Dopo una seduta  fiume cominciata alle 13 e finita all’1.15  della notte è arrivato il via libera del Consiglio Comunale di Bologna, 25 voti favorevoli e 12 contrari, alla delibera di conformità urbanistica che apre all’ allargamento in sede del sistema tangenziale-autostrada ovvero il Passante di Mezzo. Esultano il Sindaco e Coalizione Civica. I Verdi votano contro, la rete delle lotte ambientali non ci sta, convoca per il 16 gennaio 2022 una biciclettata e promette azioni di disobbedienza civile.

Premessa

Sebbene io sia interessato direttamente dalla vicenda, in quanto cittadino attivo e membro di Extinction Rebellion Bologna, una delle sigle presenti nella rete delle lotte ambientali bolognesi, in questo articolo proverò a svestire i panni dell’attivista deluso dal voto di ieri e ad analizzare lucidamente alcuni punti,  nella speranza di alimentare il dibattito con una voce diversa, perché se è vero che la delibera di ieri è l’antipasto ai cantieri, non significa che non ci sia ancora la possibilità di mettere in discussione l’opera. 

I fatti

La delibera si inserisce nel quadro complesso della conferenza dei servizi che vede al tavolo Regione, Società Autostrade, Comuni interessati dall’opera e lo Stato. La delibera di ieri esprime il parere positivo del Comune all’infrastruttura, dopo le integrazioni fatte dallo stesso Comune, successivamente all’accordo di governo pre-elettorale. Se non ci saranno altre richieste nella seduta della conferenza prevista per il 18 gennaio 2022, i cantieri partiranno- assicura il Sindaco- già a settembre 2022. La fine prevista è il 2027.

L’opera oggi consta di 12 corsie ed emette, si stima, il 40% di CO2 dell’intera città. Con l’allargamento a 18 corsie l’opera sarà responsabile del 50% delle emissioni, in quanto è previsto un incremento di circa 600 mila veicoli annui (numeri derivanti dallo Studio di Impatto Ambientale di ASPI). 

Quanto impatta l’opera sulla salute dei cittadini? Quanto emette in termini di agenti inquinanti l’opera?  A queste domande non c’è una risposta. Non esistono centraline che rilevano i livelli di inquinanti- tra l’altro previste nell’ultimo progetto di allargamento del 2008- e mai, nel corso degli anni, è stata effettuata un’indagine epidemiologica. 

Proprio per questo nel 2016 in concomitanza con il nuovo accordo tra Comune, Aspi e Ministero , che riproponeva l’allargamento, è nata Aria Pesa, una campagna di rilevamenti dal basso di cittadini residenti a ridosso dell’opera. I dati dei rilevamenti sono disponibili qui.

Opposizione e effetto tappo

In questa nuova legislatura, con Coalizione Civica al governo, l’opposizione all’opera è rimasta in mano alle destre. All’opposizione, dal 2004 a oggi, si è spesso trovata la destra estrema e la sinistra dei movimenti. Proprio la sinistra dei movimenti rappresentata da Coalizione Civica, insieme alla fuoriuscita dei 5s Dora Palumbo (ora coordinatrice di Sinistra Unita) e i consiglieri 5 stelle sono stati protagonisti di una strenua opposizione nel merito dell’opera nello scorso mandato, con un netto no, sostenendo le tesi dei movimenti confluiti nella rete delle lotte ambientali, ovvero:

1)  in emergenza climatica ed ecologica non si allargano strade che incentivano il trasporto su gomma;

2)  la salute dei cittadini è sacra e dunque prima di ogni ipotesi di allagamento bisogna capire l’impatto dell’opera;

3) per disincentivare l’utilizzo dell’auto privata, bisogna investire sul trasporto pubblico locale, implementando  il servizio ferroviario metropolitano.

Invece, per le destre il problema non era l’allargamento in sé, ma l’allargamento in loco. Infatti negli anni hanno più volte sostenuto l’idea di un Passante a sud  di Bologna (perforando i colli, sic).

L’ingresso di Coalizione Civica nel governo della città e in Consiglio (2 consiglieri su 3 hanno animato per anni la rete delle lotte e i movimenti ambientalisti) ha creato un effetto tappo delle istanze sollevate dal basso, neutralizzando l’opposizione nel merito e alimentando l’opposizione strumentale a colpi di emendamenti. Ieri ne ho contati più di un centinaio. 

Con Dora Palumbo non eletta al Consiglio e i 5s con un solo consigliere, anche lui in maggioranza, è chiaro che chi animava l’opposizione nello scorso mandato, oggi ha il difficile ruolo di governare con chi quest’opera l’ha sostenuta sin dal 2016 – alcuni anche da prima. 

E così, le richieste base della rete delle lotte ambientali – moratoria di un anno per permettere un’indagine epidemiologica, assemblee cittadine per discutere con la cittadinanza dell’opera – sono state per forza di cose silenziate, in quanto non presenti nell’accordo pre elettorale, che visto il peso -decisivo ma pur sempre minoritario di Coalizione Civica- non includeva le succitate richieste in quanto giudicate troppo radicali.

Così ieri abbiamo assistito a un ribaltamento della realtà: la sinistra compatta, se si esclude il niet del consigliere dei Verdi, a favore dei cantieri e le destre sugli scudi, contro l’opera. Nel lunghissimo dibattito non si è mai entrato nel merito delle mitigazioni presenti nell’accordo e i consiglieri di Coalizione Civica hanno riservato frecciatine sia alla strumentale opposizione delle destre, ma anche alla rete delle lotte ambientali, senza mai citarla chiaramente. Un corto circuito paradossale, soprattutto se si pensa al ruolo di collegamento tra la cittadinanza attiva e le istituzioni  che Coalizione Civica ha avuto nel precedente mandato. Solo per citare due esempi: la dichiarazione d’emergenza climatica ed ecologica e la modifica dello Statuto comunale per inserire le assemblee cittadine, entrambe richieste portate avanti da Extinction Rebellion Bologna con due scioperi della fame. 

Metodo

In questi giorni sono apparsi moltissimi articoli  che snocciolano i numeri dell’accordo di governo e altri che li confutano. Io non entro nel merito perché per me c’è una questione pregiudiziale: non si può -al di là del posizionamento politico- allargare un’autostrada senza sapere prima quanto ha impattato sulla salute dei cittadini e senza stime di aumento o diminuzione degli inquinanti.

Viviamo nel bacino più inquinato d’Europa. Bologna ogni inverno sfora per moltissimi giorni i limiti di legge di pm10 e pm 2.5. Il sistema tangenziale-autostrada a ridosso della città esiste dagli anni ‘60; è dunque più che logico pensare che parte dello sforamento costante derivi dai milioni di veicoli in transito ogni anno sul Passante. Questa pregiudiziale non è mai stata affrontata davvero, sebbene la richiesta di un’indagine epidemiologica arrivi da tempo immemore. Anche su questo punto c’è stata bagarre e vi è confusione, in quanto l’indagine che la rete chiede è a monte, da fare hic et nunc. Non durante i cantieri, non dopo l’allargamento. Insomma è come se un cardiopatico decidesse di percorrere la maratona di New York, senza previ controlli, ma con al polso un misuratore di battiti; immaginate come andrebbe a finire.

Un’altra nota di metodo riguarda il coinvolgimento della cittadinanza. Nel 2016 ci fu un percorso partecipato finanziato da Autostrade che si risolse in nulla, più volte criticato dal Prof Lewanski, uno dei massimi studiosi di democrazia partecipativa. Dopo quel processo, nessun altro coinvolgimento se non qualche incontro a porte chiuse, che non ha avuto alcuna rilevanza. In una democrazia che funziona, soprattutto per opere strategiche, il reale coinvolgimento dei cittadini è imprescindibile. Diversamente ci ritroveremo ad essere sudditi, a ricevere provvedimenti calati dall’alto, che però impattano enormemente sulle nostre vite. Ma i cittadini, soprattutto a Bologna, hanno storicamente dimostrato di poter governare insieme alle istituzioni.

A luglio sono state recepite all’interno dello Statuto Comunale le assemblee cittadine. Emily Clancy, esponente di Coalizione Civica e Vice Sindaca, ha la delega alle assemblee cittadine. Rimane un mistero il perché non si è deciso di convocare un’assemblea cittadina sulla mobilità, magari approfittando della candidatura di Bologna tra le cento città carbon neutral entro il 2030. Questo, a mio parere, avrebbe indicato la reale volontà di invertire la rotta e diventare davvero la città più progressista d’Italia

Greenwashing

Questo è l’ultimo punto della mia analisi e anche il più doloroso. Infatti, ho scelto Bologna per il suo fermento, per la capacità di essere all’avanguardia nei momenti cruciali del Paese, per la capacità di dare voce ai cambiamenti dal basso. Ho scelto di vivere ed essere attivo a Bologna perché credo che sia la città più progressista d’Italia.

Un dato di fatto, che nel corso dell’ultimo anno è diventato un vuoto slogan da campagna elettorale che, come dimostra la vicenda del Passante, può essere riempito da qualsiasi cosa, anche da provvedimenti che ci portano indietro agli anni ’60.

E’ stato difficile ascoltare che il Passante di Mezzo, che per l’occasione è stato definito di nuova generazione, rappresenti un simbolo della transizione ecologica nazionale. Transizione ecologica significa passare da un sistema economico altamente emittente ad uno non emittente. Tant’è vero che il termine è usato anche per designare il passaggio da un sistema energetico basato sul fossile ad uno basato sulle rinnovabili, che emettono zero. Adesso, per le stesse ammissioni del Sindaco il Passante ad oggi emette il 40% di CO2; in futuro anche con tutte le mitigazioni continuerà a produrre CO2. Come può un’infrastruttura emittente essere simbolo della transizione? E se questo è il simbolo della transizione ecologica, quali saranno gli altri provvedimenti? Regalare una tanica di benzina ad ogni famiglia da bruciare ad ogni felice ricorrenza?

Come può un’amministrazione sedicente progressista evitare il confronto costruttivo con la cittadinanza?

Spiace dirlo, ma allargare un’autostda e compensare parte delle emissioni con mitigazioni- ancora tutte da approvare- è mero greenwashing. Bologna e i Bblognesi non meritano questa mistificazione della realtà.

Non ci resta che scendere in piazza

Sebbene quello di stanotte sia un voto decisivo, la partita dell’allargamento è ancora aperta.  C’è ancora molto da discutere, ci sono punti che non sono mai stati toccati dal dibattito sul Passante. Temi che se sviscerati con calma restituirebbero l’illogicità di una scelta del genere.  Non è il momento di rimanere neutrali. Come diceva Desmond Tutu:  “Se siete neutrali in situazioni di ingiustizia, avete scelto la parte dell’oppressore”.  Quella del Passante di nuova generazione, così posta è un’ingiustizia. Non ci rimane che scendere in strada e vincere  in extremis una partita che non è ancora chiusa. Il 16 gennaio 2022 alle ore 14 da piazza dell’Unità partirà una biciclettata rumorosa.

Ci vediamo in strada.