Il processo si è tenuto oggi a Samos: l’accusa si riferiva a eventi accaduti nel 2019, in occasione della prima festa della scuola di Still I Rise sull’isola.

Nicolò Govoni è stato assolto dall’accusa di presunto uso illecito di fuochi d’artificio senza i necessari permessi. Il processo si è tenuto oggi a Samos alla presenza del legale Dimitris Choulis e della Direttrice Advocacy di Still I Rise, Giulia Cicoli.

“La sentenza ristabilisce la verità, ribadendo ciò che sin dall’inizio abbiamo sempre sostenuto: queste accuse erano infondate e fortemente pretestuose. Non dimentichiamoci che sono state mosse dopo la nostra denuncia penale contro la manager dell’hotspot di Samos per le condizioni di vita dei minori non accompagnati e dopo il tentativo fallito di mandarmi a processo per direttissima con l’accusa di diffamazione. Non essendo riusciti nell’intento, hanno cercato un pretesto per fermarmi, o almeno per complicare l’operatività di Still I Rise: sono passati quasi tre anni, durante i quali abbiamo dovuto impegnare energie e soldi per difenderci da un attacco gratuito e infondato. Questo è il modus operandi delle autorità greche per ostacolare e mettere a tacere gli operatori umanitari”, dichiara Nicolò Govoni, Direttore Esecutivo di Still I Rise.

L’accusa si riferiva a fatti accaduti il 6 agosto 2019 sull’isola di Samos, Grecia, in occasione di una festa organizzata per il primo compleanno di Mazì, la scuola di emergenza e riabilitazione della onlus per adolescenti profughi residenti nell’hotspot. Il processo penale era stato precedentemente fissato per il 27 maggio 2021, prima del rinvio.

AZIONI LEGALI E ATTIVITÀ DI ADVOCACY DI STILL I RISE A SAMOS

Still I Rise è presente sull’isola di Samos dal 2018 e nel 2019 ha presentato un esposto penale per violazione dei diritti umani dei minori non accompagnati da parte delle autorità dell’hotspot presso le Procure di Samos e di Roma. Mentre la causa in Grecia è a un punto morto, nel 2020 in Italia la denuncia è stata trasmessa dal PM Maria Monteleone a Eurojust e alla Corte Europea di Giustizia, ottenendo dunque dal GIP – in fase di archiviazione delle indagini per difetto di giurisdizione – la possibilità di “disporre la trasmissione di copia della denuncia all’Autorità Giudiziaria della Grecia, perché valuti se ricorrano i presupposti, in termini di sistematicità e diffusività delle condotte delittuose, per la ricorrenza di crimini contro l’umanità nei termini descritti dall’art. 7 dello Statuto della Corte Penale Internazionale” e contestualmente di “disporre la trasmissione al Ministero degli affari Esteri di copia delle email inviate a questo ufficio al fine di intraprendere ogni iniziativa necessaria per garantire la protezione di Govoni Nicolò”. La stessa denuncia ha raggiunto anche il Parlamento Europeo, dove nel 2019 sono state presentate due interrogazioni parlamentari, affinché fosse indagata la reale situazione dei minori non accompagnati nell’hotspot di Samos.

A seguito di altre denunce mosse da Still I Rise, dal gennaio 2020 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha disposto l’immediato trasferimento di 12 MSNA in luogo sicuro, riconoscendo di fatto nell’hotspot di Samos la potenziale violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo, ovvero il divieto di tortura e di trattamenti degradanti.

Nel corso della pandemia globale, Still I Rise ha raccolto le testimonianze di ulteriori violazioni dei diritti umani in atto nell’hotspot di Samos, con l’intenzione di sporgere una nuova denuncia penale ai danni dei ministeri ellenici competenti. L’immunità parlamentare avrebbe però reso vana ogni azione giudiziaria; di conseguenza i fatti documentati sono confluiti in un report inviato anche al Parlamento Europeo, dove è stato origine di una nuova interrogazione parlamentare circa la condizione dei richiedenti asilo sull’isola greca.

Ad oggi, con il trasferimento delle persone nel nuovo campo chiuso e controllato, l’organizzazione continua a farsi portavoce dei diritti dei minori, costretti insieme agli adulti a una vita reclusa senza aver commesso nessun crimine e denuncia le pratiche di respingimento dei profughi attuate quotidianamente dalle autorità greche.