Abbiamo intervistato il deputato cileno Tomás Hirsch, umanista, rieletto nell’11° distretto di Santiago, il più conservatore di tutto il Cile, “dove esiste il peggior divario di distribuzione del reddito nel paese”.

Parliamo della sua rielezione e del panorama complesso e polarizzato nel paese dopo il primo turno delle elezioni presidenziali.

Hirsch incoraggia la partecipazione e invita a votare per Gabriel Boric (il candidato della sinistra, n.d.t.) al ballottaggio: “E’ molto importante ottenere la vittoria dei settori che vogliono un cambiamento di modello, per garantire i diritti per tutti nel nostro paese”.

Trascrizione della video intervista

Pressenza: Buongiorno, amici! Siamo con Tomás Hirsch, umanista cileno. Tomás è stato appena rieletto come deputato. Congratulazioni!

Tomás, sei stato rieletto in uno dei collegi più conservatori di Santiago del Cile, il distretto 11. Immagino che non sia stata una rielezione facile. Cosa hai fatto e cosa ha fatto la squadra che lavora con te durante questi ultimi quattro anni per ottenere questo risultato?

Ciao, Juana. Grazie mille per questa intervista, per l’invito. Sono effettivamente un deputato nel distretto più conservatore del Cile, ma c’è sempre spazio per chi non è conservatore. Quindi, ci sono 5 deputati di destra, 2 di estrema destra e poi ci siamo noi, a rappresentare tutto il mondo progressista, umanista, di opposizione, di sinistra.

Direi che il risultato è il frutto del lavoro di una meravigliosa squadra di persone. Io svolgo una delle funzioni, un compito che è quello di legiferare nel Congresso, di rappresentare il popolo. Ma questo è un lavoro di squadra, in cui siamo stati coinvolti in un gran numero di conflitti e questioni che riguardano la gente del distretto.

Se dovessi elencarli velocemente, direi che la questione più importante in cui ci siamo impegnati è quella degli alloggi, i comitati per la casa. C’è una tremenda mancanza di alloggi nel distretto; nonostante sia il più ricco del Cile, ha gigantesche sacche di povertà. Poi c’è il problema delle aree verdi e il problema dei diritti umani. È un quartiere dove molte persone, le loro famiglie, i loro parenti o loro stessi hanno subito violazioni dei diritti umani. C’è la questione dell’educazione, dove siamo stati attivi con gli insegnanti e con il mondo studentesco, lavorando anche intensamente con il mondo della cultura. Direi che siamo stati coinvolti in diverse questioni conflittuali, con il mondo femminista, ecologista, animalista, in tematiche che la gente di destra ha totalmente abbandonato.

Definirei il nostro lavoro come un tentativo di umanizzazione di un quartiere con il peggior divario di distribuzione del reddito del nostro paese, cercando di dimostrare che è possibile anche in questi luoghi generare una migliore qualità della vita, con più dignità per tutti.

Se sei d’accordo, Tomás, ampliamo il discorso. Forse possiamo fare un’analisi dei risultati elettorali a livello generale. L’arco parlamentare è cambiato notevolmente e da qui, da Madrid, i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali ci appaiono molto sorprendenti. Forse ci puoi aiutare a capirli con la tua analisi.

Qualche settimana fa, in un’intervista a Pressenza, definivo questa fase come paradossale. Il titolo dell’intervista diceva così e penso che sia stato confermato dalle elezioni. Il risultato di domenica scorsa è paradossale perché ci è avvenuto un forte spostamento di voti verso destra, dopo l’esplosione sociale di rivendicazioni della società cilena, per un trattamento migliore, per una maggiore dignità. E’ stato avviato un processo per elaborare una nuova Costituzione, in cui si chiede, una volta per tutte, che le pensioni siano decenti, che l’educazione sia un diritto, che la salute non significhi indebitarsi, che le regioni abbiano autonomia, che i popoli nativi siano riconosciuti. Bene, dopo tutto questo, passano due anni e ci ritroviamo con un voto pesantemente spostato verso destra. Anche se Gabriel Boric (il candidato di sinistra, n.d.t.) va al secondo turno, vince un candidato di estrema destra. Per capirci, stiamo parlando di qualcuno che si posiziona nella destra più estrema, con un discorso totalmente omofobo, anti-immigrati, contro le donne e i loro diritti.

Fa molta impressione e in un certo senso sentiamo che ormai l’esplosione sociale dell’ottobre 2019 fa parte del passato. Altre questioni sono passate in primo piano: i temi dell’insicurezza, della criminalità, del traffico di droga (che è molto forte), gli immigrati a cui si dà la colpa dei problemi dei salari e dell’occupazione, un tema sfruttato molto bene dal candidato della destra. Direi che questi temi hanno preso il sopravvento e il candidato di destra ha fatto un discorso molto semplicistico che arriva alla gente. Noi invece abbiamo lanciato un discorso molto più strutturato, elaborato, ma anche più difficile da accogliere e accettare. Sono questi discorsi che hanno prodotto un’incredibile polarizzazione nella società cilena, con le prospettive per il futuro molto aperte.

In effetti visto dall’esterno il panorama è davvero paradossale. Da un lato vince al primo turno José Antonio Kast, un radicale di estrema destra, ma allo stesso tempo il paese è nel mezzo del processo costituente, un processo presieduto da Elisa Loncón, una donna che rappresenta i popoli nativi. Questo presenta un futuro molto complesso. Come pensi che sarà possibile lavorare?

Il futuro è molto complesso perché abbiamo un processo costituente unico al mondo: è paritario, con la partecipazione dei popoli indigeni, è presieduto da una donna indigena e ha una spinta molto forte verso le trasformazioni strutturali del modello economico, politico e sociale. Il plebiscito per la nuova Costituzione è stato vinto con l’80% di approvazione e con candidati che rappresentavano la ricerca di trasformazioni strutturali. Questo dovrà coesistere con un Congresso sbilanciato verso destra. Alla Camera dei Deputati noi dell’opposizione, della sinistra e centro-sinistra, siamo in maggioranza, ma questa maggioranza si è ridotta e al Senato c’è un pareggio tecnico che favorisce la destra, che cercherà di impedire qualsiasi cambiamento.

Sarà un processo complesso. La Convenzione Costituzionale è autonoma, ha la capacità di continuare ad avanzare nel suo processo, ma ovviamente avrà bisogno dell’appoggio del Congresso e anche del governo in carica. Ecco perché oggi è diventato così importante ottenere la vittoria di Gabriel Boric, che è solo 2 punti percentuali dietro José Antonio Kast; le somme dei voti degli schieramenti di sinistra e destra mostrano praticamente un pareggio. Quindi, la grande sfida qui è chi sarà in grado di spostare più persone per il secondo turno, perché dei 15 milioni di cileni iscritti alle liste elettorali, solo 7 milioni sono andati a votare. Ci sono 8 milioni di persone, o una parte di queste, che dobbiamo riuscire a portare alle urne. C’è quindi una grande sfida verso questa fetta della popolazione che non ha partecipato al primo turno.

Le diverse organizzazioni hanno un piano per ottenere un aumento dei voti per Boric?

In questo momento stiamo elaborando un piano, che ha fondamentalmente a che vedere con quanto segue: abbiamo una proposta, un programma di governo, che è molto buono nel suo insieme, come progetto per quattro o otto anni, come modello sociale. Quello di cui abbiamo bisogno ora è di tradurlo in cinque o dieci misure molto concrete.

È una cosa che a volte è più difficile per noi della sinistra (è più tipico della destra uscire con qualcosa di molto pragmatico, con le misure 1, 2, 3, 4 e 5). Bene, dobbiamo fare questo sforzo e ci stiamo lavorando; stiamo iniziando a dare segnali molto chiari e continueremo a farlo nei prossimi giorni. Nella squadra con cui stiamo lavorando per il ballottaggio, naturalmente insieme al nostro candidato Gabriel Boric, stiamo sviluppando immagini molto chiare e precise che permetteranno a coloro che non hanno votato di sapere cosa intendiamo fare nei primi 100 giorni, nei primi sei mesi, nel primo anno, che potrebbe significare un miglioramento sostanziale delle loro condizioni di vita.

Vuoi mandare un ultimo messaggio agli elettori fuori dal paese e anche a quelli dentro, ma soprattutto alla gente fuori dal Cile?

Certo. Tra i cileni che vivono all’estero Gabriel Boric ha vinto, ma sono ancora pochi quelli che sono andati a votare. Pertanto, abbiamo bisogno di una maggiore partecipazione anche all’estero. In Spagna, in Italia, in Europa, in Asia c’è una comunità cilena molto grande e abbiamo bisogno della loro partecipazione. D’altra parte, queste vostre interviste arrivano anche qui, in Cile, per dire a tutti che c’è bisogno di un impegno molto grande per l’azione. Quello che è in gioco in Cile è molto, molto rilevante, non solo per il paese, ma anche per l’America Latina e oserei dire – senza essere pretenzioso – per il mondo intero, perché questo è il primo paese in cui il modello neoliberista è stato sviluppato, implementato ed esportato. Perciò è molto importante che oggi vincano i settori che vogliono un cambiamento di modello, per garantire i diritti di tutti nel nostro paese.

Traduzione dallo spagnolo di Thomas Schmid
Revisione di Anna Polo