Pubblichiamo il post lanciato in solidarietà di Maya Bosser Peverelli dalle “Mamme in piazza per la libertà del dissenso”, a seguito della sentenza di condanna a quattro mesi per oltraggio a pubblico ufficiale, emessa nei confronti della giovane donna che aveva accusato un poliziotto di averla colpita al volto dopo un fermo: “Il Tribunale assolve il poliziotto picchiatore e condanna le donne che denunciano. Questa violenza non l’accettiamo”, così hanno scritto in uno striscione i manifestanti che protestavano nel corso di un presidio davanti a Palazzo di Giustizia

I paradigmi della Procura di Torino si sono confermati per l’ennesima volta nella sentenza che condanna Maya a 4 mesi di prigione e al rimborso delle spese processuali.

Una giovane donna che viene picchiata da un poliziotto dentro ad una questura, durante un fermo, è ????????? !

Alla faccia dell’articolo Art. 13 della Costituzione che sancisce che è “punita ogni violenza fisica e morale sulle persone sottoposte a restrizioni di libertà”.

Il paradigma è facile da comprendere: se sei Notav o appartieni ad un centro sociale sei colpevole. A prescindere.

A prescindere dai fatti, dalle prove, dai video delle telecamere, dalle testimonianze.

Perché in fondo, lo sappiamo tutti e lo dice il direttore di un’importante testata giornalistica, sono tutti terroristi. Con questo paradigma sono stati condotti i processi in questi anni, che hanno SEMPRE visto pesanti condanne contro attiviste e attivisti.

Ma quello che sempre più colpisce è il particolare accanimento contro le attiviste donne che, per Procura e Pm, sembrano ANCORA Più COLPEVOLI, proprio in quanto donne.

I giudizi espressi nelle sentenze danno la misura di un patriarcato oppressivo che vede nella lotta delle donne una minaccia gravissima:

Dana Lauriola “va rieducata”,

Eddy Marcucci “va controllata”.

Maya? Lo leggeremo nella sentenza, intanto la colpevole è lei e probabilmente se l’è cercata (come in fondo si pensa di molte donne vittime di violenza).

Non importa che la PM sia una donna, dentro alla sua testa c’è un patriarcato imperante e che forse, proprio per questo, la fa accanire ancora di più.

Noi Mamme in Piazza assistiamo con dolore e sconcerto a questo accanimento giudiziario e schifosamente patriarcale che vuole zittire i giovani e le giovani.

????? ? ????? ??? !!!

Ancora una volta in piazza a fianco di chi subisce la repressione.

E in attesa del giorno che le istituzioni “veramente” democratiche mettano in discussione l’operato di questa Procura.

post Mamme in piazza per la libertà di dissenso

 

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