«Sono una sopravvissuta alla violenza sessuale in età infantile e sono qui per esigere che si formulino delle leggi ascoltando le nostre esperienze di vita.» S. Altamirano ha iniziato così il suo intervento lo scorso martedì 25 gennaio davanti all’Assemblea nazionale plenaria dell’Ecuador, nell’àmbito del secondo dibattito sul progetto di legge costituzionale che garantisca l’interruzione volontaria di gravidanza per bambine, adolescenti e donne in caso di violenza.

Dopo che la Corte costituzionale dell’Ecuador ha risolto la non punibilità dell’aborto come conseguenza di una violazione, attraverso la sentenza n. 34-19-IN/21 e le cause riunite (2021), tocca al difensore civico redigere il disegno di legge che garantirà i diritti e gli standard fissati dalla Corte. Da quel momento in poi, l’Assemblea nazionale avrà al massimo sei mesi per studiare la proposta, discuterla e quindi adempiere alla sentenza.

Nel limite temporale imposto dalla sentenza della Corte costituzionale, l’Assemblea nazionale dell’Ecuador dovrà deliberare una legge che protegga i diritti umani delle vittime e delle sopravvissute alla violenza che scelgono l’interruzione volontaria di gravidanza.

Le sopravvissute e le organizzazioni femministe hanno segnalato gli aspetti incostituzionali contenuti nella relazione di minoranza intitolata “Proyecto Vanegas”, la quale prevede disposizioni che renderebbero inapplicabile la sentenza.

Tale relazione trasferirebbe l’onere di impunibilità sociale e giuridica alle vittime e alle sopravvissute, restringendo il loro accesso al diritto di scegliere autonomamente l’interruzione volontaria di gravidanza in caso di violenze, il loro accesso alle cure sanitarie complete senza ostacoli istituzionali, culturali o di procedura, e non adempirebbe all’obbligo di evitare loro ulteriori danni e sofferenze.

Davanti all’Assemblea plenaria, ricordando la sua esperienza di vita, S. Altamirano ha insistito sulla diretta relazione tra il grave danno sofferto per la violenza sessuale, la ri-vittimizzazione che presuppone la richiesta di imporre prerequisiti che ignorano questi danni, e l’attuale debito esistente nei confronti delle vittime e delle sopravvissute in Ecuador.

Dati importanti:

Nel 2015, la Commissione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (abbreviato in CEDAW dall’inglese) ha raccomandato all’Ecuador di depenalizzare l’aborto in caso di violenze e incesto.

Nel 2019, col Rapporto sulla violenza e sulla discriminazione contro le donne, bambine e adolescenti in America Latina e nei Caraibi, la Commissione interamericana sui diritti umani ha fatto notare le conseguenze negative dovute all’assenza di opzioni legali, sicure e opportune per l’interruzione volontaria di gravidanza nei casi di violenza, incesto o anomalie gravi del feto. Ha anche avvertito sui pericoli dell’imposizione di limiti giuridici per la vita delle bambine o delle donne, e della loro esposizione a mali e sofferenze fisiche o psicologiche.

Traduzione dallo spagnolo di Mariasole Cailotto. Revisione di Thomas Schmid