Qualche centinaio le presenze ieri al presidio al Politeama, convocato da  Cgil, Anpi, Arci, Libera, Palermo Pride ed altre associazioni della società civile palermitana, per chiedere di fermare i bombardamenti ed aprire una soluzione negoziata della crisi bellica.

Questo cluster più vicino alla sinistra istituzionale s’è dato appuntamento il giorno dopo la manifestazione di venerdì a Piazza Massimo (conclusasi in corteo per vie del centro storico) che, invece, ha visto protagonisti i giovani dei Centri Sociali, una nutrita rappresentanza del sindacalismo di base, circoli culturali come Malaussène e il Laboratorio Ballarò, il Comitato NoMuos, la Federazione anarchica, l’UDIPalermo ed altri gruppi femministi. Per dirla in altri termini, a noi c’è sembrato di cogliere un’evidente e  totale asimmetria tra le due iniziative in campo.

Diversamente dal presidio della Cgil (che ospitava anche una delegazione della comunità ucraina presente in città), l’iniziativa del giorno prima – per la cronaca, molto più attiva e partecipata – si è posta l’obiettivo di promuovere una controinformazione sulla drammatica  crisi bellica in atto.

Infatti i promotori hanno organizzato l’amplificazione “microfonata” di una postazione volante, alternandosi alla quale i vari oratori – senza interventi preordinati – hanno cercato di comunicare alla cittadinanza una diversa narrazione, più complessa ed articolata di quella che viene rappresentata dal circuito mainstream, nelle pagine dei cd. “giornaloni di regime” e nei salotti dei talk show televisivi. Effettivamente delle manovre del governo fascista ucraino contro le popolazioni russofone in questi simposi della “comunicazione ufficiale” non si ha alcuna traccia.

Oltre alle prese di distanze dall’oligarca russo e in ogni caso contro la guerra che rischia di deflagrare in modo irreparabile, la questione messa a fuoco dagli intervenuti e da tutti ribadita è l’altra responsabilità di cui non si parla che ricade come un macigno in capo all’alleanza atlantica e alle sue politiche egemoniche imperiali, esibite attraverso  la potenza economica del denaro e la forza muscolare della NATO, con la quale si dispone l’accerchiamento sistematico del mondo intero, perseguito dalla sua formidabile macchina di morte che può agire al di là dello stato di diritto, in barba – come nel nostro caso – al principio costituzionale che proclama solennemente il ripudio della guerra.

In questo senso si è caratterizzata la manifestazione di Palermo di venerdì scorso, espressione diretta anche dello straordinario movimento per la Pace, quello No Muos, che in questi anni si è reso protagonista della lotta contro la militarizzazione in Sicilia, in particolare contro l’istallazione del potente sistema satellitare e contro l’occupazione del territorio delle basi americane dislocate nell’Isola, divenuta una vera e propria “portaerei strategica”, piattaforma naturale a servizio dei vari teatri di guerra finora condotti nei più recenti campi di battaglia.

In effetti  si tratta di un potente ed imperioso apparato infrastrutturale bellico – da Sigonella allo scalo “civile” di Catania-Fontanarossa; dai porti di Messina, Catania e Augusta ai radar e apparati d’intelligence installati a Noto-Mezzogregorio, Marsala, Favignana, Portopalo di Capo Passero, Lampedusa, Pantelleria; dai sistemi di telecomunicazione di Niscemi (che trasmettono gli ordini ai sottomarini nucleari in immersione) e le antenne satellitari del MUOS agli aerei radar Awacs NATO a Trapani-Birgi – pronto ad essere impiegato per affrontare qualsiasi intervento di “polizia internazionale” (così come vennero ribattezzate, a partire dalla prima guerra del golfo, le operazioni belliche) e che con le grandi manovre di questi giorni (con i  giochi di guerra predisposti nelle acque del mediterraneo che lambiscono le coste siciliane) si sta provando a mettere a punto la sua efficacia, simulando ogni scenario possibile futuro, ivi compresa l’opzione della terza guerra mondiale.

L’intervenuto in nome del Comitato di base NoMuos di Palermo, nel prendere la parola ha contestato anche il protocollo d’intesa sui Progetti PCTO siglato – a fine dello scorso anno –  tra l’Ufficio scolastico regionale siciliano e il Comando militare della Regione Sicilia, protocollo in cui si prevede l’impiego di oltre 100 alunni delle scuole secondarie siciliane, ritenendo alquanto pericoloso ed ideologicamente inaccettabile la scelta che mette studenti e studentesse “sotto gli ordini di militari graduati per svolgere mansioni e servizi all’interno di caserme operative o comandi distrettuali”.

Concludendo, a Palermo abbiamo assistito a due piazze pacifiste, ma abbiamo avuto la netta sensazione che non tutte le piazze per la Pace sono in sintonia.