sulla nuova lingua e la proclamò sottoposta al solo arbitrio dei suoi stessi parlanti. Da allora si dedicò principalmente alle traduzioni, per arricchire l’esperanto e dargli maggiore dignità.

Zamenhof morì a Varsavia il 14 aprile 1917 e vi venne sepolto nel cimitero ebraico.

 

Debora Rossetti – Segretaria del gruppo Esperantista romano “Luigi Minnaja”