Intorno al 2020 c’era stato un tentativo di introdurre nel contesto latinoamericano l’Uruguay, piccola nazione creata contro la volontà del suo più grande eroe, il generale Josè Artigas, che sempre predicò un unico paese che includesse questi territori, l’attuale Argentina e un settore del sud del Brasile. È chiaro che gli imperi del XIX secolo e i traditori locali (porteños, signorotti litoranei del fiume Uruguay venduti a Buenos Aires, e oligarchi uruguaiani) inventarono un territorio che allontanasse uno scontro tra Brasile e Argentina, nel caso le menti avide dell’uno o l’altro lato stessero meditando qualche mossa territoriale.

In una nota pubblicata, abbiamo parlato dei rischi per questo Paese, in seguito alla sconfitta della sinistra dopo 15 anni di governo. Come sanno tutti i compagni di questo subcontinente, le sconfitte si devono a una forte propaganda della destra, accompagnata dall’approvazione dell’impero del Nord e dei suoi finanziamenti ad hoc. Nel caso concreto dell’Uruguay, tutte le promesse della campagna della destra vennero applicate ad esclusivo beneficio delle grandi imprese, nel campo delle telecomunicazioni, negli interventi per alterare i meccanismi democratici dell’insegnamento, nell’uso del suolo e nell’incremento della violenza della polizia. I risultati sono identici a quelli causati dal macrismo in Argentina: miseria crescente nell’ambito della violenza dei media, dove la sola cosa che la gente ascolta è il pensiero dominante.

Avevamo già segnalato, a scopo  premonitore, che un sistema parlamentare dove le maggioranze sono alterate con una semplice elezione, senza un graduale cambiamento nella correlazione di forze, avrebbe portato ad una unione in blocco della destra con l’estrema destra militarista, sfociante in una farsa legalizzata. E così fu. Una “legge omnibus” di quasi 500 articoli fu sanzionata dal parlamento appena instaurato il governo fascista di Lacalle Pou e i suoi servi. Nel pacchetto, illeggibile per i cittadini comuni, e ancora di più per quelli poveri e vulnerabili portatori della Sindrome di Stoccolma causata dal capitalismo (in misura maggiore nell’ambito rurale), si mischiarono in modo artificioso un’infinità di danni alla vita e alle tasche dei meno abbienti.

Per essere sintetici, diciamo che un inquilino solvente, per il solo fatto di mancare una sola volta in un pagamento, si trasforma in un debitore che deve pagare più del 60% di penale è diventa passibile di sfratto immediato. La scusa è: “che può affittare senza presentare alcuna garanzia“. Scusa assurda visto che il rischio è immensamente superiore al vantaggio. Lo Stato già disponeva di sperimentati meccanismi di aiuto per gli inquilini che ora sono vulnerabili a livello catastrofico.

Un altro grave danno alla vita cittadina è nei diritti sindacali. La polizia può sgomberare qualsiasi occupazione del posto di lavoro, indipendentemente dalla causa della misura forzata. La pessima situazione salariale degli agenti nel 2005, momento nel quale la sinistra prende il potere, migliora come il loro equipaggiamento e viene autorizzata perfino la loro sindacalizzazione. Tuttavia la polizia adesso reprime senza scrupoli gli attivisti politici, soprattutto quelli che hanno un’espressione del viso che denota la non appartenenza al “circolo dei buoni”, cioè qualsiasi povero in circolazione.

Nell’insegnamento, a parte i noti tagli dei bilanci, che provengono sempre da parte della destra, si perseguitano i docenti con sanzioni solo per aver espresso le loro opinioni. Però nella struttura l’Uruguay ha un livello di  co-governo in ogni livello di insegnamento, dove i docenti (e nell’Università i laureati e gli studenti), sono partecipi delle risoluzioni relativi al funzionamento di questi livelli. Adesso cresciuto il numero di partecipanti ai consigli che appartengono al governo, la scarsità di ore di lezione influisce sul salario dei docenti e il numero di allievi nelle scuole pubbliche.

Un paragrafo speciale riguarda il possesso delle terre. Un colono è definito come qualcuno che lavora nel suo campo. Ad esempio, il capo militare Guido Manini Ríos e sua moglie sfruttano i campi che devono essere lavorati dai loro proprietari, dalla loro confortevole casa nella capitale. La spiegazione, poco e per niente credibile, è che fu il suo suocero ad acquistare i campi dall’Istituto Nazionale di Colonizzazione. Questo organismo, regolatore della distribuzione della terra, è costantemente attaccato dalla destra nella sua ricerca a beneficio dei coltivatori di soia e degli allevatori. I proprietari terrieri sono, fin dall’epoca coloniale, i maggiori traditori del principio di distribuzione delle terre.

In questo modo continueremmo a vedere delle atrocità fasciste, come l’organizzazione dei militari in un partito e un paio di organizzazioni che operano la vendetta di classe. Tentano, tra l’altro, di far uscire di prigione assassini e torturatori con condanne effettive, sostenendo che “si tratta di persone anziane”. Oblio visibile della giovane età delle persone il cui sangue è ancora sulle mani di questi mostri.

Il popolo organizzato, dopo il dolore di perdere il governo per mano del quale tutti intuivano cosa avrebbe fatto, assimilò il colpo di stato e si riprese. Come? Perché le persone militanti di base mostrano il cammino. Non conosco quasi uruguaiani che, nel fervore della battaglia contro l’oligarchia, si fermano a chiedere a chi sta dalla loro parte da quale partito del gruppo di organizzazioni che danno vita al Fronte Ampio provengono. Dalla creazione di quella mostruosità chiamata LUC (legge di considerazione urgente), i compagni decisero di puntare sulla sua abrogazione. L’ampiezza stessa della normativa ha portato gli studiosi a sottolineare che 135 degli articoli erano i più retrogradi in termini di diritti acquisiti dalla popolazione. Così hanno deciso di chiedere, contando le firme, un REFERENDUM per annullare i 135 articoli. Anche coloro che pensano che dovrebbe essere abrogato nella sua interezza, hanno aderito al voto dei cittadini per l’abrogazione. Nel bel mezzo di una pandemia bisognava raccogliere poco meno di 700.000 firme (in un Paese con 3,5 milioni di abitanti) e la destra ipotizzava che, tra i problemi interni che si sono scatenati nel Fronte Ampio per la sconfitta elettorale e l’isolamento pandemico, non si sarebbero ottenute. Grosso errore. Quasi 800 mila firme sono state raccolte. Perché uno ad uno, con un tavolino alla fiera di quartiere, andando in moto a cercare le firme di persone che hanno chiamato ma non sono riuscite a rompere l’isolamento, convincendo il vicino, o quel cugino che “non si interessa di politica” e con l’aiuto degli uruguaiani all’estero che hanno inviato le firme per via aerea o fluviale, il popolo uruguaiano ha dimostrato di resistere al fascismo. Ha mostrato di essere all’altezza dei suoi compagni cileni, peruviani, boliviani e honduregni. Che ha il sapore della lotta in Colombia, in Brasile, della validità di Cuba e del perverso assedio del Venezuela.

Manca un passo. Domenica 27 marzo si recano alle urne nel mezzo di una lotta impari con i fascisti radicati nei media ma con il coraggio di chi sa che la verità è nelle piazze e nelle strade. Nel mezzo di un sistema di voto perverso in cui il voto in bianco conta per la non abrogazione. È grottesco vedere tanti gorilla analfabeti e ubriachi al potere parlare di artiguismo. Artigas (eroe uruguaiano, N.d.R.), da un’altra dimensione, li guarda e ripete la sua saggia prosa: “Il dispotismo civile-militare sarà prontamente annientato con gli ostacoli costituzionali che assicurano l’inviolabile sovranità dei popoli”. Questa consultazione nasce da tale inviolabilità. Buona fortuna persone meravigliose!

N.d.R.: Domenica 27 marzo il referendum è stato bocciato con 49,8 % di no e 48,8 % di si.

Traduzione dallo spagnolo di Teresa Marras. Revisione di Thomas Schmid.